Palermo e l’acquario al posto del mercato ittico: ma Confindustria dice vero o scherza?

SAREBBE QUESTA LA CULTURA IMPRENDITORIALE DEGLI INDUSTRIALI DEL CAPOLUOGO SICILIANO? E IL MANUFATTURIERO? E L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI? E LE AREE INDUSTRIALI DI TERMINI IMERESE, BRANCACCIO, VILLAFRATI E VICARI? INSOMMA, LA POLITICA E’ QUELLA CHE E’. MENTRE GLI ‘INDUSTRIALI’ SONO QUELLI CHE SONO…

Gli industriali di Palermo hanno scoperto come rilanciare l’economia palermitana: realizzare un acquario in sostituzione del mercato ittico. Di sicuro è una bella trovata, intelligente ed innovativa. Non ci meraviglieremmo se magari suggerissero di allocare il mercato ittico a Bellolampo. O a monte Cuccio. Anche questa sarebbe un’idea innovativa, tesa a render competitiva nel mercato globale l’economia del distretto produttivo palermitano.

La questione degli industriali di Palermo è antica ‘comu a calia’ e ci permettiamo di indicare nel progetto di sviluppo imprenditoriale palermitano di aggiungere a questa anche ‘a simienza’. Così, tanto per stare all’altezza della competizione internazionale, ‘ca calia e ca simienza’.

La cosa più preoccupante, però, è la disponibilità del Sindaco della città, Leoluca Orlando, di dare seguito alle insistenze dell’organizzazione degli imprenditori, ritenendo che questa organizzazione sia portatrice di idee e progetti economici d’avanguardia. Non comprendendo che una organizzazione che si autoproclama degli industriali – quando di industrie non conosce nemmeno l’origine semantica del termine – dovrebbe annoverare nei suoi ranghi imprese manifatturiere capaci di produrre valore aggiunto, occupazione operaia e tecnica, ricerca innovativa di metodi di produzione avanzata (tecnologie) e cultura del mercato locale e globale.

Caro Leoluca Orlando, quando sarà il momento di dare a questa Amministrazione una svegliata e cominciare a valorizzare le energie positive della città e dell’entroterra metropolitano? Noi le consigliamo di ‘posare’ definitivamente gli ‘scienziati’ di Confindustria e il loro acquario, di pensare un po’ più in grande e di sostenere con iniziative, progetti e misure appropriate lo sviluppo produttivo della città.

Al dottore Alessandro Albanese, presidente degli industriali palermitani, ci permettiamo di suggerire un’attività promozionale in direzione delle attività manifatturiere e, se non ne la le capacità, gli consigliamo di andarsene a casa ed evitare di fare danni alla città maggiori di quelli che ha già provocato con l’idea di realizzare un acquario alla Cala.

La domanda è: in quale categoria industriale (per industriale leggasi: trasformazione di materie prime in prodotti finiti o semilavorati, ndr) intende ascrivere l’attività economica dell’acquario? Ce lo spieghi, perché magari noi, che non siamo industriali, non ne comprendiamo la specificità compartimentale nella quale collocare questa iniziativa imprenditoriale.

In conclusione, ci permettiamo di suggerire agli industriali palermitani di popolare con attività industriali manifatturiere le aree all’uopo attrezzate di Carini, di Termini Imerese e di Brancaccio, nonché quella tra Villafrati e Vicari. Territori ridotti a cimitero di capannoni vuoti e cadenti, la gran parte dei quali adibiti a depositi di merci varie.

Queste sono le sedi proprie delle attività industriali. Se Confindustria di Palermo ha bisogno di spazi dove insediare le attività delle imprese ad essa aderenti ne può trovare in grande abbondanza in quelle aree adeguatamente attrezzate.

Restiamo in attesa di risposte, ove i soggetti che con queste note abbiamo interpellato ritenessero di aiutarci a capire. Grazie.


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Sarebbe questa la cultura imprenditoriale degli industriali del capoluogo siciliano? e il manufatturiero? e l'internazionalizzazione delle produzioni? e le aree industriali di termini imerese, brancaccio, villafrati e vicari? insomma, la politica e' quella che e'. Mentre gli 'industriali' sono quelli che sono. . .

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