Palermo, call center vicini al collasso Il destino di tremila lavoratori nelle mani di Wind

Se Wind abbandona Palermo, si salvi chi può: le conseguenze saranno disastrose. È ancora nelle mani dell’azienda di telefonia il destino di quasi tremila dipendenti dei principali call center del capoluogo siciliano, Almaviva e 4U Servizi in testa. La bomba Almaviva è scoppiata lo scorso novembre: l’azienda dà l’annuncio di quasi duemila esuberi fra dipendenti a tempo indeterminato e lavoratori a progetto. Le trattative non si sono mai chiuse, le proposte dei dirigenti dell’azienda siciliana non sono state prese in considerazione dalle parti sociali: i sindacati non ci stanno, non sono ammessi tagli agli stipendi dei lavoratori. Così si attende il 23 gennaio, giorno in cui è stato fissato a Roma l’ennesimo incontro fra imprenditori e parti sociali nella speranza di trovare una soluzione. 

«La verità – afferma Loredana Ilardi, dipendente ed ex rsu – è che fino a quando non si chiuderà la gara d’appalto Wind il 29 marzo (ovvero fino a quando non si saprà se l’azienda di telefonia rinnoverà il contratto o no, ndr) è inutile fare pronostici. Solo allora avremo più chiaro il nostro destino, ma soprattutto sapremo come agire». Nel frattempo una notizia riscalda tiepidamente il cuore dei lavoratori: Wind ha stabilito una proroga di altri tre mesi al contratto con Almaviva. Altri 90 giorni di ossigeno per gli operatori call center, ma che davvero non cambieranno la loro vita.

Ad aggravare la situazione dell’azienda palermitana sono i problemi legati agli affitti delle due sedi, quella di via Cordoba e quella in via Marcellini. I contratti sono scaduti. In questi mesi sindacati e dirigenti dell’azienda hanno chiesto aiuto alle istituzioni: «Almeno assegnateci dei luoghi consoni allo svolgimento delle attività aziendali». Niente da parte della Regione, tiepide proposte dal Comune: luoghi non idonei e che non rispettano le norme. Un vuoto e un silenzio istituzionale che lasciano lavoratori, l’amministratore delegato, Andrea Antonelli e il presidente Marco Tripi nello sconforto.

Lo stesso discorso vale per i lavoratori di 4U Servizi. Proprio ieri si è svolta una riunione fra sindacati e azienda. Fumata nera: è saltata la firma dell’accordo sulla cassa integrazione. «L’azienda paghi subito gli stipendi arretrati», gridano Francesco Assisi (segretario Fistel Cisl Palermo-Trapani) e Roberto Giannotta (responsabile telecomunicazioni Fistel). I 400 lavoratori della 4U non ricevono pagamenti da novembre. Il motivo è sempre lo stesso: Wind non rispetta gli accordi economici, Wind latita, Wind delocalizza. Usciti dall’ufficio provinciale del lavoro la reazione è stata unanime: «Dopo mesi di attesa non si possono chiedere ai lavoratori ulteriori sacrifici, così abbiamo deciso di non firmare l’accordo con l’azienda che non può garantire il pagamento di tutti gli arretrati entro il 31 gennaio e nemmeno, ci ha fatto sapere, criteri equi per la cassa integrazione, cosi come abbiamo chiesto su mandato dell’assemblea dei lavoratori».

La protesta non si ferma, le prossime date sono fissate: lunedì operatori e sindacati si riuniranno in assemblea; il 20 mattina è già stato convocato un sit-in alle 10 davanti alla sede dell’assessorato comunale alle Attività produttive. Proprio quel giorno è previsto, infatti, l’incontro fra sindacati e l’assessore Giovanna Marano. Il quadro complessivo della situazione non è certo dei più rassicuranti, ma per alcuni lavoratori c’è stato un lieto fine. Parliamo di Accenture: per i quasi 300 dipendenti, a un passo dal licenziamento, lo scorso 12 dicembre è avvenuto il miracolo. Tutti gli operatori sono stati riassorbiti da una partecipata. Miracolo, ma non fino in fondo: il nuovo contratto prevede una riduzione sia delle ore di lavoro che del 25 per cento dello stipendio.

Il vero nocciolo della questione per quanto riguarda il settore delle telecomunicazioni lo avevano evidenziato in tanti, tanto tempo fa. Dai giuristi, ai sindacati, la denuncia è unanime: manca un’approvazione da parte del parlamento delle molteplici direttive europee per regolamentare il mercato. Normative che impediscano la delocalizzazione del lavoro in quei luoghi dove i costi del servizio sono inferiori a danno (come sempre) del consumatore. A tal proposito, incassata da poco una piccola vittoria delle parti sociali nostrane, nello specifico Almaviva: è stata accertata la violazione dell’articolo di legge secondo cui gli operatori stranieri sono obbligati a comunicare al consumatore che stanno rispondendo da un Paese diverso dall’Italia. Questo non avviene mai. Perché è così importante? Perché all’estero non vigono le stesse regole per la gestione dei dati personali. In teoria l’utente dovrebbe essere avvisato e avrebbe il diritto di scegliere se farsi aiutare da un operatore che poi potrà fare dei suoi dati ciò che vuole o se chiudere quella conversazione e parlare con un dipendente italiano che è vincolato dalla legge sulla privacy. «Wind, se non aggiusterà il tiro da questo punto di vista, rischia sanzioni da diecimila euro al mese», affermano i dipendenti del call center palermitano.


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