Ci sarebbero state diverse irregolarità nel rispetto del loro contratto. La sezione lavoro del tribunale di Palermo ha accolto il ricorso presentato da alcune dipendenti del bar del palazzo di giustizia, gestito dalla società Solemare srl. Le donne avevano denunciato irregolarità nel rispetto del contratto di lavoro. Le dipendenti hanno denunciato il mancato pagamento di mansioni […]
Palermo, dipendenti sfruttate nel bar del tribunale
Ci sarebbero state diverse irregolarità nel rispetto del loro contratto. La sezione lavoro del tribunale di Palermo ha accolto il ricorso presentato da alcune dipendenti del bar del palazzo di giustizia, gestito dalla società Solemare srl. Le donne avevano denunciato irregolarità nel rispetto del contratto di lavoro. Le dipendenti hanno denunciato il mancato pagamento di mansioni superiori svolte da alcune di loro rispetto a quanto previsto dal contratto. Inoltre, ci sarebbero state differenze retributive tra quanto indicato in busta paga e quanto effettivamente percepito, dato che una parte dello stipendio pare venisse loro richiesto indietro. Ci sarebbe stato anche un mancato godimento delle ferie: pare che le dipendenti potessero usufruire di soli 12 giorni di ferie all’anno, contro i 26 giorni previsti dal contratto di lavoro. Le dipendenti avevano denunciato anche che non sarebbe stata corrisposta loro la 14ª mensilità.
Inoltre ci sarebbe stata la violazione dell’orario part-time pattuito: sebbene contrattualizzate con orari ridotti, le lavoratrici sarebbero state impiegate ogni giorno dalle 6:30/7:00 del mattino fino alle 15:30. Le impiegate hanno ottenuto il riconoscimento della responsabilità del datore di lavoro ed è stato accertato che abbiano un credito, derivante da varie irregolarità contrattuali e retributive. Il procedimento penale contro gli amministratori di fatto della società si è concluso con una sentenza di patteggiamento e una condanna non definitiva in primo grado per il reato di sfruttamento del lavoro. La società Solemare srl – nel frattempo dichiarata estinta – è stata comunque condannata al versamento delle differenze contributive sulle maggiori somme dovute. Le dipendenti potranno fare valere i loro crediti sugli eventuali utili residui della società e sul fondo di garanzia. «È una vicenda triste, il cui esito non lascia spazio a soddisfazione – dice Nadia Spallitta, avvocata delle dipendenti in questione – ma è un esempio importante del fatto che, pur in situazioni complesse e delicate, i lavoratori possono trovare tutela, denunciando irregolarità e violazioni contrattuali e confidando nelle istituzioni e nella giustizia».