Palermo, ritrovati in mare i corpi dei diportisti dispersi

Questa mattina due cadaveri in avanzato stato di decomposizione sono stati recuperati dalla Capitaneria di Porto di Palermo, allertata dai Carabinieri, nello specchio di mare antistante Ficarazzi, centro a pochi chilometri dal capoluogo siciliano. Si tratta dei corpi di Massimo Perricone e Salvatore Zarcone, i due diportisti dispersi in mare lo scorso 24 marzo durante una battuta di pesca.

I corpi, avvistati da un diportista, un sottufficiale dei Carabinieri in congedo, e poi ripescati da una motovedetta della Guardia costiera, sono stati identificati in porto, dai familiari di Salvatore Zarcone e Massimiliano Perricone.

Fino ad oggi il mare aveva restituito soltanto il corpo senza vita di Davide Arena, ritrovato poche ore dopo il naufragio con un salvagente bianco e alcuni oggetti che potrebbero far parte dell’equipaggiamento della barca.

In questi giorni si è cercato ovunque, senza lasciare nulla al caso, nella speranza che il mare restituisse i corpi dei ragazzi e che venisse perlomeno avvistata la loro barca di cinque  metri di colore rosso amaranto e bianca.

Da settimane le motovedette della Capitaneria di porto e gli ecoscandagli dei Vigili del fuoco avevano perlustrato i fondali del golfo di Palermo, ma fino ad ora senza avere esito.

In azione era stato messo anche il Side Scan Sonar sul mezzo navale R17 dei Vigili del Fuoco di Palermo, un’apparecchiatura in grado di individuare ogni elemento, oggetto o materiale giacente sul fondo marino o in sospensione.

Ma cosa è successo quel giorno?

Quella mattina del 24 marzo, i tre diportisti, Massimiliano Perricone, Salvatore Zarcone e Davide Arena, amici d’infanzia e colleghi di lavoro nella vita, avevano deciso di trascorrere la giornata in mare per dedicarsi, come sempre, alla loro più grande passione: la pesca.

Ma qualcosa è andato storto. Forse il vento che si è alzato all’improvviso, forse una collisione, sta di fatto che da allora  i tre amici non hanno più fatto ritorno a casa.

Oggi il tragico ritrovamento dei loro corpi, trovati vicini, mentre della loro barchetta di 5 metri finora non è stata  trovata traccia.

Il rinvenimento di cime e materiale sintetico riconducibile ad attrezzi da pesca, imbrigliato alle caviglie dei due corpi, “consente di indicare – spiega la Guardia costiera – con ogni ragionevole probabilità il perché la riemersione sia avvenuta molto tempo dopo”.

Il medico legale ha certificato la morte per annegamento dei due ragazzi e il magistrato di turno ha disposto la restituzione delle salme alle famiglie. Si attende la data dei funerali.

Sabrina Macaluso

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