Dopo i massi lanciati con i piedi al grido di «corri, corri cavallo», quella che sembra una deflagrazione simile a quelle che avvengono all’interno delle cave. Con la differenza che cala Gadir è tutto fuorché una cava, essendo una delle attrazioni naturali più rinomate di Pantelleria. Tanto bella che lo stilista Giorgio Armani ha preso casa non lontano dalla sorgente termale che alimenta le antichissime vasche. Ciononostante, nei giorni scorsi decine di massi sono finiti a ridosso dello specchio acqueo, dopo che nelle ore serali è stata innescata una carica esplosiva che ha determinato quella che, fuori dai tecnicismi, verrebbe da chiamare frana. In realtà l’intervento rientra tra quelli previsti dalla messa in sicurezza finanziata dal commissario per il rischio idrogeologico che, già l’autunno scorso, era finita al centro dell’attenzione per le poco ortodosse attività che si erano registrate nel costone che sovrasta il lago Venere.
Su quei fatti, la cui eco era arrivata anche a livello nazionale, è stata aperta un’indagine da parte della procura di Marsala che ha delegato la guardia di finanza di accertare se ci siano state inadempienze da parte delle ditte esecutrici. Ad aggiudicarsi l’appalto, dopo un intricato iter comprensivo di pronunciamenti da parte della giustizia amministrativa, erano state le imprese Gheller, Fox e e Sofia Costruzioni. Adesso, con molta probabilità, anche i fatti accaduti nei giorni scorsi saranno oggetto di approfondimenti investigativi. Quel che è certo che, ieri sera, è stata la Soprintendenza ai beni culturali di Trapani a intervenire, sospendendo i lavori per la necessità di fare chiarezza sull’accaduto.
Da parte dell’amministrazione comunale, invece, sin dal primo momento la volontà è stata quella di predicare calma, cercando di sedare le polemiche seguite alla divulgazione sui social di alcune foto e video dell’intervento. «Non sono un tecnico, ma ho massima fiducia del direttore dei lavori (l’ingegnere Gaspare Inglese, da qualche mese passato dagli uffici comunali al Parco nazionale di Pantalleria, ndr) – dichiara a MeridioNews il sindaco Vincenzo Campo – Mi è stato assicurato che tutto si è svolto come da programma, poi ci sta che chi non è del mestiere possa stupirsi per il boato. Ma stamattina (ieri, ndr) sono andato sul posto e ho constatato come le vasche naturali siano state protette da bancali di legno e lamiera per evitare di rimanere danneggiate dai massi».
Nell’isola, tuttavia, sono in molti a non essere d’accordo con il primo cittadino. Specialmente da quando si è diffusa la voce, secondo cui il progetto tecnico presentato in sede di gara non prevedeva l’utilizzo di esplosivi, ma di una sostanza gassosa che, inserita, all’interno dei massi avrebbe creato la loro fratturazione senza generale crolli. Nella proposta migliorativa presentata dalle tre imprese in sede di gara, che MeridioNews ha avuto modo di visionare, si legge che «nonex è un
sistema pirotecnico ad uso tecnico che utilizza cartucce pre-innescate che vengono fatte
brillare per ottenere una fratturazione che suddivide l’ammasso roccioso in blocchi
secondo le esigenze di movimentazione previste. Le energie in gioco pertanto possono essere estremamente contenute e la
reazione esplosiva produce dei gas che tendono a introdursi all’interno delle fasce di minor resistenza presenti all’interno della
roccia rompendola nei punti di debolezza. La forza esplosiva del prodotto si basa su un composto propellente non detonante. A differenza degli esplosivi tradizionali e
delle gelatine in particolare – viene sottolineato nella relazione – le velocità di reazione sono decisamente basse».
«Mi è stato spiegato che è stato usato un prodotto consono al tipo di intervento richiesto, e non è vero che sia stata usata dinamite o addirittura tritolo, come qualcuno ha ipotizzato», ribadisce dal canto suo Campo. Il primo cittadino cinquestelle, dopo la notizia della sospensione dei lavori decisa dalla Soprintendenza, ha parlato di «paradosso» dettato da «notizie assolutamente false e non verificate», lamentando anche il rischio di ritrovarsi impreparati per la stagione estiva. Tuttavia, nell’ordinanza di interdizione dell’area emanata dall’ufficio circondariale marittimo di Pantelleria si fa luce sul metodo di demolizione scelto dalle imprese aggiducatrici della gara la cui esecuzione è stata affidata alla ditta Siag di Parma. Tra le premesse dell’atto, inoltre, si legge che il 20 gennaio scorso il Comune ha autorizzato «l’impiego di materiale esplosivo per l’abbattimento di masse rocciose pericolanti».
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