Un episodio di «intolleranza sportiva», a Paternò, al termine della gara di ritorno di Coppa Italia, categoria Eccellenza, tra la squadra locale di calcio e quella messinese del Città di Sant’Agata. A vincere, in pieno recupero, la formazione ospite, che ha avuto così accesso alla finalissima in programma a Troina contro il Licata. Tre dirigenti della squadra messinese, che si trovavano in tribuna A, sarebbero stati oggetto di violente contestazioni (sarebbero stati raggiunti da calci e pugni) da parte di un gruppo di circa 30 tifosi locali. I dirigenti sarebbero stati inseguiti all’interno dello stadio, per poi mettersi al riparo nell’area dove si trovano gli spogliatoi, entrando attraverso una porta che divide gli spalti dalla tribuna stampa. Tutto dipenderebbe da diatribe tra tifoserie.
«Da quello che sappiamo – specifica il presidente del Paternò Calcio Ivan Mazzamuto – alcuni nostri tifosi sono usciti dalla curva per poi rientrare dal cancello della tribuna A. Qui si trovavano tre dirigenti del Sant’Agata. A questo punto sarebbe successo qualcosa di cui non sono a conoscenza. Ho visto due persone, due dirigenti, correre in modo precipitoso verso la porta della tribunetta che era aperta, chiuderla e scappare. Francamente non so se abbiano ricevuto calci o pugni. Ho chiamato il presidente del Città di Sant’Agata per scusarmi dell’accaduto. Li avevo invitati a mettersi nella Tribunetta riservata a stampa, dirigenti locali e ospiti ma loro hanno rifiutato. Non c’era alcun sentore che faceva presupporre qualcosa del genere. Tutto, fino a quel momento, era filato liscio».
A descrivere ciò che è successo al termine della gara è, invece, il vicepresidente della squadra avversaria, Giusto Modica. «Ho preso tanti calci alle gambe – dichiara a MeridioNews la vittima dell’aggressione – Non sono abituato a queste brutte esperienze. Noi siamo un gruppo di dieci professionisti, facciamo calcio, abbiamo costruito una bella squadra». Mentre stavano andando via, lui e altri due dirigenti, tra i quali il direttore sportivo Ettore Meli, si sono trovati a fronteggiare i tifosi paternesi. «Meli era al telefono, io ero con lui e un altro. Quest’ultimo è stato chiamato da un ragazzo, che il mese scorso era venuto a seguire la trasferta, che voleva parlargli. Io ero un po’ distante». Non si sa cosa si siano detti, «poi è successo il fatto. È stata una sorta di trappola, un vero e proprio agguato. Forse per problemi tra le tifoserie vecchi di circa dieci anni. Noi siamo riuscita a scappare verso la tribunetta. La porta era aperta e io l’ho chiusa dietro di me».
«La mia rabbia è che non c’erano forze dell’ordine. Ho chiamato i carabinieri di Paternò e aspetto la telefonata del comandante di compagnia per avere chiarimenti. I militari – continua Modica – erano in campo e negli spogliatoi, ma nella zona delle tribune non c’era nessuno. Abbiamo informato anche il commissariato di polizia di Sant’Agata». Per Ettore Meli, direttore sportivo, «il problema dell’ordine pubblico è stato sottovalutato. Nelle due gare precedenti di questa stagione, tra campionato e Coppa, il servizio d’ordine era abbastanza numeroso. Non so perché in questa occasione non fosse così». Poi un appunto sulla dirigenza del Paternò Calcio: «Qualcuno non si è comportato in modo sensibile, né elegante». Ma perché la squadra ospite ha scelto la tribuna A anziché lo spazio destinato ai dirigenti? «È vero che il presidente Mazzamuto ci ha invitati nella tribunetta, ma è anche vero che nella gara di campionato, proprio a Paternò, siamo rimasti in tribuna insieme agli altri tifosi e non è successo nulla. Non pensavamo che potesse accadere qualcosa. Intanto, abbiamo comunicato l’accaduto, in via ufficiosa, alla Lega».
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