E’ un mix di sensazioni contrastanti l’effetto che, sul versante rosanero, produce l’1-1 casalingo contro la Ternana nel turno infrasettimanale del girone C del campionato di C. Il rammarico per non avere vinto, dopo essere andati in vantaggio, una gara nella quale il Palermo avrebbe meritato di conquistare l’intera posta in palio soprattutto per la prestazione offerta è accompagnato anche da un sospiro di sollievo e dalla consapevolezza che, per assurdo, la squadra ha rischiato di perdere se nel finale il pallone calciato su punizione dall’ex di turno Falletti, autore al 29’ del secondo tempo del gol del pareggio dopo il momentaneo 1-0 firmato Lucca nelle battute iniziali della ripresa con un colpo di testa su cross di Accardi dall’out destro, non avesse centrato il palo prima che Pelagotti si trovasse in seguito ad un rimpallo il pallone tra le mani sulla linea di porta.
A prevalere, tuttavia, è il flusso orientato verso la parola ‘rammarico’, sentimento amplificato dalla modalità con la quale gli umbri sono riusciti a ristabilire la parità (il capitano Crivello scivola nell’azione da cui spunta il pallone rasoterra sfruttato con freddezza da Falletti a tu per tu con il portiere) e dettato dall’amara constatazione che se il Palermo avesse giocato anche altre volte e contro avversari meno quotati con la stessa intensità ed applicazione mostrate nella gara odierna la realtà adesso sarebbe diversa. I rosanero, al terzo pareggio di fila, non stazionerebbero a metà classifica e non avrebbero un gap di ventisei punti dalla capolista. Migliore dei rosa in relazione alla qualità di alcuni interpreti (al Barbera si è messo in evidenza soprattutto il centrocampista Palumbo, più brillante rispetto ad una batteria offensiva che oggi ha funzionato solo ad intermittenza) e certamente sul piano della continuità (non è un caso se la formazione guidata da Lucarelli, costretto nel primo tempo a due cambi forzati sulla fascia sinistra, sia l’unica ancora imbattuta in Europa e in trasferta abbia vinto otto gare su dieci) ma che nel confronto diretto non è stata superiore nell’arco dei novanta minuti. Perché, dunque, il Palermo è forte con le big e vulnerabile con le compagini meno blasonate? E’ una questione mentale. Se la squadra sfodera ottime prestazioni in determinate circostanze, come avvenuto in questa stagione anche a Catanzaro, nel derby con il Catania giocato in emergenza o nella sfida con il Bari, e spesso stecca altri tipi di appuntamenti significa che pur avendo delle potenzialità non ha ancora raggiunto il livello di maturità necessario per la definitiva consacrazione.
Target raggiungibile, peraltro, nel momento in cui gli errori individuali avranno nell’economia delle partite un peso specifico inferiore. I rosa, più ordinati in campo grazie al contributo di De Rose che pur non facendo cose trascendentali ha dato alla manovra equilibrio e raziocinio in qualità di play nel 4-3-3, contro la prima della classe avrebbero meritato di vincere ma se non lo hanno fatto un motivo ci sarà. E una delle ragioni, al netto di altri fattori come gli episodi dubbi in area rossoverde non ravvisati dall’arbitro Tremolada che nel primo tempo ha sorvolato su una spinta di Defendi ai danni di Valente e una trattenuta di Salzano su Luperini, è da collegare proprio al piccolissimo margine di errore con cui deve fare i conti l’undici di Boscaglia. Che per segnare, in assenza di incisività e killer-instinct in occasione delle prime palle gol create durante la gara, deve presentarsi tante volte davanti alla porta avversaria e che, a differenza ad esempio di formazioni come appunto la Ternana in grado di lasciare un segno anche nelle giornate meno propizie, per superare indenne i pericoli è costretto ad interpretare il suo copione alla perfezione e senza la minima sbavatura. In occasione del gol subìto è mancato il supporto della dea bendata ma, come dimostra oltretutto il brivido in zona Cesarini, il concetto di sfortuna regge fino ad un certo punto nelle dinamiche di un Palermo che dopo l’1-0 non ha saputo incanalare il match verso i propri binari. E qui c’entra poco la sfortuna con le imperfezioni di una squadra come quella rosanero che, a prescindere dagli interpreti presenti in campo con riferimento in questo caso anche all’ingresso di Silipo al posto di Kanouté subito dopo l’intervallo, ha come sua caratteristica l’incapacità di sferrare all’avversario il colpo del ko e spostare definitivamente l’asse delle partite dalla propria parte.
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