Palermo, Orlando e Ferrandelli seppelliscono l’ascia da guerra. Si pensa alle regionali

Vedere così tanti palermitani, accorsi per ascoltare i due candidati che si contendono la poltrona di sindaco del capoluogo siciliano, la dice lunga su quanto queste elezioni siano sentite. Al Giardino inglese, sotto un caldo sole di maggio, nell’ambito di una manifestazione di Addio pizzo, ieri è andato in scena il confronto tra Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli che si sfideranno domenica prossima al ballottaggio.  Un confronto pacato, dopo le polemiche al vetriolo delle ultime settimane. Un confronto che è cominciato con una stretta di mano tra i due e che si è concluso allo stesso modo. La quiete dopo la tempesta? Non proprio. La partita del ballottaggio è ancora in corso. Ma, la sensazione è che entrambi sappiano che, difficilmente, i risultati del primo turno verranno ribaltati, e soprattutto che, chiusa la parentesi delle amministrative, entrambi si ritroveranno nello stesso schieramento per affrontare la sfida delle sfide: le prossime elezioni regionali. Un appuntamento decisivo per il centrosinistra siciliano, al quale,  questa volta, dovrà presentarsi compatto per avere qualche chance di strappare la Regione al centrodestra. Il primo passo è stato fatto. A Palermo, il derby è tutto interno alla sinistra.  E, questa, è già di per  sé, una grande novità nel capoluogo siciliano, da sempre roccaforte di Forza Italia e prima della Dc. Senza considerare che, se il centrosinistra  si fosse presentato unito alle urne domenica scorsa, avrebbe già il suo sindaco piazzato a Palazzo delle Aquile. La posta in gioco, insomma, è molto più alta di Palazzo delle Aquile. Da qui, i toni pacati di ieri:  nessun colpo di fioretto, solo un vago riferimento alle primarie avvelenate, (proprio per sottolineare che l’unità avrebbe già portato la vittoria) e soprattutto, nessun colpo basso.
Orlando e Ferrandelli hanno risposto alle domande dei giornalisti seduti tra loro: Sara Scarafia di Repubblica, Giancarlo Macaluso del Giornale di Sicilia e Roberto Puglisi di Live Sicilia  e, moderate  da Ugo Forello di  AddioPizzo. Dalla mobilità cittadina, al ruolo delle periferie, dai servizi sociali (ormai scomparsi) alla trasparenza amministrativa. Insomma, tutto quello che serve per rendere Palermo una città vivibile.  Entrambi sono stati applauditi dalla folla dei loro sostenitori. Evidente in Orlando la profonda conoscenza della macchina comunale e della sua gestione economica: “Sono sicuro che nel bilancio del comune troveremo molti crediti fittizi e molti debiti strani, non a caso per la mia giunta ho scelto un generale della Guardia di Finanza per l’assessorato al bilancio”. E, in effetti, gli indizi gli danno ragione. Palermo si è ritrovata sull’orlo della dichiarazione del dissesto finanziario e non è chiaro come Sala delle Lapidi abbia approvato il bilancio, in fretta e furia, qualche settimana prima delle elezioni.
Ferrandelli, ha sottolineato le sue battaglie in Consiglio comunale per la trasparenza amministrativa (quando ancora era nell’Idv e Orlando era ancora il suo mentore) e ha ricordato le sue esperienze nel mondo del volontariato e dell’associazionismo quando ha risposto alle domande sui poveri e gli emarginati della città. E poi un riferimento al futuro: “Qualsiasi sarà la mia posizione dopo le elezioni io mi rapporterò con Idv, i Verdi, Rifondazione per governare finalmente questa città”.  Il messaggio è chiaro.  Nessun riferimento ai partiti, che come ormai sa bene, a partire dal Pd filo-governativo, non hanno portato nessun bene alla sua candidatura. Anzi.

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Vedere così tanti palermitani, accorsi per ascoltare i due candidati che si contendono la poltrona di sindaco del capoluogo siciliano, la dice lunga su quanto queste elezioni siano sentite. Al giardino inglese, sotto un caldo sole di maggio, nell’ambito di una manifestazione di addio pizzo, ieri è andato in scena il confronto tra leoluca orlando e fabrizio ferrandelli che si sfideranno domenica prossima al ballottaggio. Un confronto pacato, dopo le polemiche al vetriolo delle ultime settimane. Un confronto che è cominciato con una stretta di mano tra i due e che si è concluso allo stesso modo. La quiete dopo la tempesta? non proprio. La partita del ballottaggio è ancora in corso. Ma, la sensazione è che entrambi sappiano che, difficilmente, i risultati del primo turno verranno ribaltati, e soprattutto che, chiusa la parentesi delle amministrative, entrambi si ritroveranno nello stesso schieramento per affrontare la sfida delle sfide: le prossime elezioni regionali. Un appuntamento decisivo per il centrosinistra siciliano, al quale,  questa volta, dovrà presentarsi compatto per avere qualche chance di strappare la regione al centrodestra. Il primo passo è stato fatto. A palermo, il derby è tutto interno alla sinistra. E, questa, è già di per  sé, una grande novità nel capoluogo siciliano, da sempre roccaforte di forza italia e prima della dc. Senza considerare che, se il centrosinistra  si fosse presentato unito alle urne domenica scorsa, avrebbe già il suo sindaco piazzato a palazzo delle aquile. La posta in gioco, insomma, è molto più alta di palazzo delle aquile. Da qui, i toni pacati di ieri:  nessun colpo di fioretto, solo un vago riferimento alle primarie avvelenate, (proprio per sottolineare che l'unità avrebbe già portato la vittoria) e soprattutto, nessun colpo basso.

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