Tra le 28 offerte sul tavolo dell’Urega di Catania, è risultata vincente quella dell’associazione di imprese I.Co.Ser srl di Gangi, in provincia di Palermo. Costerà così oltre un milione e 870 mila euro la demolizione dell’ex Palazzo delle Poste di viale Africa. Il governo regionale, sul futuro del progetto di una nuova Cittadella giudiziaria in riva al mare, sta accelerando al massimo. «È il primo concreto intervento di riqualificazione urbana ad opera della Regione Siciliana – evidenzia il governatore Nello Musumeci – Dopo la Cittadella giudiziaria, curata dall’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, passeremo all’ex ospedale Santa Marta. Il progetto, seguito dall’assessore alla Salute Ruggero Razza, prevede la demolizione della struttura per fare spazio all’edificio retrostante del Vaccarini e ad alcune superfetazioni dell’ex ospedale Vittorio Emanuele che diventerà il più grande Polo museale dell’Isola».
L’Ati madonita si è aggiudicata l’appalto, varato dal Genio civile etneo, grazie a un ribasso del 20,788 per cento. Un’inezia differenzia questa offerta da quella del soggetto secondo in graduatoria, l’impresa Fenix consorzio stabile scarl di Bologna, che aveva messo sul piatto un ribasso del 20,786 per cento. L’importo a base di gara era di oltre due milioni e 361mila euro, cui devono aggiungersi circa 57mila euro di oneri non soggetti a ribasso. Fondi che fanno parte del complessivo stanziamento da 40 milioni di euro per realizzare la Cittadella giudiziaria di Catania. «Con la costruzione di un secondo palazzo di giustizia – aveva già ribadito Musumeci in passato – si eviterà un inutile spreco di denaro, dovuto al pagamento degli affitti dei diversi uffici giudiziari».
La scelta di demolire l’edificio di viale Africa, anziché ristrutturarlo come previsto negli anni scorsi, era stato il colpo di scena di quest’estate. L’aria di mare ha inferto infatti colpi mortali al cemento del palazzone, in abbandono praticamente da vent’anni e forse più. Conti e rilievi alla mano, risulterebbe più conveniente abbattere la struttura che non tentarne il recupero. Per capire, invece, cosa verrà realizzato, la Regione ha in programma di affidarsi a un concorso internazionale di progettazione. «Vogliamo un’opera che dovrà fare la storia, non un semplice palazzo ma un’architettura con una sua identità, un’anima propria», aveva detto ambiziosamente l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone. La sua promessa è adesso di «vedere entrare in azione le ruspe prima dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, a metà gennaio 2020».
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