Per produrre energia andremo dal fruttivendolo I pannelli solari fatti con arance e fichi d’India

Per produrre energia andremo dal fruttivendolo. Due studiosi del Cnr di Messina hanno scoperto che dalla buccia dell’arancia rossa di Sicilia, dal fico d’India e dalla melanzana è possibile estrarre dei coloranti che vanno a sostituirsi al silicio come componenti delle cellule dei pannelli solari. 

L’idea nasce da uno scienziato di origine tedesca, Michael Gratzel, che nel 1993 prova ad utilizzare la clorofilla contenuta nelle foglie delle piante per catturare la luce del sole. Di anni da quel primo tentativo ne sono passati 23. Grazie alla ricerca, sono stati fatti grossi passi in avanti in questa direzione, al punto che Giuseppe Calogero e Gaetano Di Marco, i due ricercatori in forza all’Istituto per i processi chimico fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina, hanno realizzato il prototipo di un pannello fotovoltaico con i coloranti naturali estratti dalla frutta e dalla verdura. Hanno ottenuto il riconoscimento scientifico della loro scoperta e nei giorni scorsi hanno deciso di donare il brevetto alla Fondazione di comunità, una onlus che – nata nel luglio 2010 dal partenariato tra reti sociali, educative, della ricerca dell’area dello Stretto e network sociali nazionali e internazionali – sperimenta nuovi paradigmi economico-sociali di tipo relazionale che sviluppano insieme crescita economica, legami sociale e capacità delle persone e delle comunità. La stessa che ha sostenuto la scomessa degli operai imprenditori del Birrificio Messina.

Tra i nuovi progetti da portare avanti, presentati qualche settimana fa, c’è anche la produzione di pannelli solari secondo gli studi di Calogero e Di Marco. Un’idea che ha ricevuto diversi riconoscimenti scientifici. L’ultimo quello pubblicato sulla prestigiosa rivista della Chemical Society Reviews inglese. «Purtroppo le efficienze che siamo riusciti ad ottenere fino ad oggi non sono paragonabili a quelle del fotovoltaico tradizionale – spiegano i due inventori – precludendo uno sviluppo industriale dell’idea su larga scala, ma la nostra idea si presta perfettamente per scopi di divulgazione delle conoscenze in campo educativo e sociale privi di scopo di lucro». Ecco perché i due hanno deciso di donare il brevetto. «Noi siamo più bravi in campo prettamente scientifico – ironizzano – abbiamo deciso che era meglio affidare la nostra idea a persone più qualificate in questo campo che si occupano di welfare ed educazione, come la Fondazione di Comunità. Del resto facciamo parte del Cnr la cui missione è quella di creare valore attraverso le conoscenze generate dalla ricerca». Il progetto del fotovoltaico organico sposato dalla Fondazione di Comunità permetterà di sperimentare approcci tipici del welfare di comunità a programmi formativi.

«Il laboratorio sarà realizzato all’interno di un istituto tecnico di Messina», spiega Giuppi Sidoni, socia della cooperativa sociale Ecosmed che si occuperà di sviluppare e commercializzare i pannelli fotovoltaici realizzati dai ragazzi. «È stato stilato un protocollo tra il Cnr e l’istituto scolastico che permetterà agli studenti di realizzare questi pannelli. La Fondazione sta acquistando le attrezzature necessarie. Una volta cominciato l’assemblaggio, la nostra cooperativa si occuperà di studiare i possibili utilizzi dei pannelli per alimentare oggetti di uso quotidiano e non solo, facendo partire la vendita che permetterà di auto-finanziare negli anni il laboratorio scolastico e gli inserimenti lavorativi».


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