Un piccolo paradiso verde nel cuore della città. Un museo vivente e fiore allocchiello dellateneo catanese. Abbiamo fatto una visita e una chiacchierata con il direttore
Orto botanico: tra conservazione e ricerca
Un piccolo paradiso verde nel cuore della città. Un museo vivente e fiore allocchiello dellateneo catanese. Centinaia di specie diverse messe a disposizione degli occhi curiosi dei visitatori. Una superficie di 16.000 mq che ospita molte preziose collezioni di piante rare, nonché il Dipartimento di botanica dellUniversità. Questo e molto altro è lOrto botanico di via Antonino Longo a Catania, a due passi dalla via Etnea.
Nel suo ufficio incontriamo il professor Pietro Pavone, vicedirettore del Dipartimento di botanica e responsabile dellOrto, che molto gentilmente ci guida alla scoperta di un pezzo di città e di università sconosciuto ai più. «Questo è lunico orto botanico universitario della città, esistente dal 1858. Oltre questo spazio cè ben poco. Esistono dei piccoli giardini privati ma questi non sempre sono curati». Un bene prezioso, dunque, che sta anche per dotarsi di un altro pezzo importante. Dopo i lavori di ristrutturazione degli edifici e della ringhiera ottocentesca eseguiti nel 2000, sono infatti iniziati da qualche settimana i lavori per la costruzione di una serra. La nuova serra sarà identica a quella edificata dal fondatore Tornabene che era stata abbattuta negli anni cinquanta alloriginale e ospiterà in ambiente caldo-umido una collezione di piante tropicali.
Ma a cosa fa un orto botanico, ci chiediamo. Il prof Pavone risponde: «Lorto svolge diverse funzioni. Non solo la ricostruzione di ambienti naturali, ma anche una intenso lavoro di documentazione naturalistica destinata alla didattica a alla ricerca». La varietà delle piante esposte risulta infatti molto utile gli studenti dei corsi di Scienze biologiche, Scienze ambientali, Scienze ecologiche e naturali e di Farmacia che per superare gli esami devono crearsi un loro personale erbario. «Qualche volta, se accompagnati da un docente, i ragazzi sono autorizzati a raccogliere campioni dallorto. Ma più spesso devono osservare le piante spontanee e poi essere bravi a ritrovarle sul territorio».
Un attività molto vivace è la ricerca. Il dipartimento di botanica catanese partecipa a diversi progetti regionali, nazionali ed europei. «Riusciamo ad ottenere fondi sufficienti e per questo siamo anche in grado di far lavorare molti giovani» spiega il dott. Pavone. La Regione Sicilia, ad esempio, ha recentemente approvato un progetto per la ricostruzione dellorto siculo per ambienti. «Unarea destinata alla cultura di piante siciliane che già esiste ma che adesso verrà rinnovata. Saranno ricostruiti i diversi tipi di ambienti (sabbiosi, di palude ecc..) in modo tale che anche i visitatori meno esperti possano riconoscerne differenze e caratteristiche». Di grossa rilevanza è anche il progetto europeo interregionale Genmedoc per la creazione di una banca del germoplasma. Ce ne ha parlato la dott.ssa Angela Lantieri: «In poche parole si tratta di raccogliere, analizzare, catalogare e conservare a meno 20° i semi delle piante che a causa dei cambiamenti climatici e degli interventi delluomo sul territorio, sono a rischio di estinzione». Un lavoro importante dunque.
Ma la città conosce lorto botanico? I catanesi usufruiscono di questo museo vivente allaperto? «Abbiamo registrato una media di ventimila visite lanno. dice il prof. Pavone Oltre le scolaresche, sono soprattutto i turisti stranieri ad essere attratti dalle nostre collezioni di piante rare». I catanesi vengono per lo più in occasione di mostre particolari, come quella sui funghi dall 11 al 13 novembre Il problema è anche logistico, dato che cè ununica unità di personale incaricata di guidare i gruppi di visitatori. Le attrazioni non mancano di certo, dato che l orto botanico ospita diverse importanti collezioni di piante. Le succulente, comunemente dette piante grasse, ad esempio, formano la collezione di maggiore pregio anche da un punto di vista scientifico (si studia la loro capacità di adattarsi al clima) oltre che ornamentale; o la collezione delle palme, alcune delle quali molto rare ma ben adattate; o gli arbusti e altre piante di grande valore. Un patrimonio ricco e ben curato, con un altro valore scientifico che i cittadini potrebbero sfruttare di più. Anche solo per passeggiare in mezzo ad alberi centenari e fiori dai colori sgargianti
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di novembre Universitinforma