Patrizia Caccamo: da Paternò alla Champions League «La chiamata della Fiorentina? Non potevo dire di no»

Un esterno offensivo «alla Insigne», che ama prendere palla a sinistra per poi rientrare sul destro e provare a sorprendere gli avversari con conclusioni a giro. Patrizia Caccamo, 33 anni da Paternò, è uno dei punti di forza della Fiorentina: squadra che, al suo secondo anno di vita, è già riuscita a conquistare nella scorsa stagione lo Scudetto e la Coppa Italia. La sezione femminile della Acf Fiorentina, iscritta nell’estate del 2015 dopo aver raccolto il testimone dallo storico club del Firenze Calcio, ha fatto da precursore a un modello che sta iniziando ad espandersi in Italia: da questa stagione, infatti, anche la Juventus e il Sassuolo avranno le proprie squadre di calcio femminile in Serie A. Obiettivo dichiarato è quello di alzare il livello del nostro movimento, attirando anche calciatrici straniere e facendo così salire la qualità complessiva.

Patrizia Caccamo, una delle giocatrici più esperte della squadra, non nasconde la soddisfazione per l’annata appena trascorsa, con lo scudetto arrivato dopo un appassionante testa a testa contro il Brescia. «È stata una stagione molto bella per noi – dichiara l’atleta siciliana a MeridioNews – da inizio anno siamo riuscite a mettere assieme ben 15 vittorie di fila. Per tante persone lo scudetto era ormai cosa fatta, ma non è mai facile portare a casa il risultato, anche quando sembra tutto semplice. I punti decisivi sono arrivati contro Tavagnacco: allo Stadio Franchi di Firenze c’erano diecimila persone a guardarci, è stata una grande emozione».

Un biennio significativo quello di Patrizia Caccamo alla Fiorentina, segnato da cifre importanti: 28 centri in 48 partite. «Non amo molto fare la fase difensiva – confessa ridendo, ndr – In carriera ho sempre giocato come seconda punta, sin dai primi anni col Gravina. Adesso l’allenatore Sauro Fattori mi fa giocare come esterno alto a sinistra, anche se non è il mio ruolo naturale: amo molto andare in velocità palla al piede, mi piacciono il dribbling e la sterzata improvvisa verso la porta, calcio con tutti e due i piedi. Fase difensiva e colpo di testa, forse, sono i miei punti deboli, ma con l’allenamento e la volontà si superano tutti i limiti».

La prossima stagione è quella della riconferma: «Ripeterci in campionato è la nostra priorità, anche se il primo trofeo in palio sarà la Supercoppa il prossimo 23 settembre, contro il Brescia. Io spero sempre di fare di più e di migliorarmi ogni anno che passa: il livello complessivo si sta alzando – conferma Patrizia Caccamo – e questo grazie all’ingresso di società come Juve e Sassuolo. Lo scorso anno è stato un duello per la vittoria finale, mentre in questa stagione saremo in quattro-cinque a contenderci lo scudetto». C’è anche la grande novità della Champions League: «Prenderemo sicuramente una testa di serie. Sappiamo che il cammino sarà faticoso, ma non partiamo mai battute. Il Paris-Saint Germain e le squadre tedesche sono per noi i pericoli maggiori».

La Sicilia, ovviamente, non può non essere al centro dei pensieri: «I sei anni con la casacca del Gravina sono pieni di ricordi. Per me quella squadra era come una famiglia, c’era un’atmosfera differente dalle società del Nord. Eravamo quasi tutte catanesi, spesso le une invitate a casa delle altre. I sacrifici della proprietà per mantenere in alto la squadra erano enormi: purtroppo l’assenza di sponsor è stata determinante per la fine di quell’esperienza. Il sistema, in Sicilia, non aiuta le giovani calciatrici a emergere: ci sono poche società, pochi soldi e mancano le squadre professionistiche in grado di investire nel settore femminile».

Tanto riserbo, invece, per ciò che riguarda i sogni nel cassetto: «Ho sempre fatto scelte di cuore, rifiutando spesso opportunità da squadre importanti. Alla chiamata della Viola, però, non si poteva rinunciare. Mi piacerebbe continuare a lavorare nel calcio, ma preferisco tenere per me i progetti che ho in testa. Una cosa è sicura: non farò l’allenatrice, mi manca la pazienza. Per allenare – conclude Patrizia Caccamo sorridendo – devi essere o molto bravo o matto».


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