Da mesi è in corso una lotta tra sindacato e Ordine dei giornalisti. Al centro delle polemiche la possibilità di svolgere tirocinii nelle aziende in stato di crisi. Un tira e molla giocato sulla pelle degli studenti delle scuole di giornalismo, che non sono rimasti a guardare
Pericolosi stagisti
Nomini la parola stage dentro le scuole di giornalismo convenzionate con l’Ordine, e scoppia il panico. All’inizio di giugno sono ancora molti gli studenti senza una destinazione. Il gruppo Rcs? “Si sa, è in stato di crisi da tempo”. Repubblica? “Sembrava fatta, ma anche loro non possono”. Le agenzie? “Sono pochissime quelle che non hanno dichiarato lo stato di crisi”. E settembre, mese di inizio della maggior parte degli stage, si avvicina. Stato di crisi: è la formula sancita dalla legge 418 del 1981, modificata nel febbraio 2009 con un emendamento con cui sono stati posti a carico dello Stato i costi derivanti dai prepensionamenti del comparto giornalistico.
Il contratto nazionale di lavoro giornalistico puntualizza, inoltre, nel punto 8 dell’allegato D, che l’azienda in stato di crisi non può “procedere all’effettuazione di stage per borsisti allievi”.
Divieto che viene fatto proprio anche dall’Ordine dei giornalisti nel Quadro di indirizzi (art. 17, comma 3), cioè nel documento che disciplina il rapporto con le scuole, ne stabilisce requisiti e modalità di funzionamento.
Tuttavia, a febbraio di quest’anno, è lo stesso Ordine dei giornalisti a tornare sui suoi passi attraverso una deroga al Quadro: lo stage per gli studenti delle scuole di giornalismo s’ha da fare. Anche nelle aziende in stato di crisi. Provvedimento che ha validità biennale: 2010 e 2011.
Due mesi dopo, la Federazione Nazionale della Stampa, attraverso una nota sul proprio sito, smentisce l’Ordine. Il 28 aprile infatti, quindi a due giorni dall’inizio di molti stage già concordati, pubblica un memorandum: si ricorda a chi avesse frainteso che “è assolutamente vietato procedere all’effettuazione di stage per borsisti e allievi”. Le stesse parole contenute nel contratto nazionale. O meglio, quasi le stesse parole. C’è una ‘e‘ in più, una congiunzione su cui per settimane si giocherà il futuro degli studenti delle scuole di giornalismo. Il comunicato della Fnsi, infatti, parla di “borsisti e allievi” e non di “borsisti allievi”. È quello che a ragione l’Ordine evidenzia due giorni dopo, il 30 aprile: gli studenti delle scuole non sono allievi, men che meno borsisti, sono praticanti, categoria che resta esclusa dal divieto. Conclusione dell’ultimo giorno di aprile? Confermato il divieto di stage nei mesi di luglio e agosto, per evitare che gli stagisti rubino la supplenza ferie ai colleghi precari, ma per il resto dell’anno gli stage sono possibili anche nelle aziende in stato di crisi.
Nel frattempo però, quasi tutte le redazioni disdicono gli accordi presi con le scuole. Molti studenti praticanti che avrebbero dovuto iniziare lo stage a maggio, si ritrovano a spasso con consistenti spese per affitti, spostamenti e viaggi rivelatesi inutili. Monta la protesta e nasce su Facebook il gruppo “Gli studenti delle scuole di giornalismo che non hanno diritti”, che raccoglie più di 500 membri in rappresentanza di nove scuole di giornalismo. Si convogliano su questa pagina tante testimonianze, accomunate dalla voglia di presentare una voce unica, chiara e forte, che possa confrontarsi alla pari con la Fnsi, l’Odg e gli editori. Il 6 maggio a Cagliari gli studenti della scuola di Sassari consegnano al segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi, una lettera chiedendo che il sindacato risolva la questione stage in senso positivo. Due settimane dopo arriva la replica di Siddi: “la norma non si può interpretare”, la posizione del sindacato non cambia – il concetto è chiaro: se, da una parte, l’azienda taglia e manda i redattori anziani in prepensionamento, dall’altra non può far svolgere il loro mestiere a giovani apprendisti a costo zero – ma ci si impegna, grazie anche alla mediazione dei direttori delle scuole, a trovare per tutti i praticanti in difficoltà un’adeguata soluzione nelle aziende disponibili.
La partita è chiusa. L’Ordine dei giornalisti, il 21 maggio, comunica che sosterrà sia sotto il profilo giuridico, che eventualmente legale, le azioni di risarcimento che gli studenti danneggiati da questa polemica volessero intraprendere.
Ultima domanda. In cosa consiste il lavoro di stage per uno studente praticante? È bene in questo caso portare a termine la lettura del memorandum già citato, pubblicato dalla Fnsi il 28 aprile: “Lo stagista è presente in azienda esclusivamente per lo svolgimento di una fase di apprendimento pratico: non può, quindi, se non in termini di mera simulazione, essere inviato a seguire avvenimenti, né impaginare, né titolare, né scrivere articoli destinati alla pubblicazione, né può operare al desk, né può essere accreditato quale rappresentante della redazione a conferenze stampa o manifestazioni pubbliche”. E si invitano i Comitati di Redazione a vigilare.
Nelle settimane in cui infuocava la polemica, il giornale on line de La Stampa bandiva un concorso. Erano disponibili 3 contratti di 4 mesi ciascuno, a partire dal 1 giugno, per “inserimento nelle attività del sito web”. Requisiti minimi richiesti? Una laurea in Lettere o Scienze della Comunicazione, confidenza con la parola scritta e buona conoscenza di almeno una lingua straniera. La Stampa è in stato di crisi dal 20 luglio dell’anno scorso e, rispettando le direttive della Fnsi, non ha accettato nessuno stagista proveniente dalle scuole di giornalismo.