Palermo, due proposte per la città

Nel dibattito preparatorio per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco di Palermo il tema prevalente tra le forze politiche è quello relativo agli schieramenti ed alle alleanze. La città non esiste, né per i veri o presunti candidati, né per i partiti. Non c’è un accenno all’analisi del degrado, dell’impoverimento, né della marginalità in cui versa la nostra città. Né su quale identità assegnare a Palermo per il futuro, atteso che quello che la città è stata in passato ormai è perduto per sempre. Non ci resta che l’attualità contrassegnata dal conflitto permanente mafia-antimafia. Il che non rappresenta davvero uno spettacolo di ‘pregio’, di cui andare fieri.

Una città parassitaria, che non produce nulla, nella quale la disputa sul suo ruolo economico è incentrata sulla funzione da assegnare all’impianto del mercato ittico alla Cala: se mantenerlo nell’attuale destinazione o farne un acquario; oppure se il nuovo stadio del calcio, che avrebbe dovuto essere realizzato alla Bandita dove lo ha assegnato il vigente Piano regolatore generale della città (ma lì è zona di mafia e non si possono modificare gli assetti urbanistici…), o se costruirlo allo Zen, dove dopo nove anni non s’è fatto nulla e di certo non per le pretese lungaggini burocratiche, ma perché il presidente della società aspetta di recuperare i fondi necessari dalla compravendita dei pezzi pregiati della squadra e dai finanziamenti della Regione siciliana.

Per non parlare degli sprechi dell’amministrazione comunale, prima di tutto per il costo del suo apparato: ventimila dipendenti comunali sono un bel costo fisso. E poi per mantenere in piedi, senza alcuna utilità, fatta salva la certificazione anagrafica, degli organi decentrati quali le circoscrizioni.

Poiché recuperare la dignità alla città, assicurarle il prestigio che la sua storia merita largamente, rilanciarne lo sviluppo economico-produttivo sono obiettivi di lunga lena, ci permettiamo di avanzare due proposte. Una alle forze politiche ed ai candidati-sindaco: le alleanze determinatele sulla base di progetti di rilancio innovativi delle nuove forme di convivenza civile e di riorganizzazione da assegnare alle istituzioni cittadine. L’altra al sindaco uscente, Diego Cammarata: se vuole concludere positivamente la sua disastrosa gestione del Comune, senza fare altri debiti, poiché non c’è più Berlusconi al governo che gli possa ‘bagnare le mani’ con elargizioni straordinarie, ne faccia una di riforma nei pochi mesi che gli restano per completare il suo mandato amministrativo. Presenti una delibera al consiglio comunale contenente i poteri da assegnare alle otto Municipalità già istituite con delibera consiliare del luglio 2004, fornendo così – senza alcun costo aggiuntivo – testimonianza della cultura della sussidiarietà e di spirito innovativo di cui Palermo ha estremo bisogno e cancellando per sempre quelle inutili propaggini dell’amministrazione civica rappresentate dalle circoscrizioni.

Questo sarebbe un bel modo per uscire dall scena di primo cittadino e passare alla storia della città non come il sindaco del disastro, ma del sindaco che ha lasciato in eredità, oltre appunto al disastro finanziario, qualcosa di innovativo.


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Nel dibattito preparatorio per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco di palermo il tema prevalente tra le forze politiche è quello relativo agli schieramenti ed alle alleanze. La città non esiste, né per i veri o presunti candidati, né per i partiti. Non c’è un accenno all’analisi del degrado, dell’impoverimento, né della marginalità in cui versa la nostra città. Né su quale identità assegnare a palermo per il futuro, atteso che quello che la città è stata in passato ormai è perduto per sempre. Non ci resta che l’attualità contrassegnata dal conflitto permanente mafia-antimafia. Il che non rappresenta davvero uno spettacolo di ‘pregio’, di cui andare fieri.

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