«La Sis deve ritirare i licenziamenti, proseguire i lavori e smetterla di usare gli operai come strumento di ricatto per accelerare i tempi dell’arbitrato con Rfi. Giorno 21 febbraio ci aspettiamo che la Regione imponga all’azienda di far ripartire i cantieri anche perché con solo 50 operai come può pensare di concludere entro i tempi stabiliti?». A denunciarlo sono Paolo D’Anca e Dino Cirivello della Filca Cisl, accendendo i riflettori sul futuro ancora incerto per 200 dei circa 279 lavoratori attualmente impegnati nella realizzazione del passante ferroviario da quando la Sis, l’azienda titolare dell’appalto, ha annunciato il loro licenziamento, mentre ancora si attende la pronuncia dell’arbitrato sull’aumento dei costi richiesto a Rfi – 100 milioni di euro – e, di conseguenza, il destino del cantiere.
Un destino strettamente legato a quello degli operai: con una forza lavoro così esigua, infatti, sarebbe impensabile terminare i lavori, che pure sono già stati realizzati per oltre l’ottanta per cento della tratta che dalla stazione centrale prosegue fino all’aeroporto di Punta Raisi. Tolti gli impiegati, una cinquantina di operai basterebbe appena a mantenere gli standard di sicurezza. Per questo motivo, da giorni prosegue il braccio di ferro tra l’azienda e i sindacati ormai sul piede di guerra. Ieri, intanto, è arrivata la convocazione da parte dell’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio, incontro che le parti sociali avevano chiesto per discutere del futuro della commessa e degli esuberi annunciati.
Appuntamento fissato per il 21 febbraio alle 16, stesso giorno per il quale era stata annunciata la manifestazione di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, adesso sospesa. Al tavolo, organizzato per analizzare le problematiche connesse alla costruzione del passante, oltre alle organizzazioni sindacali sono state convocate Rfi spa e la Sis. L’auspicio, come chiedono da tempo i sindacati, è che si riesca ad allontanare lo spettro dei licenziamenti, ma sul tavolo pesa come un macigno il nodo dell’arbitrato. Secondo quanto si vocifera nell’ambiente, l’intenzione potrebbe essere quella di congelare il cantiere in attesa che si pronunci il giudice, chiamato a esprimersi sugli ulteriori cento milioni di euro chiesti da Sis per sopperire alle spese sostenute per l’intoppo degli espropri di vincolo Bernava.
«Sulla vicenda sicuramente grava l’esito dell’arbitrato – proseguono D’Anca e Cirivello -, ma l’azienda non può forzare i tempi. Nell’ultima riunione che si è svolta ad ottobre in Prefettura, davanti alla promessa della prefetta De Miro di accelerare l’iter burocratico, la Sis si è assunta l’impegno di proseguire i lavori. Ma se licenzia realmente 200 operai, sarà impossibile completare i cantieri». Attualmente i lavori non proseguono né sulla tratta A, dove c’è un problema di infiltrazioni all’interno di una galleria, né tra la via Notarbartolo e viale Francia dove la talpa è stata trasferita, ma rimane spenta. Insomma, la sensazione è che l’azienda stia attendendo l’esito della vicenda giudiziaria, ma a pagarne il prezzo sono soprattutto gli operai. «Non si possono tenere sotto scacco i lavoratori e una città intera per una controversia giudiziaria – proseguono -, la Sis deve proseguire i lavori finendola di mettere gli operai in mezzo a questa vicenda. Ci aspettiamo che il 21 l’assessore imponga alla Sis di fare ripartire i cantieri anche se l’arbitrato non si è concluso – aggiungono -, altrimenti se ne vada».
«Da questo incontro ci aspettiamo sia fatta chiarezza – dice Francesco Piastra della Fillea Cgil -. Alla Regione va il merito di aver provveduto a convocare questo tavolo e le singole parti, ma noi vogliamo soprattutto certezze sulla prosecuzione dell’opera. La Sis ai tavoli dichiara di voler completare, ma al momento non lavora a pieno regime e deve chiarire il perché. Come motivazione, l’azienda ha detto genericamente che hanno una sofferenza economica nel cantiere imputato al contenzioso con Rfi. Ma non ci sembrano ragioni validi – conclude Piastra – i contenziosi si risolvono, se necessario in tribunale, ma i lavori devono proseguire perché al momento esistono tutte le condizioni affinché la Sis vada avanti per ultimare l’opera, garantendo l’occupazione dei lavoratori».
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