«Annullamento e scarcerazione». Sarebbero state queste le parole chiave pronunciate più spesso oggi durante l’udienza di riesame chiesta dall’avvocato Giovanni Castronovo, convinto dell’innocenza di Pietro Seggio, il 42enne arrestato venti giorni fa con l’accusa di aver ucciso il 17 marzo Francesco Manzella. Il primo aprile il gip Filippo Serio, su richiesta dei pm Giulia Beux e Giovanni Antoci, aveva convalidato il fermo, costringendo quindi l’uomo a rimanere dietro le sbarre. Oggi il tribunale del riesame, presieduto da Lorenzo Jannelli, si è riservato di decidere entro il prossimo 23 aprile. Poco quello che trapela dall’udienza.
L’avvocato Castronovo ha depositato gli esiti delle indagini difensive svolte in queste settimane, insieme a una corposa memoria in cui la tesi accusatoria viene contestata punto per punto. «Per rispetto dei giudici che si sono riservati di decidere, non ritengo di riferire alcunché in ordine all’udienza e alle produzioni difensive – precisa infatti il legale -. Posso solamente dire che gli elementi rappresentati al tribunale appaiono rilevanti e decisivi per consentire ai giudici de libertate di pervenire all’annullamento dell’impugnata ordinanza e alla conseguenziale scarcerazione dell’indagato, incidendo significativamente sul movente del delitto paventato dagli investigatori». Cioè un presunto debito di 700 euro vantato dalla vittima nei confronti di Seggio.
Movente già fortemente contestato dall’avvocato difensore, che ha da subito definito «inconsistente. Tenuto conto che la famiglia Seggio è benestante, ed è composta da persone perbene, dedite al lavoro e sconosciute agli organi di polizia – ha ribattuto – e avuto riguardo alla pregressa conoscenza tra la vittima e l’indagato (con il quale vi erano rapporti di amicizia familiare risalente nel tempo), pensare che, qualora vi fosse realmente, ritenere che un debito di 700 euro possa giustificare e legittimare un omicidio, mi pare un fatto davvero privo di logica». La pubblica accusa, rappresenta dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni, ha chiesto il rigetto dell’istanza di riesame, ritenendo che gli elementi emersi nel corso delle indagini risultino essere pienamente dimostrativi della responsabilità penale del Seggio. Un parere in netto contrasto con quello del legale, convinto invece che gli elementi raccolti riusciranno a dimostrare l’estraneità del 42enne.
Francesco Manzella è stato ucciso con un colpo alla tempia dopo le 23 di domenica 17 marzo in via Gaetano Costa, poco distante dal Pagliarelli. Il nome di Seggio, che gestisce la pizzeria All’antico borgo nei pressi del luogo del delitto, è uscito fuori quasi subito. Dopo la testimonianza della vedova del 34enne e una prima analisi dei contatti presenti nel cellulare della vittima. Tra questi, ci sarebbe stato anche lo stesso Seggio, che avrebbe fornito un alibi piuttosto debole per quella sera. Avrebbe avuto un appuntamento con la sua amante, poi andato in fumo, ma la donna e alcuni suoi colleghi della pizzeria sembrerebbero smentirlo. Lo stesso Seggio, però, ha ammesso di aver sentito la vittima proprio il giorno della sua morte, perché voleva acquistare della cocaina. Si sarebbero incontrati intorno alle 22 vicino alla sua pizzeria. Seggio avrebbe poi continuato la sua serata nel locale, dove sarebbe rimasto, secondo la sua ricostruzione, fino alle 23.30 circa. Andato all’appuntamento con l’amante, questa non si sarebbe presentata. Quindi sarebbe poi tornato in pizzeria, per andare di nuovo via un’ora dopo a bordo della sua Audi nera.
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