Pasquasia tra scorie nucleari e lobby internazionali. Per Giuseppe Fava la miniera era al centro di “interessi di compagnie minerarie”

IL SEQUESTRO DELLA MINIERA IN PROVINCIA DI ENNA, RIAPRE FERITE PROFONDE. SI PARLA DI UN SITO CHE ERA UNA RICCHEZZA PER LA SICILIA E CHE VIENE TRASFORMATO IN DISCARICA DI SCORIE NUCLEARI. DELLA VICENDA SI ERA INTERESSATO ANCHE PAOLO BORSELLINO. L’ENNESIMO MISTERO DI STATO

La Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, come sappiamo, ieri  ha proceduto al sequestro preventivo delle aree del sito minerario dismesso di Pasquasia, in Provincia di Enna, dove erano in corso da lavori di bonifica affidati alla ditta di Bergamo ‘1Emme soluzioni ambientali srl’.  Le ipotesi di reato per cui si procede, vanno dal traffico illecito di rifiuti tossici nocivi all’associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture ed a vari reati contro la Pubblica amministrazione e la fede pubblica.

L’inchiesta, l’ennesima, riapre una ferita profonda per la Sicilia.  Nei primi anni Ottanta quando la miniera di Pasquasia, grazie all’estrazione di sali alcalini misti e, in particolar modo di Kainite, aveva permesso all’Isola di accumulare un’importante ricchezza: l’azienda che assieme alla Regione siciliana aveva in gestione la miniera, la Italkali, rappresentava addirittura la terza fornitrice di sali potassici in tutto il mondo, nonché la prima per la qualità.

Poi, all’improvviso, negli anni ’80, la chiusura. Da allora, si sono rincorse le voci su un traffico di scorie nucleari che finivano dritto nel cuore della miniera in provincia di Enna. Mentre il primato del mercato dei sali potassici passava al Canada, alla Russia e, soprattutto, alla Germania.

Si può senza dubbio parlare di un giallo economico-mafioso. Perché la chiusura della miniera ha decretato, a livello mondiale, la dismissione della Sicilia alla fornitura di sali potassici e derivati.

Tant’è che Giuseppe Fava (giornalista assassinato a Catania nel 1984), direttore della rivista «I Siciliani», scrisse che Pasquasia era “al centro di grossi interessi da parte di compagnie minerarie, poiché il vero potenziale economico della miniera era legato non tanto all’uso del sale potassico come fertilizzante, quanto al ruolo che, nel minerale Kainite, è dato dal magnesio. Minerale di cui è ricca la miniera». Il magnesio ha un utilizzo strategico anche in importanti applicazioni militari e tecnologiche.

Non solo. Secondo quanto riporta una interpellanza parlamentare dell’anno scorso, che potete leggere in calce, anche Paolo Borsellino avrebbe indagato sul mistero di Pasquasia, grazie alle dichirazioni del pentito Leonardo Messina: “Nel giugno 1992 Messina raccontò a Paolo Borsellino che le gallerie sotterranee venivano utilizzate per smaltire scorie radioattive, al riguardo l’allora capo della Polizia, Antonio Manganelli, ebbe modi di dichiarare che il contributo delle confessioni del pentito Leonardo Messina era assimilabile a quello portato da Tommaso Buscetta”.

Nell’interpellanza si sottolineano le responsabilità dello Stato:?l’Enea avrebbe individuato la miniera in provincia di Enna come sito unico di stoccaggio di scorie radioattive, “sito che era già stato censito come idoneo allo stoccaggio in una conferenza tenutasi a Washington, D.C. il 15-16 luglio 1989”. E avrebbe condotto degli esperimenti nel sito ennese, con conseguenze sulla salute e sull’ambiente, che ancora oggi restano sconosciute.

Un quadro torbido, fatto di interessi di lobby economiche, di complicità politiche e, ovviamente, di nessun riguardo per la salute pubblica. Un quadro che ha attirato più di una volta l’attenzione degli inquirenti. La Procura della Repubblica di Caltanissetta e la Direzione distrettuale antimafia hanno confermato l’esistenza di “un procedimento penale, archiviato nel 2003, a carico di noti indagati per reati ambientali correlati allo smaltimento dei rifiuti” e soprattutto “anche radioattivi all’interno della miniera in questione”.

Ma l’accesso alla documentazione non è possibile: tali atti, come hanno confermato i magistrati, non sono ostensibili in quanto coperti da segreto. Segreto di Stato, insomma. Che, in alcune inchieste giornalistiche, ha fatto guadagnare a Pasquasia il titolo di ‘Miniera di Stato’.

Un mistero senza fine che viene ripercorso, nelle sue principali tappe, dall’interpellanza depositata a Montecitorio nell’Ottobre dell’anno scorsoda alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle (MANNINO, TERZONI, PARENTELA, DE ROSA, DE LORENZIS, NUTI, LOREFICE e D’UVA) e rimasta senza risposte.

Un’interpellanza che vale la pena leggere nella sua versione integrale: sembra la pagina di un giallo in cui la vittima, è, ancora una volta, la Sicilia:

“Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell’interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
?la miniera di Pasquasia, è stata la più importante miniera per l’estrazione di sali alcalini misti, produceva 2 milioni di tonnellate di sali potassici e kainite, rendendo da sola l’Italia autosufficiente per la produzione di potassio;
sin dal 1919, a Pasquasia, era nota la presenza di giacimenti di sali potassici che erano stati utilizzati per qualche anno dalla società S.P.E.M. poi liquidata nel 1931. Le miniere furono riaperte nel 1959 dalla Montecatini; nel 1972 l’Ente minerario siciliano e l’ENI acquistarono la maggioranza della società e costituirono una nuova società ISPEA (Industria sali potassici e affini). Già nel 1961 la produzione raggiungeva le 150 mila tonnellate, rendendo così l’Italia autosufficiente per il minerale di potassio, per arrivare poi ad esportare negli anni Sessanta e Settanta il minerale che è usato nei fertilizzanti in agricoltura;
??nel 1985 nella produzione di solfato di potassio subentrò la società Italkali, le attività della miniera cessarono repentinamente il 27 luglio 1992, ufficialmente in risposta ad una sentenza del Tribunale di Enna in merito ad un problema di inquinamento del fiume Morello dovuto alle attività della stesso impianto di estrazione;
modernamente attrezzata, utilizzava per l’estrazione ed il trasporto del minerale mezzi meccanici all’avanguardia e veniva coltivata con il metodo detto a: «camere e pilastri abbandonati»;
?agli inizi degli anni 80 l’ENEA ha effettuato studi per definire l’eventuale possibilità di stoccaggio definitivo di scorie nucleari;
nel 1995 Italkali, dopo la chiusura della miniera, consegna al distretto minerario di Caltanissetta gli stabilimenti di superficie e le gallerie in buono stato di conservazione, fatte salve le gallerie profonde;
prima del 1992 il Ministero dell’industria aveva stanziato un finanziamento di 30 miliardi di lire per investimenti, pari al doppio della somma elargita, finalizzati a potenziare le attività di estrazione della miniera; questi finanziamenti vengono revocati nel 1996 per la sopraggiunta inattività della miniera;
?nell’aprile del 1996 l’Ente minerario siciliano ha provveduto alla chiusura ermetica delle porte di accesso alle gallerie;
dal 1o gennaio 1999 la proprietà, con lo scioglimento dell’Ems, è passata alla Regione Sicilia che ne cura la sorveglianza;
il 24 maggio 2002 TARPA ha l’incarico di redigere un piano di caratterizzazione relativo al sito minerario di Pasquasia, in conformità al decreto ministeriale n. 471/99 recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’articolo 17 del decreto-legge 05/01/97 n.?22 e successive modificazioni;
?il 17 novembre 2008, con Delibera n.?66 del Consiglio Provinciale Enna, viene istituita una «Commissione Speciale per lo studio delle problematiche riguardanti la Miniera di Pasquasia» per sovraintendere alle attività future della miniera abbandonata, al fine di redigere uno studio che valuti, nel dettaglio, la eventuale possibilità di riapertura e messa in produzione della miniera e dello stabilimento di lavorazione dei sali ad essa collegato. A quella data l’area risulta parzialmente controllata da personale di sorveglianza;
la relazione finale, depositata il 21 ottobre 2009, prevede che, qualora gli esperti riterranno in futuro non economicamente produttiva la miniera, tenendo anche conto delle più recenti tecnologie di estrazione, si debba comunque mettere in sicurezza la stessa da eventuali fenomeni di inquinamento e provvedere alla valorizzazione della stessa. Tenendo anche conto che il sito rientra nel Rocca di Cerere Geopark, sito riconosciuto dall’UNESCO, e come tale esso può rappresentare uno splendido monumento di archeologia industriale da valorizzare in una logica di tipo turistico;
?nel 2012 sono stati stanziati circa 24 milioni di euro messi a disposizione interamente dalla Regione per bonificare la miniera di Pasquasia e l’avvio dei lavori era previsto per settembre dello stesso anno;
a seguito di un contenzioso tra due ditte che hanno partecipato alla gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori, ossia tra la «1 Emme» di Brescia e la «Consap» di Milano, l’operazione di bonifica prevista per settembre 2012, ha subito ulteriori ritardi sino a quando, il Tar del Lazio, nel mese di maggio 2013, ha sciolto le riserve aggiudicando l’appalto alla società «1 Emme» di Brescia;
il 28 luglio 2013 viene comunicato l’inizio dei lavori di bonifica della miniera dai residui di amianto ed oli cancerogeni. Verrà successivamente valutata la possibilità di riprendere l’attività estrattiva, ciò visto anche l’esistenza di autorevoli stime, secondo le quali il magnesio presente arriva al 16 per cento come mgo e il 10 per cento con mg puro materiale sufficiente per i prossimi venti anni o anche più;
?la miniera di Pasquasia a partire dagli anni Sessanta ha rappresentato una delle più importanti fonti occupazionali per le provincia di Enna e di Caltanissetta, tanto che la sua chiusura è stata seguita da durissime proteste delle popolazioni locali. Infatti, durante l’attività dell’ultima fase, Pasquasia dava direttamente lavoro a circa 500 dipendenti con un indotto altrettanto numeroso. Grazie alla sua produzione, l’Italkali, azienda gestore, era la terza fornitrice mondiale di sali potassici (solfato di potassio), per il cui trattamento di flottazione era stato anche creato l’invaso sul fiume Morello;
?la chiusura della miniera ha decretato, a livello mondiale, la dismissione della Sicilia alla fornitura di sali potassici e derivati;
secondo alcune stime, Pasquasia sarebbe potuta rimanere in attività per altri 8 anni, ma altre fonti autorevoli parlano di un periodo di produzione utile di anche venti anni;
secondo dati del 1998 della stessa Italkali, la miniera era prevedibilmente produttiva per almeno un trentennio, con un livello produttivo medio annuo pari a due milioni di tonnellate del minerale kainite;
???oggi il principale produttore mondiale di sali potassici è il Canada con i giacimenti di silvite del Saskatchewan, seguita dalla Russia con i suoi giacimenti di Solikamsk nella regione di Perm, negli Urali, dalla Bielorussia, dalla Germania con giacimenti in Alsazia, da Israele e dalla Giordania, queste ultime due utilizzano le acque del Mar Morto molto saligne;
sul perché la miniera è stata chiusa, in modo così repentino malgrado l’abbondanza di minerale, negli anni si sono sostenute due tesi contrapposte;
una ipotesi, sosterrebbe che la chiusura sia avvenuta per consentire lo stoccaggio di rifiuti radioattivi, visti anche gli studi geologici fatti nel sito precedentemente la sua chiusura. Questa ipotesi fu sostenuta anche nel 2001 dal deputato Ugo Grimaldi, già assessore al Territorio e all’Ambiente della Regione siciliana nel 1997. Infatti in un’intervista fatta dal giornalista Angelo Severino, egli solleva la questione che all’interno della miniera si trovino scorie radioattive, visti anche i diversi tentativi di occultamento, quali il riempimento del pozzo grande (sfiatatoio profondo 1000 metri); inoltre, secondo il giornalista, la presenza di Cesio-137, che è stato rilevato nei dintorni della miniera, potrebbe essere dovuto ad «un inaspettato incidente nucleare verificatosi probabilmente intorno al 1995 durante una fase sperimentale di laboratorio da parte dell’ENEA.»;
?infatti è noto che l’ENEA, con il professore Enzo Farabegoli, avesse in precedenza studiato la fattibilità dello stoccaggio di scorie nucleari nel sito di Pasquasia, sito che era già stato censito come idoneo allo stoccaggio in una conferenza tenutasi a Washington, D.C. il 15-16 luglio 1989; la presenza del Cesio-137 nelle vicinanze di Pasquasia, venne riscontrata, dall’Usi nel 1997, «in concentrazione ben superiore alla norma»;
la Procura della Repubblica di Caltanissetta e la Direzione distrettuale antimafia hanno confermato l’esistenza di «un procedimento penale, archiviato nel 2003, a carico di noti indagati per reati ambientali correlati allo smaltimento dei rifiuti» e soprattutto «anche radioattivi all’interno della miniera in questione». Ma l’accesso alla documentazione non è possibile in quando la stessa Procura conferma che «tali atti tuttavia non sono ostensibili in quanto coperti da segreto»;
nel 2008 l’allora Governo di Romano Prodi ha esteso il segreto di Stato sull’individuazione del sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari (G.U. 16 aprile 2008 n.?90);
???il 18 gennaio 2013 RaiNews ha messo in onda una videoinchiesta a cura di Rosario Sardella e Saul Caia intitolata: «Miniere di Stato» di durata 25 minuti sul sito dismesso, ricostruendo la possibilità di smaltimento di rifiuti, anche radioattivi, all’interno della cava mineraria;
vi sono alcune ricostruzioni giornalistiche che correlano la morte per omicidio dell’avvocato Vincenzo Fragalà, noto penalista palermitano e deputato alla Camera barbaramente ucciso il 23 gennaio 2010, con la sua attività di inchiesta e denunzia sugli abusi fatti dalla mafia nella miniera (si veda il suo atto ispettivo numero 2-00308 del 22 aprile 2002);
???desta inquietudine la notizia secondo cui il giudice Paolo Borsellino sarebbe stato ucciso anche per le vicende mafiose che riguardavano la miniera. Infatti il giornalista Gianni Lannes su un suo articolo: «Una tomba nucleare» del gennaio 2012 scrive che: «Nel giugno 1992 Messina raccontò a Paolo Borsellino che le gallerie sotterranee venivano utilizzate per smaltire scorie radioattive, al riguardo l’allora capo della Polizia, Antonio Manganelli, ebbe modi di dichiarare che «il contributo delle confessioni del pentito Leonardo Messina era assimilabile a quello portato da Tommaso Buscetta.»;
??all’ipotesi che il sito sia stato utilizzato come fonte di stoccaggio di rifiuti radioattivi, si contrappone la tesi sostenuta da fonti interne al personale della miniera, secondo la quale la chiusura della miniera potrebbe essere dovuta alla mancata volontà politica di riconvertire il sito verso la più profittevole e strategica produzione di magnesio, presente come solfato nella kainite. La riconversione si era resa necessaria perché la produzione del sale potassico a quel tempo avveniva con costi troppo elevati. Secondo questa tesi, la riconversione, che era ormai necessaria ed urgente, veniva osteggiata e bloccata da interessi forti di multinazionali statunitensi e tedesche, le stesse che oggi hanno il monopolio della produzione di magnesio;
a sostegno di quest’ultima tesi Giuseppe Fava, direttore della rivista «I Siciliani», scrisse: «che Pasquasia possa essere stata abbandonata al suo destino per volere di grossi interessi di compagnie minerarie, poiché il vero potenziale economico della miniera era legato non tanto all’uso del sale potassico come fertilizzante, quanto al ruolo che, nel minerale Kainite, è dato dal magnesio. Minerale di cui è ricca la miniera». Va ricordato che il magnesio ha un utilizzo strategico anche in importanti le applicazioni militari e tecnologiche;
questa tesi è stata ripresa nell’ambito di un’intervista a Giuseppe Regalbuto (presidente della Commissione Miniere dismesse dell’Urps) che sostiene che la miniera è stata chiusa malgrado un attivo di 5 miliardi di lire e con una produzione complessiva di circa 6 mila tonnellate di salgemma; lo stesso autore sostiene che insieme ai rifiuti radioattivi la miniera possa essere stata oggetto di stoccaggio di rifiuti a base di amianto, come l’Eternit;
queste ed altre criticità afferenti la miniera sono state sollevate più volte con atti di sindacato ispettivo parlamentare, senza che il Governo abbia dato risposta; si pensi, nella sola XVI legislatura, alle interrogazioni dei senatori Oliva e Giambrone, rispettivamente le numero 4-05006 e 4-04640 o all’interrogazione a risposta a scritta n.?4-11414 a prima firma della deputata Zamparutti anche essa priva di risposta nonostante sia stata sollecitata ben undici volte tra l’aprile 2011 e il dicembre 2012;
in questa legislatura è stato presentato, ed è tuttora privo di risposta, l’atto di sindacato ispettivo n.?4-01650 a prima firma della deputata Cancelleri inerente profili di tutela ambientale e rischi per la salute pubblica”.

A questo punto i parlamentari interpellano il Governo:

“se sia a conoscenza dei fatti narrati;
se non ritenga opportuno intraprendere ogni iniziativa idonea e necessaria affinché siano desecretati tutti gli atti inerenti le indagini relativi alla miniera di Pasquasia;

se non ritenga necessario fare chiarezza sulla vicenda rendendo pubblico ogni documento e testimonianza utile acquisita da qualsivoglia apparato dello Stato, sulle ragioni che portarono alla chiusura della miniera;

se il Governo abbia contezza dell’esatta natura dell’attività di sperimentazione svolta dall’Enea negli anni Ottanta e dell’impatto ambientale che la stessa abbia potuto avere su quel territorio;

se ha svolto o ha intenzione di svolgere ai fini dello sviluppo economico delle aree interessate e del Paese, nel quadro della leale collaborazione tra Stato e Regione, studi circa la fattibilità ed economicità dei progetti di riapertura della miniera e/o di realizzazione del parco minerario. (4-02069)

AFFARI ESTERI

Interpellanza: Seduta di Giovedì 3 ottobre 2013

MANNINO, TERZONI, PARENTELA, DE ROSA, DE LORENZIS, NUTI, LOREFICE e D’UVA (M5S)


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