L’allenatrice della squadra giovanile dell’Orizzonte, Martina Miceli, racconta il successo della sua squadra di giovanissime. «Le ragazze fanno grandi sacrifici, i papà e le mamme ancora di più», racconta. Poi lo sfogo sulla scuola: «Le nostre atlete sono tutte brave, ma ci sono ancora insegnanti che ti dicono: o studi o fai sport»
Orizzonte Catania, l’under 17 campione d’Italia Miceli: «Lo scudetto merito anche dei genitori»
«Alleno le giovanili dell’Orizzonte da cinque o sei anni e mi occupo di giovani dal 2000. Questo progetto è nato quattro anni fa, quando abbiamo deciso di puntare su un gruppo di ragazze del 2000 e 2001. In loro avevo visto delle potenzialità e si sono confermate bravissime, ma i genitori ancora di più, perché sono stati costanti nel portare le loro figlie in piscina per tre o quattro anni. Il sacrificio è più loro che delle atlete». Il palmares dell’Orizzonte Catania è molto ricco, con 19 scudetti, otto Coppe dei campioni, una supercoppa europea e tre coppe Italia, ma stavolta a salire sul tetto d’Italia è stata la formazione under 17, allenata da Martina Miceli: «In questi anni – spiega l’allenatrice – sono arrivati sin da subito i primi titoli regionali e poi le prime qualificazioni nazionali, dove eravamo arrivate in semifinale. L’anno scorso abbiamo vinto il primo bronzo e il primo scudetto, entrambi con l’under 15 e quest’anno lo scudetto under 17 con una squadra giovanissima, lottando con formazioni che erano quasi interamente formate da ragazze più grandi di un anno».
La sfida decisiva contro Rapallo è stata vinta dalla squadra etnea ai rigori: «Noi abbiamo un gruppo forte e siamo coperti in tutti i ruoli – continua Miceli –. Dopo alcune difficoltà iniziali, abbiamo fatto noi la partita». La formazione avversaria, però, non si è data per vinta, costringendo le siciliane a sudarsela fino alla fine. Corsi e ricorsi storici: «Due anni fa, ad Ancona, sempre contro Rapallo avevamo perso in semifinale ai rigori. Ci siamo ricordati che, in quella occasione, probabilmente abbiamo perso ancora prima di tirare: molte erano bambine e per loro era la prima manifestazione importante. Stavolta c’era un clima diverso, con le ragazze sicure di sé, determinate».
Miceli spiega poi come le sue ragazze siano già abituate a giocare anche a livelli più alti: «A causa di un ridimensionamento societario, anche in serie A facciamo giocare molte piccole, quindi queste ragazze hanno avuto grande spazio in palcoscenici importanti e questa è stata la loro fortuna. Noi abbiamo un gruppo che quotidianamente si allena con la prima squadra ed è già abituato alla tensione di partite importanti. Si tratta, insomma, di ragazzine che sono già proiettate ad alti livelli». Anche grazie alla collaborazione della famiglia. «Tutte le ragazze arrivano da realtà positive, da famiglie in cui i genitori sono disposti a fare grandi sacrifici, per cui sono abituate a lavorare duro e a mettere al primo posto la scuola e lo sport. Da questo punto di vista partiamo avvantaggiate. Inoltre si è creato un bel gruppo, dove ognuna lavora per la compagna e non ci sono primedonne. L’obiettivo del gruppo è primario rispetto a tutto».
Trattandosi di ragazze di 15 o 16 anni, un aspetto fondamentale per tutte è lo studio, da riuscire a conciliare con gli impegni sportivi: «Lo studio per le ragazze di quest’età è comunque sempre la cosa più importante, perché non possono pensare di avere un futuro assicurato nel mondo della pallanuoto. Questo sport, al contempo, può essere un veicolo per imparare a fare bene le cose anche nelle altre cose della vita. Il fatto di avere un impegno agonistico, secondo me, aiuta a concentrarsi meglio sui propri obiettivi». Nonostante, però, serva la collaborazione anche delle scuole. «A volte non è facile trovare l’insegnante illuminato che capisce che chi fa sport ad alti livelli può anche studiare ad alto livello – aggiunge l’allenatrice -. Noi abbiamo ragazze che hanno medie in pagella veramente alte, ma non sempre dall’altra parte si trova una scuola collaborativa in questo senso. Ci sono ancora insegnanti che ti mettono di fronte alla classica scelta: o studi, o fai sport».
«La nostra forza è quella di avere in squadra ragazze normali, che fanno cose che ad altri potrebbero sembrare super». Lo scudetto, inoltre, deve essere visto come un trampolino di lancio: «Quello che dico loro giornalmente – continua – è che lo scudetto giovanile è soltanto un punto di partenza e non d’arrivo. Ci sono delle potenzialità su cui poter lavorare. Diventare campionesse, poi, vuol dire ben altro». Riconfermarsi non è mai facile, ma Martina Miceli non ha dubbi su come si lavorerà in vista del prossimo anno: «L’obiettivo per la prossima stagione è quello di inserire queste ragazze sempre più in serie A e dare loro più spazio. Vogliamo continuare quanto fatto finora: ora avremo le finali con il gruppo dell’under 15, e vogliamo confermarci tra i vivai più importanti d’Italia. Arrivare a vincere una medaglia in tutte e tre le categorie – conclude Miceli – sarebbe sicuramente la ciliegina sulla torta».