Passa dalla Sicilia, e precisamente da Palermo, lo spionaggio dal Medio Oriente

UN’INTERESSANTE INCHIESTA DI CLAUDIO GATTI SUL SOLE 24 ORE RIPROPONE, IN TUTTA LA SUA INQUIETANTE DRAMMATICITA’, IL RUOLO CHE LA NOSTRA ISOLA, NOSTRO MALGRADO, SVOLGE NEGLI EQUILIBRI E NEGLI SQUILIBRI GEOPOLITICI DEL NOSTRO TEMPO

Ti pareva che Palermo non fosse al centro dell’intrigo spionistico tra Medio Oriente e Occidente! Purtroppo la posizione geografica della Sicilia e l’esistenza di una grande città, con tutti gli annessi, non poteva non costituire la sede di interessi strategici di tutto l’Occidente politico ed economico. La sede sulla quale gravare ogni indecenza senza produrre alcunché in termini di vantaggi e sviluppo. Anzi meno si crea sviluppo più è possibile sfruttarne le debolezze.

In un articolo de Il Sole-24 Ore, a firma di Claudio Gatti, è riportata una vicenda che la dice lunga sulla scandalosa sudditanza dell’Italia nei riguardi degli Stati Uniti d’America. Si narra dell’esistenza sottomarina nel Mediterraneo di ben 131.679 chilometri di cavi a fibra ottica che approdano in Sicilia provenienti dal Medio Oriente e dal mondo arabo. Attraverso questi cavi passano tutte le comunicazioni non satellitari (per queste è stato approntato il Muos di contrada Ulmo a Niscemi): conversazioni, messaggi di posta elettronica, immagini e qualunque altra forma di comunicazione.

Va sottolineato che il servizio di Claudio Gatti è assolutamente completo: una grande inchiesta, complimenti!

Egli interpella sia l’ingegnere Vito Gamberale, all’epoca dei fatti direttore generale di Telecom Italia, e il dottor Gianmario Rossignoli, ex presidente della stessa società.

La vicenda ha origine dalle rivelazioni che l’avvocato-giornalista americano, Glenn Greenwald, possessore degli atti del Datagate in qualche modo fornitegli da Edward Snowden, il consulente della Nsa, l’agenzia di spionaggio elettronico Usa. Questi aveva sottratto alla Nsa i documenti dell’attività dell’agenzia, li aveva resi noti e poi si è rifugiato in Russia. (a destra, foto tratta da lastampa.it)

Gatti riferisce che, venuto a conoscenza del fatto, ha telefonato all’ex presidente di Telecom, Rossignoli, e che questi gli abbia detto: “Venne da me l’ingegnere Vito Gamberale e mi disse di avere ricevuto una richiesta di accesso al nodo di Palermo da parte degli americani. Gli chiesi: perché il nodo di Palermo? E mi fu spiegato che da li passavano le comunicazioni dal Medio Oriente. Mi resi conto, a quel punto, che da lì passavano anche tutte le comunicazioni degli affari italiani nei Paesi del Golfo e nel Medio Oriente e non vedevo le ragioni di dare accesso ad enti stranieri e permettere loro di operare sul nostro territorio. Per questi motivi dissi a Gamberale che non avrei concesso l’autorizzazione, a meno che non avessi avuto la richiesta di farlo da parte delle autorità politiche. Me lo deve dire il Governo. Se me lo dicono, obbedisco, altrimenti non se ne fa nulla”.

Continua: “Era maggio o giugno 1998 e chiesi subito un appuntamento con Prodi. Lo incontrai nel suo ufficio e gli dissi ‘Perché questo avvenga, me lo devi dire tu’. Prodi non mi dette alcuna risposta per cui decisi che la cosa non sarebbe stata fatta”.

Il racconto di Rossignoli continua “Non so cosa è avvenuto dopo perché ad ottobre a Palazzo Chigi andò Massimo D’Alema ed io rassegnai le dimissioni da presidente di Telecom. Mi auguro che quella cosa non sia mai avvenuta”.

L’autorizzazione, tuttavia, in seguito fu accordata. Avvenne nel periodo nel quale presidente di Telecom Italia era Roberto Colaninno, ad avvenuta privatizzazione.

Interpellato da Gatti, l’onorevole Massimo D’Alema, alla domanda se gli sia stata rivolta la stessa richiesta dagli americani, l’ex presidente del Consiglio, che frattanto è stato anche capo del Copasir – il Comitato parlamentare per la sicurezza ed il controllo dei servizi di intelligence – ha risposto: “A me non piace violare le leggi dello Stato, dico solo ciò che posso dire. Posso solo dichiarare che nessun Governo, tanto meno quello da me presieduto, ha mai autorizzato gli americani a effettuare intercettazioni di cittadini italiani”.

Che c’entrano i cittadini italiani con le comunicazioni provenienti via cavo dal medio Oriente e dal mondo arabo? E allora, l’autorizzazione alle intercettazioni attraverso il nodo Telecom di Palermo allo spionaggio anglo-americano chi l’ ha data?

L’autore dell’inchiesta si pone la domanda e decide di chiedere conferme alle autorità istituzionali italiane. Non ha avuto alcuna risposta.

Abbiamo voluto riprendere per sintesi i brani più significativi del servizio di Claudio Gatti sia perché di grande interesse, sia perché dalle sue note troviamo conferma dei nostri convincimenti che più volte abbiamo manifestato sulle nostre pagine.

In conclusione, vogliamo aggiungere un’ulteriore osservazione riguardo a delle manifestazioni di allarme che l’acquisizione di Telecom Italia da parte della spagnola Telefonica ha suscitato sul controllo della rete di telecomunicazioni italiane da parte di un soggetto appartenente ad uno Stato straniero. Il timore vero è che, attraverso questo meccanismo, all’Italia venga tolto il privilegio del ruolo preferenziale di servilismo nei riguardi degli Stati Uniti d’America. E c’è pure il rischio che il nuovo titolare della rete Telecom possa dire agli americani: levatevi dai piedi!

Infine, torna il dubbio sulla figura dell’onorevole Massimo D’Alema quale uomo vicino agli apparati di vero potere mondiale presso i quali è stato accreditato dall’uomo di Gladio in Italia, l’ex capo dello Stato, Francesco Cossiga.

 


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