Oggi abbiamo il piacere d'intervistare il prof. Antonello pezzini coordinatore della cabina di regia regionale sul patto dei sindaci, nonché componente da diversi anni al comitato economico sociale europeo per confindustria e non meno importante il suo ruolo di docente all'università di bergamo. Insomma, una persona che potremmo definire esponente di spicco della classe dirigente italiana che porta avanti gli interessi del paese in europa e da qualche tempo, circa 2 anni, ha deciso di occuparsi di sicilia.
Patto dei Sindaci, Pezzini: “Ad attaccarmi sono i vecchi poteri”
Oggi abbiamo il piacere d’intervistare il Prof. Antonello Pezzini coordinatore della Cabina di Regia Regionale sul Patto dei Sindaci, nonché componente da diversi anni al Comitato Economico Sociale Europeo per Confindustria e non meno importante il suo ruolo di Docente all’Università di Bergamo. Insomma, una persona che potremmo definire esponente di spicco della classe dirigente italiana che porta avanti gli interessi del Paese in Europa e da qualche tempo, circa 2 anni, ha deciso di occuparsi di Sicilia.
Prof. Pezzini, sono ormai 2 anni che si occupa di Sicilia da quando nel 2011 veniva in quel di Gela e cittadine limitrofe, insieme all’allora eurodeputato Crocetta, a parlare di Patto dei Sindaci. Sorge un interrogativo: la Sicilia è davvero così importante per l’Europa?
“Fra le 276 Regioni dellEuropa la Sicilia riveste un posto particolare, per la sua posizione geografica, per la sua cultura, per le ricchezze del suolo e del sottosuolo e per ciò che i Siciliani hanno dato alle arti, alla scienza e alla politica. Inoltre, una Sicilia forte consente di far evolvere, più rapidamente, i Paesi che si trovano nella riva Sud del Mediterraneo”.
Ultimamente, proprio questa sua attività precedente è stata oggetto di una campagna stampa che aveva l’obiettivo di demonizzare la sua figura di professionista e d’uomo, adducendo presunti conflitti d’interesse e multi-incarichi con alcuni Consorzi di Comuni e il suo ruolo nella cabina di regia. Che ne pensa?
“Frequentando la Sicilia da diversi anni sapevo che sarei stato oggetto di critiche, anche false nei presupposti. Come sempre, quando si inizia un percorso che altera la distribuzione dei poteri, come in questo caso, dal centro alla periferia, si suscitano reazioni da parte dei vecchi poteri”.
Lei pensa che questo Patto e l’obiettivo della CDR d’aumentare la produzione di Energia Rinnovabile in Sicilia, si ponga in attrito con gli interessi di vari player nello scacchiere regionale che lotteranno pur di non perdere le loro posizioni? Avete elaborato una strategia per difendervi dai futuri attacchi?
“Vi è anche la possibilità di un conflitto economico, dovuto allemergere di nuovi prodotti e di nuovi servizi, che sostituiscono i precedenti. Ma il vero conflitto si determinerà tra poteri centrali regionali e poteri locali. Fino ad ora il potere economico risiedeva nella Regione e le Amministrazioni locali dovevano necessariamente dipendere dalle scelte regionali. Con la scelta del Patto dei Sindaci e con la decisione del Governatore Crocetta di finanziare direttamente le scelte delle Ammistrazioni locali, buona parte del potere verrà perso, soprattutto dai Dirigenti centrali della Regione che, fino ad ora hanno condizionato, con il loro potere, lo sviluppo locale.
Passate le dovute premesse, mi preme invece arrivare al nocciolo della questione che è quello che interessa ai cittadini siciliani, cosa cambierebbe per la Sicilia se il patto diventasse operativo a breve? L’uomo comune ormai sa che si tratta di 5 miliardi di euro, da spendere in efficienza energetica, energie rinnovabile ed abbattimento della CO2. Ma questo farebbe nascere in Sicilia un know-how sull’energia rinnovabili? Nascerebbero nuove aziende? Consentirebbe l’abbattimento dei costi dell’energia? Cioè, quali sarebbero i vantaggi tangibili di questa pioggia d’investimenti?
“Con la piena attuazione del Patto, i Comuni acquisterebbero, non solo un nuovo e forte potere economico, ma diventerebbero riferimento di sviluppo per i cittadini e per le imprese. Le Amministrazioni comunali aumenterebbero enormemente il loro ruolo attivo, nei confronti dei referenti economici, perchè si dimostrerebbero capaci di programmare e di far nascere nuova e migliore occupazione e di saper cogliere le esigenze di uno svilppo rispettoso delluomo”.
I Comuni siciliani in pochi mesi hanno aderito in massa al Patto, ma questo è solo l’inizio del percorso al patto dei sindaci. Se lei dovesse darci una percentuale sullo stato di avanzamento del Patto quale sarebbe?
“Oggi, a tre mesi dallinizio del percorso, siamo al 20%. Può non sembrare molto, ma è più che sufficiente per sperare nei prossimi sviluppi”.
Professore, un’ultima domanda che non centra nulla con il Patto dei Sindaci. Qual è la cosa che più apprezza della Sicilia dopo 2 anni di collaborazione?
“Lintelligenza e laffetto che anima i Siciliani nel loro operare. Dietro queste caratteristiche vi è il riflesso di profonde culture che affondano nella loro storia”.