Dopo 26 anni trascorsi tra il carcere e gli arresti domiciliari, il pentito di mafia palermitano Gaspare Spatuzza è tornato libero. Una libertà condizionale a cui il 59enne, finita la detenzione domiciliare che era iniziata nel 2014, sarà sottoposto per i prossimi cinque anni. Un periodo durante il quale avrà alcuni obblighi da rispettare: primo tra tutti quello di non frequentare «abitualmente» pregiudicati e di non uscire dalla provincia in cui abita senza autorizzazione. La decisione sulla liberazione condizionale per il mafioso cresciuto agli ordini dei fratelli Graviano è arrivata dopo che la Cassazione, nell’aprile scorso, aveva annullato con rinvio l’ordinanza del tribunale di Sorveglianza di Roma che in precedenza aveva negato la liberazione condizionale. Ora la nuova pronunci, su parere favorevole delle procure antimafia interpellate.
Arrestato nel 1997, Spatuzza è stato condannato all’ergastolo per le stragi del 1992 e del 1993. Dopo undici anni passati in carcere, ha deciso di iniziare a collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni fatte ai magistrati hanno portato alla luce una nuova ricostruzione dell’attentato al giudice Paolo Borsellino e degli attentati di Firenze, Milano e Roma. Ricostruzioni dettagliate che sono servite anche a mandare al processo per le stragi di Capaci e via D’Amelio Matteo Messina Denaro, nel procedimento che è ancora in corso davanti alla corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta. Durante la detenzione, Spatuzza ha iniziato un percorso di conversione religiosa da cui sarebbe arrivato il pentimento che lo avrebbe portato a collaborare con la giustizia – a partire dal giugno del 2008 – e a chiedere anche perdono alle vittime. Rapine, estorsioni e circa quaranta omicidi – tra cui anche quello del beato don Pino Pino Puglisi – che Spatuzza avrebbe compiuto agendo nel gruppo di fuoco del mandamento di fratelli Graviano.
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