Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Dopo una veloce camera di consiglio il gup di Palermo Lorenzo Jannelli ha deciso che ci sarà un processo per la vicenda che riguarda la nave dell’organizzazione non governativa Open Arms, lasciata per giorni in mare a largo di Lampedusa con a bordo 147 persone, senza il permesso di attraccare. Le prime battute del processo verranno celebrate a settembre davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo. Intanto il leader della Lega, che al momento in cui si sono verificati i fatti era anche vicepremier e ministro dell’Interno, ha affidato ai social network la sua prima dichiarazione, spiegando che andrà «a processo a testa alta».
Salvini è stato accompagnato dall’avvocata Giulia Bongiorno, poco dopo l’arringa in difesa dell’ex ministro. Un lungo discorso, durato circa tre ore, che si è concluso con la richiesta di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o, in subordine, per insindacabilità del fatto. «Il giudice non lasci che la sentenza si sostituisca alle urne» era stato l’appello della legale al gup palermitano sul finire dell’arringa difensiva.
«Credo molto nell’udienza preliminare, che non deve essere trattata come un’udienza inutile come sempre si fa – commenta Bongiorno dopo il pronunciamento del giudice – Approfondendo non si può andare che in una direzione e sono tranquillissima. È chiaro che sul banco dei testimoni compariranno diversi soggetti che descriveranno quello che è stato l’operato di Open Arms, del diario di bordo. Chiameremo sicuramente l’ex presidente Giuseppe Conte, uno dei grandi protagonisti, chiameremo Di Maio. Quello che io ho detto in udienza è che è come mandare a giudizio una linea politica, perché le scelte di Salvini sono scelte di un governo in materia di flussi migratori».
«Intanto sono contento di aver contribuito a poter dissequestrare milioni di italiani con la scelta di ieri (il ritorno alle zone gialle, ndr) – il punto di vista di Salvini – Passare per sequestratore proprio no, è ridicola solo l’idea. Mi spiace per i miei figli, perché dovrò spiegargli che il papà non rischia la galera e che nei prossimi mesi dovrò essere presente più spesso a Palermo. Vorrà dire che darò una mano per quanto in mio potere ai palermitani a vivere in una città più a misura d’uomo. Se non fosse stato per la zona rossa sarei andato a fare due passi al cimitero dei Rotoli, dove ci sono centinaia di bare accatastate per incapacità amministrativa».
Soddisfazione intanto è stata espressa dal piccolo drappello di attivisti in sit-in nelle vicinanze dell’ingresso dell’aula bunker. Un presidio pacifico, anche in luogo dello sparuto numero di militanti e del nutrito dispiego di forze dell’ordine, che hanno come sempre avviene in questi casi, circondato l’intera area. Tra i presenti, il comitato no Muos, l’assemblea anarchica palermitana, la Rete antirazzista catanese, i Cobas, l’associazione antimafia Rita Atria, il Forum antirazzista di Palermo e il Partito comunista lavoratori di Palermo.
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