Il gip del Tribunale di Messina ha convalidato i fermi di Fortunata Caminiti e Fabrizio Ceccio. Sono ritenuti i responsabili dell'assassinio di Roberto Scipilliti, ritrovato senza vita a Savoca il 14 gennaio dopo essere scomparso da Santa Teresa di Riva. Per il gip, c'è il rischio di fuga per i due indagati che usavano già documenti falsi
Omicidio vigile del fuoco, coppia resta in carcere I presunti omicidi erano stati fermati ai traghetti
È stato convalidato il fermo di Fortunata Caminiti e Fabrizio Ceccio, la coppia ritenuta responsabile dell’omicidio di Roberto Scipilliti, il vigile del fuoco trovato senza vita il 14 gennaio a Savoca, in provincia di Messina, ai piedi di una scarpata con addosso i segni di un’aggressione e forse di un colpo di arma da sparo. La vittima, 56 anni, era scomparsa nove giorni prima da Santa Teresa di Riva. Il provvedimento è stato preso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina.
Caminiti e Ceccio erano stati fermati il giorno di ritrovamento agli imbarcaderi di Messina, di ritorno da una città del Nord Italia. Al momento della perquisizione avevano addosso un’arma con il colpo in canna e documenti falsi. Gli inquirenti sono arrivati sulle tracce della donna, dopo aver individuato un’auto sospetta che il giorno della scomparsa di Scipilliti era stata registrata dalle telecamere di sorveglianza andare e venire dal luogo in cui poi l’uomo è stato ritrovato. Il mezzo – una Fiat Panda gialla – è risultato affittato proprio da Caminiti ed era stato restituito con un giorno di ritardo.
Il personale dell’autonoleggio, inoltre, aveva ritrovato diverse tracce di sangue all’interno dell’abitacolo. Per le quali la donna ha provato a giustificarsi parlando di una lite tra gli amici particolarmente accesa. Giustificazione che per il momento non ha convinto il gip, che ha confermato la custodia cautelare in carcere – Caminiti nel carcere di piazza Lanza a Catania, Ceccio in quello di Gazzi a Messina – in considerazione anche della possibilità di fuga per la coppia. Ceccio, infatti, risultava già latitante perché implicato in un giro di truffe.
Si lavora per risalire al movente. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti ci sarebbe la possibilità che il delitto non abbia a che fare con il mondo delle truffe, bensì con quello delle chat erotiche e degli incontri sessuali a pagamento.