Il cinismo degli uomini di Stellone, intenzionati a riscattare il ko di Crotone, ha fatto la differenza contro un ottimo Lecce. Che, al netto del primo quarto d'ora, ha dominato il primo tempo e riaperto il match in extremis. Rosanero a -2 dalla capolista Brescia sconfitta in casa dal Cittadella
Palermo, la sostanza prevale sulla forma Vittoria ottenuta con sacrificio e sofferenza
La sostanza contava più della forma. Dopo la sconfitta per 3-0 rimediata a Crotone il Palermo doveva vincere e ha vinto. Doveva fornire un certo tipo di risposte e queste risposte, anche se in maniera non particolarmente brillante, sono arrivate. Voglia di tornare al successo e riprendere il cammino verso la promozione, di riconquistare l’intera posta in palio tra le mura amiche (l’ultimo acuto al Barbera era datato 27 dicembre 2018 in occasione del match contro l’Ascoli) e di cancellare il ko subìto martedì sera in Calabria in aggiunta alla possibilità di approfittare del passo falso casalingo del Brescia contro il Cittadella portandosi al secondo posto a -2 dalla capolista in attesa dell’impegno del Benevento. Il cocktail di motivazioni offerto dalla partita contro il Lecce era troppo invitante e gettare al vento contemporaneamente tutti questi bonus sarebbe stato uno spreco quasi imperdonabile. Uscire dal Barbera con un successo era fondamentale – per la classifica e il morale – e a prescindere dal modo in cui è stata condotta, la missione è stata portata a termine. Il traguardo, cioè la vittoria, è stato raggiunto.
La cornice è un elemento che contribuisce alla bellezza estetica di un quadro ma, nella maggior parte dei casi, ciò che domina il campo visivo di chi osserva è il quadro stesso. Tranne rare eccezioni, bastano i soli contenuti per dare lustro all’opera d’arte e gli uomini di Stellone hanno saputo valorizzare i loro contenuti a scapito dell’attrattività del contorno. Contava, appunto, la sostanza. Che, sul fronte rosanero, ha fatto la differenza attraverso un mix di concretezza, abitudine alla sofferenza e spirito di sacrificio da parte del collettivo. Virtù che hanno determinato un successo dal valore doppio perché ottenuto contro una diretta concorrente nella lotta per la serie A e, contestualmente, contro un’ottima squadra. Il Lecce, che in classifica si trovava ad una sola lunghezza dai rosa, ha offerto una prova di buonissimo livello e non ci sarebbe stato nulla da dire se avesse ottenuto un risultato positivo. Dopo lo sbandamento del primo quarto d’ora caratterizzato dal gol-lampo del momentaneo 1-0 di Trajkovski (il macedone, che non segnava dall’8 dicembre, ha realizzato la sua prima rete al Barbera nel secondo mandato targato Stellone), gli ospiti hanno imposto il proprio gioco e hanno messo alle corde i padroni di casa con una manovra ariosa condita da trame lineari, movimenti senza palla e frequenti sovrapposizioni. I salentini, privi del centrocampista Petriccione out per squalifica, hanno tolto il piede dall’acceleratore e, dopo la rete del 2-0 firmata Puscas al 52′ (per il rumeno, a segno con un potente tiro di destro propiziato da un velo di Chochev, si tratta della sesta marcatura in questo campionato), hanno perso alcune certezze. Ritrovate solo ai titoli di coda grazie allo splendido gol al volo del neo-entrato Tabanelli (a segno pure all’andata come Puscas) ma quando ormai era troppo tardi e non c’erano più i presupposti per evitare in extremis la sconfitta.
Davanti ai quasi 10 mila spettatori del Barbera – e a proposito di pubblico, questo pomeriggio non è passata inosservata nell’arco dei 90 minuti una certa freddezza tra le due tifoserie legate da uno storico gemellaggio – potremmo dire in generale che il Lecce ha giocato e il Palermo ha segnato. Ingrandimento su scala ridotta di un match in cui va messa certamente in evidenza la mentalità propositiva della compagine guidata dall’ex metronomo rosa Liverani (applaudito dai tifosi della Curva Sud e della tribuna in occasione dell’ingresso in campo delle due squadre) ma nel quale va rimarcato anche il ritrovato cinismo del Palermo. Abile, come successo più volte sia nella passata che in questa stagione, a costruire le proprie affermazioni sfruttando l’inerzia determinata da alcuni episodi favorevoli. Ovvero i gol. Maturati nel caso di oggi nel contesto di una partita in cui, dopo un primo tempo per lunghi tratti in balia dell’avversario, la squadra nella ripresa comunque è migliorata (in concomitanza con il rendimento in crescendo di diversi singoli come ad esempio Aleesami e i tre centrocampisti Murawski, Jajalo e Chochev al di là delle menzioni speciali per gli autori dei gol e per il portiere Brignoli autore di almeno quattro interventi di ottima fattura), ha alzato il baricentro e preso le misure ad un Lecce generoso (sugli scudi il funambolo Falco) ma meno arrembante rispetto ai primi 45 minuti di gioco.