Nicolò Polizzi, già ascoltato a novembre, oggi ha nuovamente risposto alle domande dell'avvocato Grillo, legale di Adele Velardo, accusata insieme al marito suicida Carlo Gregoli del delitto del 3 marzo 2016. «Alcuni dati potevano essere confrontati con quelli presenti nella banca dati internazionale, e così abbiamo fatto»
Omicidio Falsomiele, riascoltato tecnico della scientifica «Non parlo per statistiche, mi baso sulle comparazioni»
«Non mi compete parlare per statistiche, ma posso dire che i dati in nostro possesso permettevano un confronto. Ed è quello che abbiamo fatto». Così Nicolò Polizzi della scientifica, risentito questa mattina dalla seconda corte d’Assise, di fronte alla quale si celebra il processo a carico di Adele Velardo. La donna è accusata di aver ucciso insieme al marito Carlo Gregoli, morto suicida in carcere, Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela. I due uomini sono stati freddati a colpi di pistola il 3 marzo 2016 in via Falsomiele, in pieno giorno. Il tecnico, già ascoltato a novembre, è stato riconvocato oggi per chiarire alcuni punti rimasti in sospeso. Uno fra tutti, quello del profilo genetico di Gregoli ritrovato su un bossolo raccolto sulla scena.
«Ho partecipato a vari sopralluoghi. Ma non sulla scena del crimine, né all’interno dell’abitazione dei coniugi. Solo a quelli che hanno avuto per oggetto la loro macchina», chiarisce subito il teste. Mentre l’avvocato della difesa Paolo Grillo si affretta subito a entrare nello specifico della questione, con domande mirate sull’analisi dei campioni biologici raccolti il giorno del delitto. «La prima strisciata era riconducibile al profilo di un individuo maschile», spiega il tecnico, specificando che l’elettroforesi era stata ripetuta ben tre volte, una in più del necessario addirittura. Si tratta di un esame in genere eseguito per identificare e analizzare le proteine presenti nel plasma, che potrebbero indicare l’eventuale presenza di patologie.
Una testimonianza serrata, la sua, alternata dalla lettura di ogni dato numerico che il macchinario utilizzato per analizzare i reperti biologici ha associato a marcatori e alleli. «Il numero di loci genetici, cioè spazi, necessari per essere immessi nella banca dati internazionale è 11, è questo il numero sufficiente per trovare una persona inserita lì dentro – continua il teste – Il campione però deve essere ripetibile e ci devono essere, appunto, almeno 11 zone. In questo caso c’erano i requisiti per procedere come abbiamo fatto. Quello che posso dire io è che questo dato può essere inserito nella banca dati ed essere confrontato», ribadisce ancora.
Due mesi fa, lo stesso tecnico aveva parlato infatti di «compatibilità piena e di profilo sovrapponibile», in riferimento a quei reperti, non tutti, con presenza di tracce ematiche in quantità sufficienti per una comparazione. Ma nulla di più specifico. A darsi il cambio sul banco dei testimoni, dopo di lui, sono stati altri quattro testi dell’accusa, parenti delle vittime, rispetto ai quali è bastato acquisire i verbali con le dichiarazioni rilasciate all’epoca del duplice omicidio. Nessuna delle parti ad oggi aveva ulteriori domande da porre. Durante la prossima udienza, prevista per metà febbraio, saranno sentiti gli ultimi sei testi nella lista del pm Camilleri e i periti tecnici delle rispettive parti.