«Sono venuti quattro uomini con un muletto e in un’ora hanno staccato cinque panchine». Così raccontano in un’unica voce i commercianti di corso delle Province che si sono visti sradicare dagli operai del Comune di Catania cinque sedili in marmo situati lungo la via, nel breve tratto compreso tra via Gabriele D’Annunzio e via Milano. A raccontare meglio la vicenda è Anna Maria La Piana, titolare del negozio di strumenti musicali Music center. «Questi signori sono arrivati alle tre e mezza di pomeriggio, quando molti negozi erano chiusi – spiega – Non avevano nemmeno una divisa e si sono mossi così velocemente che sembravano dei ladri». Ad avere questo sospetto anche un vigile urbano che si trovava in zona e che, insieme ad alcuni residenti, ha chiesto spiegazioni. «Gli operai hanno risposto che avevano avuto precise disposizioni dal Comune, senza aggiungere altro», riferisce la donna. Disposizioni confermate dall’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco che conferma il sospetto dei residenti: le panche sono state riciclate in piazzale Cannavò.
Una delle panchine scomparse da corso delle Province (foto Google maps)
Parla di una «spiacevole sorpresa» Alfio Longo, titolare di una bottega di frutta e verdura. «C’era una panchina proprio davanti al mio negozio, ogni tanto la usavo per posare le cassette di frutta quando le scaricavo dal camion», racconta. Longo ricorda anche altri usi dei sedili pubblici di corso delle Province. «Gli anziani ne usufruivano per riposare dopo aver fatto la spesa, magari prima di rientrare a casa; i bambini ci giocavano con le automobiline e qualcuno ci si fermava a leggere il giornale o fare quattro chiacchiere», continua il commerciante. Che si chiede: «Perché le hanno staccate proprio da questa zona? Che fastidio davano al Comune?». Ad azzardare una risposta, sull’onda delle voci di popolo, è una commessa della boutique Giancarlo Tropea. «Si dice che gli operai le hanno tolte da qua per sistemarle al piazzale Candido Cannavò, poco prima che lo stesso venisse inaugurato». E sui tempi concorda anche La Piana, che precisa: «I dipendenti comunali sono venuti a prendersi le panchine proprio il giorno prima dell’intitolazione a Cannavò dell’ex piazzale Oceania».
L’ex slargo che si apre su viale Africa, di recente intitolato alla memoria del direttore etneo della Gazzetta dello Sport, appare curato in ogni dettaglio, si presenta in ordine e ricco di sedili pubblici. Questi – ventuno in totale – si stagliano tra le aiuole e il basolato, nel ritaglio dell’affaccio sul mare. E in effetti è proprio in quella porzione che sono state incollate le panchine che prima arredavano parte di corso delle Province, cinque in tutto. La differenza tra i sedili nuovi e quelli riciclati si coglie negli evidenti segni di usura dei secondi, che sono pieni di incisioni e graffi, e riflettono al sole il giallo ocra di un precedente deterioramento. A confermare il riuso operato dal Comune di Catania delle panche in marmo bianco è l’assessore ai Lavori Pubblici Luigi Bosco che parla di «razionalizzazione delle risorse in un periodo di emergenza». Bosco, inoltre, sostiene che la scelta delle panchine da riutilizzare sia ricaduta proprio su quelle che decoravano corso delle Province a causa del loro scarso utilizzo da parte della cittadinanza.
«Io stesso l’ho constatato una volta che mi ci sono seduto mentre aspettavo che aprisse un’agenzia viaggi – prosegue l’assessore – e posso assicurare che erano tutte libere». Nonostante la sua personale esperienza, il titolare comunale dei Lavori pubblici ammette che c’è stato un «deficit di comunicazione da parte del Comune verso i cittadini e che, per il momento, non possono essere ripristinate a causa di un’assenza di fondi per l’urbanistica». Salvo poi correggersi, dicendo che i sedili «verranno sicuramente risistemati lungo corso delle Province quando il bel tempo ce ne darà la possibilità, penso a breve». Monta intanto la rabbia dei residenti e dei commercianti della zona. «Ci sentiamo trattati come cittadini di serie B che non hanno nessun diritto. Prima il Comune ci impone la rotatoria in via Gabriele D’Annunzio, adesso ci toglie pure l’arredo urbano», lamenta La Piana. Che conclude: «Tutto questo è un’ingiustizia bella e buona».
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