Olimpiadi, la spada a squadre stupisce Il trio Pizzo, Fichera e Garozzo d’argento

A un passo dall’impresa totale. Paolo Pizzo, Marco Fichera ed Enrico Garozzo, rispettivamente da Catania i primi due e da Acireale il terzo, conquistano la medagllia d’argento nella spada a squadre. Il tutto, con la collaborazione di Andrea Santarelli, schierato come riserva. Gli azzurri, dunque chiudono il programma della scherma olimpionica con il botto, seppur senza i favori del pronostico. Sulla carta, infatti, gli italiani avrebbero potuto puntare al massimo al bronzo, con oro e argento che sarebbero stati un affare privato tra Francia e Ucraina. E se l’oro come da pronostico l’hanno conquistato proprio i transalpini, gli ucraini si sono dovuti accontentare del quarto posto. Il terzo gradino del podio, infatti, va all’Ungheria.

L’impresa vera e propria, per gli azzurri, arriva in semifinale. I catanesi stendono al di là di tutto e di tutti l’Ucraina e conquistano il diritto a combattere per salire sul tetto del mondo. Peccato che la corsa degli italiani si sia arrestata proprio sul più bello: la Francia di Jerent, Borel e Lucenay si impone 45-30 e diventa campione olimpico. L’Italia va subito sotto ma continua a crederci. Da segnalare un bel gesto di Garozzo che sul possibile 9-11 si autodenuncia per una stoccata irregolare consentendo ai francesi di prendere il largo. Da lì in poi, per gli azzurri è impossibile recuperare e gli avversari si avviano al trionfo.

La Sicilia della scherma, dunque, termina le Olimpiadi di Rio con un bilancio più che soddisfacente: prima l’argento di Rossella Fiamingo nella spada individuale femminile, poi l’oro nel fioretto individuale maschile con Daniele Garozzo e infine l’argento a squadre con Enrico Garozzo, Paolo Pizzo e Marco Fichera. La scuola catanese, insomma, si conferma vincente e occupa un ruolo assolutamente di primo piano all’interno del medagliere italiano. L’unico rimpianto resta la mancata medaglia nella spada individuale maschile, dove Garozzo partiva come testa di serie numero due. Ma in fondo, come chiedere di più a questi ragazzi?


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