Palermo si riappropria dei Cantieri della Zisa Musica, teatro e un’idea per il futuro

Sono uno dei pochissimi esempi di archeologia industriale a Palermo, ma versano in stato di abbandono e degrado da troppo tempo. Stiamo parlando dei Cantieri culturali della Zisa, 55mila metri quadri, inseriti nel grande complesso delle ex officine Ducrot, dove già a fine ‘800 si fabbricavano mobili. Da oggi e fino a domenica i palermitani proveranno a riprendersi questo spazio e lo riempiranno di vita: forum, dibattiti, performance teatrali, concerti e laboratori. Ma soprattutto un’assemblea pubblica voluta da 70 associazioni, cento artisti e numerosi semplici cittadini, riuniti attorno al comitato I cantieri che vogliamo per progettare insieme il futuro del sito. La tre giorni, dal titolo Cultura bene comune, avrà inizio la mattina dell’Epifania e si concluderà domenica 8 intorno a mezzanotte.

Diventati patrimonio comunale durante il mandato di Leoluca Orlando, negli anni 90 i Cantieri della Zisa sono stati un centro di notevole attrazione culturale a livello nazionale. «Con l’avvento della gestione Cammarata, però, l’area è stata abbandonata. Forse rappresentava un simbolo troppo forte della precedente amministrazione» spiega Francesco Giambrone, una delle anime del comitato ed ex assessore alla Cultura nelle giunte Orlando. Un paio di mesi fa l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Diego Cammarata, ha avanzato l’idea di lasciare la gestione del sito ai privati. Risale infatti al novembre scorso l’invito pubblicato dal Comune di Palermo «a manifestare interesse per la valutazione di progetti di idee per la gestione e la ristrutturazione dei Padiglioni dei Cantieri Culturali alla Zisa». Un invito rivolto esclusivamente a categorie di imprenditori, con l’esclusione delle associazioni no profit. La reazione della città non si è fatta attendere: il comitato I cantieri che vogliamo ha inviato una diffida al Comune, ha aperto una sottoscrizione di firme contro l’avviso dell’amministrazione e ha convocato l’assemblea pubblica che avrà inizio giorno 6. «L’avviso del sindaco va esattamente nella direzione opposta rispetto all’idea di spazio pubblico come bene comune – sottolinea Giambrone – ed è assurdo che a fine mandato, e dopo dieci anni di totale inerzia, l’amministrazione metta un’ipoteca su uno spazio così importante per la città».

Molti artisti saranno presenti alla tre giorni. Ci sarà la regista palermitana Emma Dante, che curerà una performance teatrale, ma anche i concerti dei Wines e de Le Formiche, e le letture sulla costituzione di Paolo Briguglia, Corrado Fortuna e Francesco Scianna. Domenica pomeriggio, poi, si incontreranno gli «occupati della cultura»: insieme ai padroni di casa, discuteranno rappresentanti del teatro Valle di Roma e del teatro Coppola di Catania. A testimonianza che quello della riappropriazione degli spazi pubblici, soprattutto legati alla cultura, è un tema entrato finalmente nel dibattito nazionale. «Tocca alla politica adesso tornare ad occuparsi della cultura – insiste Giambrone – che non è semplice spettacolo, ma che invece contribuisce a combattere la criminalità e a migliorare la qualità della vita».

Solo a Palermo, secondo un primo censimento realizzato dal comitato I cantieri che vogliamo, ci sono 200mila metri quadri di spazi pubblici negati alla città dove è possibile fare cultura. Dieci luoghi «ad alto potenziale culturale», come il teatro Garibaldi, l’ex deposito di locomotive S.Erasmo, la Fonderia, l’ex convento S.Francesco, i padiglioni della stazione Sampolo, e altri ancora. «A Palermo si è creata una rete importante – sottolinea Giambrone – ma noi puntiamo a unire le numerose realtà sparse per la Sicilia, come il teatro Coppola o l’Incompiuto Siciliano, che hanno l’obiettivo di rendere gli spazi pubblici un bene comune».

Salvo Catalano

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