L'insegnante niscemese Cristina Di Pietro racconta la genesi delle cronache di Contrada Ulmo, con le quali racconta il periodo più caldo dell'opposizione al sistema satellitare statunitense nel cuore della Sughereta. «Una straordinaria stagione di lotta che ha coinvolto la città e i suoi abitanti», dichiara
Oltre le reti, il libro sul movimento No Muos «Storia che ha interessato più generazioni»
«Ho scritto questo libro proprio in questo periodo, durante le festività natalizie, ma tra il 2013 e il 2014. Avevo un’esigenza immediata, era il mio modo per esserci anche quando non c’ero». Insegnante precaria, al momento in Piemonte, Cristina Di Pietro è un’attivista No Muos. Tra quelli che hanno visto la nascita del movimento che si batte contro il sistema di telecomunicazioni militari degli Usa, nel cuore della Sughereta di Niscemi. La definisce una «straordinaria stagione di lotta che ha coinvolto la nostra città e i suoi abitanti». Prima di lei, nessun niscemese aveva raccontato, in forma scritta, le contestazioni alla base militare. In precedenza c’era stata una produzione culturale e di autonarrazione molto ampia.
«Ma ci siamo fermati da un anno – ammette Cristina – per cui si è deciso di pubblicare un libro che in realtà, appunto, nasce nella fase di esplosione del movimento». Oltre le reti – Cronache da Contrada Ulmo racconta le vicende che vanno dal settembre 2012 al settembre 2013. Un anno in cui è successo davvero di tutto: la nascita di una sensibilità No Muos che va oltre la ristretta cerchia dei primissimi attivisti, la fondazione di un presidio permanente e le continue adesioni in Sicilia e in Italia che si strutturano in comitati locali sempre nuovi, la revoca alle autorizzazioni e la cosiddetta revoca della revoca da parte del governo Crocetta.
«Succedevano così tante cose in quel periodo che si rischiava di perdere il filo – conferma l’insegnante niscemese -. Volevo raccontare una storia per continuarla, per mettere le mie competenze a disposizione e per fissare nella memoria passaggi fondamentali, specie per i niscemesi. Una storia che non era personale ma collettiva, che potesse servire da testimonianza».
Le cronache di Cristina inizialmente non nascono con l’intento di essere raccolte in un libro. Diventano nel 2015 un blog a puntate grazie anche alla collaborazione di Fabio e Ylenia d’Alessandro. I singoli post sono molto seguiti e l’intento originario è di aggiornare le vicende con quello che continua ad accadere. «Ma la precarietà di ciascuno di noi ce l’ha impedito, abbiamo cambiato luoghi e lavori ogni anno», aggiunge l’autrice. Così, per «arrivare all’approdo cartaceo di una pubblicazione online» bisogna attendere la fine del 2017. La prima presentazione del libro avverrà giovedì prossimo, ovviamente a Niscemi, alla biblioteca comunale.
Oltre le reti è, forse proprio per la genesi articolata, una miscellanea di generi: c’è il diario, la cronaca (anche se mai fredda o imparziale), la saggistica, il reportage. «Sentivo il rischio di poter risultare noiosa – spiega Cristina – anche perché ho pensato a un libro che potesse essere anche uno strumento di studio. Quindi dovevano esserci documenti chiari: ci sono gli atti della Regione Siciliana e in mezzo c’è la mia storia. A volte racconto le mie impressioni. Poi ci sono parti diciamo così poco attendibili, che non puoi spiegare in altro modo se non in maniera personale: è qui che io sono la fonte di me stessa. Prendi per esempio – sottolinea – il momento dell’ingresso di massa alla base, il 9 agosto 2013. Lì che fai, un resoconto? C’era un eccesso di testimonianze. E allora ne ho scelto una, il racconto di Elvira dall’antenna».
Il lavoro di Cristina è anche il tentativo di superare una sorta di difficoltà ad autonarrarsi, da parte dei niscemesi, coloro che il movimento No Muos hanno preferito viverlo invece che raccontarlo. Una lacuna a cui l’insegnante precaria, che spera un giorno di tornare a poter lavorare in Sicilia, ha provveduto a suo modo, prendendosi tutto il tempo necessario. «Trattandosi di storia non c’era molto urgenza – sorride -. Si tratta di una storia locale, certamente, in cui diverse generazioni si sono incrociate. Questo è un paese che, da Mario Gori, non ha avuto nessuno che ha scritto di sé».