Per incontrarsi i nuovi boss di Palermo avevano scelto il bar dell’ospedale Civico. Il triumvirato composto da tre quarantenni che reggeva le sorti di Cosa nostra «si incontrava lì per mettere a punto le strategie mafiose». E’ uno dei retroscena dell’operazione antimafia Verbero, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo e che oggi ha portato all’arresto di 39 persone. A svelarlo è stato il procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, che non ha lesinato una stoccata ai «responsabili di questi settori. Mi chiedo – ha detto – come mai queste persone potevano fare ciò che volevano dentro il bar». La struttura, che è stata sequestrata, è al cento di nuove indagini. «Stiamo indagando sulla gestione storica del bar. Sono in corso accertamenti» ha detto il comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo, Salvatore Altavilla.
«Le indagini – ha detto ancora il procuratore – ci hanno consegnato lo spaccato di una mafia, che controlla ancora strettamente e pervasivamente il territorio, con il traffico di stupefacenti in crescita e il racket delle estorsioni meno forte di prima». Di più. Secondo Agueci, «il controllo di Cosa nostra sulle attività economiche non conosce ostacoli. E in alcuni casi le indagini hanno fatto luce su un mondo di interferenza nel settore pubblico con atteggiamenti inermi da parte dei responsabili di questi settori».
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