Stefania Amato, avvocatessa catanese da tre anni numero uno della squadra rossazzurra, ha risposto con fermezza all'azione della frangia più dura del tifo che domenica ha minacciato i calciatori dopo la sconfitta sul campo dello Scordia. «Credo in un calcio fatto di altri valori, domenica porteremo allo stadio le famiglie e i bambini delle scuole»
Paternò, la presidentessa chiude la curva agli ultras Avevano costretto i giocatori a levarsi la maglia
«Se non ci consegnate le maglie non vi facciamo entrare nemmeno a Paternò». Domenica, alla fine della partita persa quattro a zero sul campo dello Scordia – girone B del campionato d’Eccellenza – i giocatori del Paternò calcio si sono trovati davanti un gruppo di ultras, decisi a punirli perché considerati indegni. Una scena già vista in altri campi, anche in serie A – come successe ai calciatori del Genoa a Marassi nell’aprile del 2012 – ma che non è andata giù alla vulcanica presidentessa del Paternò calcio, l’avvocatessa Stefania Amato, che per tutta risposta ha deciso la chiusura della curva dello stadio per tutta la stagione. «Non tollero minacce e gesti vili, chi vorrà continuare a seguire il Paternò potrà farlo in tribuna», spiega.
«Un rapporto di amore e odio», così Amato definisce il suo rapporto con la frangia più dura del tifo paternese. Da tre anni l’avvocatessa catanese è alla guida della società di calcio. «Ho iniziato con un altro socio – racconta – poi sono rimasta sola, sostenuta da alcuni sponsor, ma amo il calcio e mi sono affezionata a questi colori. Ho anche pensato di andare ad investire altrove, ma non intendo darla vinta a questi facinorosi, a Paternò ci sono tante persone perbene».
Dopo la promozione ai playoff dell’anno scorso, la squadra ha chiuso il girone d’andata del campionato d’Eccellenza al quartultimo posto. «Mi sono rivolta a un consulente di mercato che mi ha danneggiato, sono arrivati alcuni giocatori che si sono rivelati dei mercenari». L’ultima sconfitta sul campo dello Scordia, seconda in classifica, ha fatto esplodere la rabbia degli ultras. «Prima sono venuti da me, che ero seduta nel settore ospiti, mi hanno circondata e intimato di ritirare la squadra altrimenti sarebbero stati guai. Sono stata difesa dai tifosi dello Scordia. Poi se la sono presa coi calciatori».
Secondo la ricostruzione della presidentessa, una decina di ultras hanno provato a scavalcare la rete di recinzione e hanno minacciato i giocatori. «Si sono intimoriti, erano sei under 18 su undici, gli hanno detto che non li avrebbero più fatti entrare a Paternò e questo è inaccettabile, io sono aperta alle critiche, ci sono state in passato contestazioni civili ma gesti così vili non erano mai accaduti, credo in un calcio fatto di altri valori». Amato ha quindi denunciato le minacce alle forze dell’ordine. Ma la protesta continua su Facebook dove diversi ultras continuano a chiedere alla presidentessa di andarsene.
Quanto pesa essere donna in una situazione simile? «E’ controproducente – risponde Amato – perché pensano che di calcio non ne capisco nulla, invece l’ho anche praticato a livelli dilettantistici». Nel futuro l’avvocatessa vorrebbe ottenere l’affidamento del campo, attualmente di proprietà del Comune che ha pubblicato da poco un bando per la gestione per 12 anni dell’impianto. «Solo così potrò fare una programmazione a medio termine e investire».
Intanto, dalla prossima partita interna i biglietti verranno venduti a un euro. «Vogliamo far venire allo stadio le famiglie e i bambini delle scuole. E’ una situazione difficile ma la affronterò come sempre a testa alta».