Riflettere, creare un collegamento tra il microcosmo e l’universalità dell’esistenza. Al Teatro Agricantus di Palermo è pronta a partire la stagione Teatro da Kamera che quest’anno si intitola Riflessi. Si parte dunque da uno specchio dietro cui si cela un modo altro, uno specchio distorto come quello di Carrol, claustrofobico o forse fuori dallo spazio […]
Palermo, al teatro Agricantus prende il via la stagione Teatro da Kamera
Riflettere, creare un collegamento tra il microcosmo e l’universalità dell’esistenza. Al Teatro Agricantus di Palermo è pronta a partire la stagione Teatro da Kamera che quest’anno si intitola Riflessi. Si parte dunque da uno specchio dietro cui si cela un modo altro, uno specchio distorto come quello di Carrol, claustrofobico o forse fuori dallo spazio e dal tempo. Sono specchi che divengono comunque porte capaci di traghettarci lontano, riflessi che restituiscono infinite sfaccettature dell’esperienza di vivere. L’essere umano è al centro della narrazione e porta nomi e caratteristiche differenti, ma affronta, di volta in volta, le sfide di ognuno: il tempo, la morte, la follia, l’isolamento. Lo spazio di via XX Settembre, di cui è direttore artistico Vito Meccio, ogni martedì fino al 20 dicembre ospiterà spettacoli di prosa contemporanea, sei proposte che cercano di dare spazio a un confronto generazionale, aprendo il palco anche ai più giovani e offrendo loro un’opportunità per raccontare e raccontarsi nelle proprie scoperte e nelle proprie sincere fragilità. Si parte martedì 15 novembre alle ore 21 con Carrubbello di e con Sergio Vespertino, accompagnato sul palco dal fisarmonicista Pierpaolo Petta, che porta in scena un testo liberamente ispirato a un racconto di Dino Buzzati. Carrubello è un paese immaginario e a raccontarlo è un improbabile abitante, voglioso di togliersi dal groppone un insopportabile segreto. Questo strano, buffo e strampalato personaggio narra di come il paese e tutti i suoi abitanti siano stati soggiogati, trasformati e rimodellati da un solo evento, una storia davvero curiosa e complicata. In questo spettacolo Sergio Vespertino punta gli occhi ai piccoli segni, ai messaggi e, soprattutto, ai messaggeri dell’Altrove, stuzzicandoli come lui sa fare, con quel solletico che fa ridere ma che sa anche cogliere il cuore dello spettatore. Piccole storie di paese, segreti, intrecci di fatti e fatterelli, personaggi veri o assolutamente impossibili, sono i protagonisti di uno spettacolo divertente e giocoso. Il 22 novembre andrà in scena C’è nessuno di Elena Grimaldi e Gioacchino Cappelli, che affronta il rapporto delle nuove generazioni con internet, i media e i videogiochi: una vera e propria dipendenza che ha creato, complice la pandemia, isolamento, reclusione volontaria, frustrazione e senso di fallimento. Lo spettacolo apre le porte di quella camera che è tanto una prigione quanto un cantuccio sicuro, e senza giudizio né pretese di analisi, mostra al pubblico – anche attraverso una rete di proiezioni create da Salvatore Caruso– le seduzioni, i piaceri, i malesseri e i disagi di chi è ancora nel tunnel. Il mese di novembre si conclude, martedì 29 con Il filo d’oro il cui tema portante è quello della metamorfosi preso a piene mani dai testi di Ovidio e Apuleio, adattati poi ad una mitologia sicula riscoperta e reinventata da Andrea Camilleri e dalla giovane autrice Gaia Vitanza. In scena Ariele Duca sarà Moira, una giovane sarta, narratrice di una storia che ne apre infinite altre, attraversando i confini del tempo, dello spazio e persino della veridicità. I racconti di sentimenti universali si calano nei contesti più disparati: la guerra, il fascismo, gli anni ’80. Poco importa sapere come, quando o perché ciò di cui parla Moira sopravvive alla violenza, al fato, alla follia, persino alla morte.
Martedì 6 dicembre il palco sarà di Clelia Cucco, interprete di Io e Franca di Salvo Rinaudo: un palco e due voci, due donne allo specchio. Da una parte Franca Rame, che con coraggio raccomandava alle donne di non perdere mai il rispetto per loro stesse, e dall’altra una donna di oggi impegnata nella sua lotta quotidiana per salvaguardare la propria dignità. Il 13 dicembre sarà la volta di Sigmund e Carlo con Roberto Cardone e Niko Mucci che interpreteranno due vecchi esibizionisti in competizione per una panchina. Forse sono Freud e Marx, sopravvissuti al loro tempo, di fatto daranno vita a un confronto sulla riflessione relativa all’abuso interpretativo delle idee e delle ideologie e, soprattutto, un accorato appello al senso della responsabilità collettiva. Un testo che fa sorridere e ridere spesso, ma che lascia un ché di amaro, nel suo rifiuto di ogni possibile risvolto positivo. La stagione Teatro da Kamera si conclude martedì 20 dicembre con Senza filtro di Fabrizio Visconti e Raffaella Rapisarda, dedicato alla Poetessa dei Navigli. Un invito a conoscere il dietro le pagine di una donna che fu un inno alla vita e all’amore, quell’Alda Merini condannata e salvata dalla sua stessa poesia.