Chi decide le partite nel bene o nel male, si sa, sono sempre i giocatori. Sono loro, al di là della retorica, a scendere in campo. Il concetto vale ovviamente pure per la gara vinta dal Palermo sabato sera contro il Napoli anche se, nel caso specifico, la vera paternità del convincente successo per 3-1 contro i partenopei dovrebbe rivendicarla l’allenatore: Giuseppe Iachini. Doverosi, sul palco del Barbera, i riconoscimenti ai diversi attori protagonisti del cast rosanero per un film da oscar (spiccano i premi per la migliore colonna sonora scandita dall’intensità e dal grande ritmo impresso per tutta la durata e quello per i migliori effetti speciali prodotti dalle magie del tandem argentino Vazquez–Dybala) ma la statuetta più prestigiosa va assegnata al tecnico. È stato il timoniere della barca, il vero artefice dell’exploit di sabato sera. Uno stratega che ha lasciato il segno con un capolavoro tattico preparato ad hoc per contenere l’onda d’urto della corazzata azzurra.
La vittoria contro il Napoli nasce in settimana. Durante la marcia di avvicinamento al match, Iachini ha impostato con cura il suo piano d’azione scegliendo con il suo staff il vestito migliore da cucire addosso alla squadra per la serata di gala contro la terza forza del campionato. E approfittando del fatto che il Napoli è comunque un avversario facilmente leggibile dato che Benitez adotta sempre lo stesso sistema di gioco, il tecnico rosanero ha potuto elaborare le strategie più efficaci traducendo in campo il lavoro meticoloso costruito nei giorni precedenti.
Bravi i giocatori ad applicare alla lettera i compiti assegnati ma dieci e lode a Iachini per avere indovinato tutte le mosse, anche in partita in corso. Come una mano invisibile in grado, dall’alto, di mettere ogni pedina al posto giusto e coordinare in maniera armonica tutti i movimenti. Il passaggio dal collaudato 3-5-1-1 al 4-3-2-1, dettato anche dall’emergenza in difesa, era un’incognita ma la squadra ha dato risposte confortanti assorbendo senza traumi il cambio del modulo. È stata questa la chiave vincente della partita. Creando maggiore densità nella zona nevralgica del campo, Iachini è riuscito a bloccare le fonti di gioco avversarie e con un pressing asfissiante esercitato a turno dagli interni e dai trequartisti (in particolare Quaison, jolly calato a sorpresa dal primo minuto sul tavolo verde del Barbera) ha impedito ai due centrocampisti azzurri (David Lopez e Jorginho) di dare ampiezza alla manovra e cercare la profondità con i tagli per gli esterni offensivi.
Benitez, in pratica, è rimasto spiazzato. Abituati nelle ultime settimane ad agire di rimessa facendo valere la propria incisività nelle ripartenze, i partenopei hanno dovuto fare i conti con un copione diverso interpretato alla perfezione da un Palermo che ha aspettato l’avversario e che, con la complicità di qualche circostanza favorevole (determinante la papera di Rafael sulla conclusione dalla distanza di Lazaar in occasione dell’1-0), ha creato i presupposti per incanalare la gara sui binari preferiti. I rosanero hanno lasciato per lunghi tratti dell’incontro il pallino del gioco ai campani ma, al momento opportuno, hanno saputo imporre le proprie armi mettendo i due giocatori più rappresentativi (Vazquez e Dybala) nelle condizioni ideali per esprimere al massimo il loro potenziale. E per il Napoli sono stati dolori. La lezione tattica di Iachini ha una base anche psicologica. A prescindere dallo sviluppo della partita, infatti, i padroni di casa sono sembrati più agguerriti degli avversari. Al cospetto di un Napoli molle e con poche idee, i rosanero hanno sfruttato le proprie qualità accompagnati in campo da un bagaglio di determinazione e ardore agonistico alimentato anche dalla voglia di riscattare la sconfitta rimediata a San Siro contro l’Inter.
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