Associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, detenzione abusiva di armi da fuoco. Sono questi i reati che sono contestati a 16 persone, ritenute appartenenti a due clan operanti nel territorio di Paternò. E che sarebbero le dirette emanazioni nella provincia delle cosche dei Santapaola e dei Laudani. I presunti affiliati vengono arrestati proprio in queste ore grazie a un provvedimento emesso dal tribunale di Catania e richiesto dalla direzione distrettuale antimafia etnea.
A dare il via alle indagini, due fatti di sangue avvenuti all’inizio dell’estate 2014. Era giugno quando Salvatore Leanza, un ex ergastolano di 55 anni, è stato ucciso a colpi di pistola mentre si trovava in auto con la moglie. Leanza, ritenuto un elemento del clan Alleruzzo-Assinnata, era stato scarcerato nel 2013 ed era sottoposto al regime di libertà vigilata. Era in auto con la moglie, in viale dei Platani, quando un’altra automobile gli ha tagliato la strada. Dal veicolo sono usciti alcuni sicari che — secondo il racconto della moglie — avrebbero esploso numerosi colpi di pistola contro il marito. Uccidendolo.
Nel secondo dei fatti di sangue che hanno fatto scattare gli approfondimenti degli investigatori, si tratta invece di tentato omicidio. Era luglio quando, in via Verdi, a Motta Sant’Anastasia, sono stati denunciati alcuni spari avvenuti intorno alle sette del mattino. In quei giorni, i carabinieri non avevano fatto trapelare alcuna informazione.
Dopo quasi un anno, gli arresti di questa mattina. Definiti necessari per «scongiurare una escalation criminale per l’affermazione dell’egemonia sul territorio». I dettagli, dicono gli inquirenti, saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore capo Giovanni Salvi.
Ecco l’elenco dei destinatari di misura cautelare:
– Antonino Barbagallo, classe 1976;
– Alessandro Giuseppe Farina, classe 1985;
– Rosario Furnari, classe 1978;
– Antonino Giamblanco, classe 1965;
– Antonio Magro, classe 1975;
– Vincenzo Morabito, classe 1960;
– Giuseppe Parenti, classe 1982, già agli arresti domiciliari;
– Vincenzo Patti, classe 1979;
– Francesco Peci, classe 1977, già detenuto nel carcere di Siracusa;
– Salvatore Rapisarda, classe 1955;
– Vincenzo Rapisarda, classe 1988;
– Sebastiano Scalia, classe 1974;
– Pietro Giovanni Scalisi, classe 1957, rintracciato a Brescia;
– Angelo Sciortino, classe 1974;
– Giuseppe Tilenni Scaglione, classe 1976, già detenuto nel carcere di Caltagirone;
– Salvatore Tilenni Scaglione, classe 1966.
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