Paternò, cinque denunciati per indebita percezione Rdc Tutti già pregiudicati e appartenenti a clan mafiosi etnei

Sono stati denunciati cinque soggetti, mafiosi o familiari di mafiosi, perché accusati di avere percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, utilizzando dichiarazioni mendaci e omettendo informazioni dovute. Nell’ambito delle indagini dei carabinieri di Paternò, sono stati svolti alcuni accertamenti volti a indentificare chi, sebbene in carenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore, risultano usufruire ugualmente, direttamente o indirettamente, dell’erogazione della misura sociale. 

Tra i beneficiari ci sono soggetti appartenenti a consorterie mafiose attive nel capoluogo etneo e in provincia che, pur essendo gravati da sentenze passate in giudicato per i reati di associazione di tipo mafioso, hanno personalmente richiesto e ottenuto il beneficio. In particolare: P. P., attualmente detenuto, capo e organizzatore del clan Alleruzzo-Assinnata-Amantea, articolazione territoriale della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania, tratto in arresto nell’ambito della recente operazione Sotto Scacco conclusa a maggio 2021 con l’esecuzione di 40 ordinanze di custodia cautelare in carcereA. R., attualmente detenuta, appartenente al clan Rapisarda, attivo nel Comune di Paternò e articolazione locale della famiglia Laudani di Catania, moglie di Rapisarda Salvatore, alias Turi u porcu, reggente dell’omonimo clan, attualmente detenuto in regime speciale art. 41 bis; S. S., appartenente al gruppo di Picanello della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania, nonché altre due donne che hanno richiesto e ottenuto il beneficio, per conto dei propri coniugi, pur essendo anche questi gravati da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso (nello specifico, appartenenti rispettivamente al gruppo di Picanello della famiglia Santapaola-Ercolano e al clan Morabito-Rapisarda, attivo nel comune di Paternò e articolazione locale della famiglia Laudani del capoluogo etneo).

Il beneficio, concesso a richiesta dei cittadini, è subordinato ad una serie di requisiti da possedere cumulativamente all’atto della presentazione dell’istanza e per tutta la durata del beneficio. Chi lo richiede e i componenti del nucleo familiare del richiedente, nei dieci anni precedenti, non devono essere stati condannati (con sentenze irrevocabili) per reati, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso o truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’importo complessivo riscosso indebitamente, a vario titolo tra marzo 2020 e lo scorso settembre, è di oltre 48mila euro. L’Inps, su delega della Procura della Repubblica di Catania, ha revocato immediatamente il beneficio e avviato le necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito. 

Redazione

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