Che in tema di rifiuti la coperta fosse corta non lo si scopre oggi, così come il fatto che più che una coperta si sia sempre trattato di non più di una trapuntina. Adesso, però, il rischio è quello di vedere cedere pure le cuciture delle tante toppe messe in questi anni. A rendere ancora più fosco il futuro della Sicilia è la notizia della chiusura della discarica di Motta Sant’Anastasia, di proprietà di Oikos. Stavolta non è una questione di spazi saturati, come nel caso di Sicula Trasporti, né di volontà dei gestori, come la lunga querelle che a Gela da mesi vede scontrarsi la Srr Caltanissetta Provincia Sud e il dipartimento regionale guidato da Calogero Foti. A determinare la chiusura dei cancelli dell’impianto di Valanghe d’Inverno è stata la prima sezione del Tar di Catania: è stata infatti pubblicata la sentenza sul ricorso proposto dai Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, con il contributo dei diversi comitati no-discarica che da tre anni si battono per fare luce sulle modalità con cui nel 2019 la Regione rinnovò l’autorizzazione ambientale (Aia) alla società di proprietà della famiglia Proto.
Nel mirino sono finite una lunga serie di presunte lacune nella valutazione dei requisiti necessari per l’esercizio del sito di abbancamento, tra cui il sospetto – per gli ambientalisti una certezza, per la ditta solo banali sviste – che la discarica in questi anni abbia coinvolto una porzione di terreno estranea alle autorizzazioni: la famigerata, quantomeno per gli appassionati della materia, particella 131. Nei mesi scorsi a non riuscire a fare chiarezza certa era stato anche il consulente tecnico nominato dal tribunale amministrativo che, nella propria perizia, aveva lasciato aperta la porta a diverse interpretazioni di una storia parecchio intricata, i cui passi iniziali hanno avuto protagonista Gianfranco Cannova, il funzionario regionale già condannato in primo grado per corruzione proprio con Mimmo Proto, l’imprenditore di Oikos.
«Nell’annosa vicenda riguardante la discarica di Motta Sant’Anastasia, arriva finalmente uno squarcio di verità e diritto, se non ancora di giustizia. Una sentenza che attendevamo e che ci soddisfa», commentano in una nota congiunta Zero Waste Sicilia, Legambiente Sicilia e il comitato No discarica. Il Tar ha disposto anche l’invio alle procure di Palermo e Catania del testo della sentenza, per eventuali approfondimenti di natura penale. «Un risultato che dedichiamo al nostro caro Santo Gulisano, attivista e anima del Comitato, recentemente scomparso, senza il cui lavoro non sarebbe stato possibile neanche porre la questione, determinante nella valutazione dei giudici, della particella 131 – continua la nota – Un grazie va ovviamente agli avvocati, e anche a chi, come l’ingegnere Di Rosa, ha assunto nel tempo posizioni che non erano né sicure, né convenienti, né popolari. Posizioni che ora anche il Tar riconosce come giuste». Inevitabile ragionare sul futuro, a partire da quello a breve termine. «Cosa succederà adesso, in mano agli stessi politici e agli stessi tecnici che hanno perseverato nell’errore, nella cecità, nella elusione di ogni più elementare norma di diritto pur di proseguire ad abbancare rifiuti in una discarica abusiva, non siamo in grado di prevederlo – affermano le associazioni e il comitato – Troppe volte abbiamo esultato credendo di aver raggiunto un punto di non ritorno nell’accertamento delle stesse illegittimità diffuse e ora verificate anche dal Tar Catania. Di certo ci sarà la nostra presenza vigile, fervida e attenta, a difesa delle nostre comunità».
La notizia della sentenza è stata recepita dalla Regione, chiamata oggi a trovare l’ennesima soluzione tampone. Proprio a Oikos, infatti, a inizio giugno il dipartimento regionale ai Rifiuti aveva chiesto l’impegno a ricevere 1500 tonnellate a settimana per 15 giorni, per sopperire alle difficoltà di Sicula Trasporti a trovare siti di abbancamento fuori dalla Sicilia per i rifiuti trattati dal proprio Tmb. I tempi della richiesta dovrebbero essere scaduti proprio in questi giorni, ma la chiusura dell’impianto di Valanghe d’Inverno è certo che creerà altri disservizi. Proprio Sicula, nei giorni scorsi, ha avvertito della necessità di alzare i prezzi ai Comuni che conferiscono nel Tmb: un’impennata fino a 360 euro a tonnellata determinata dalla considerazione dei costi che l’azienda oggi amministrata dal tribunale, dopo il sequestro ai fratelli Leonardi, deve affrontare per mandare la spazzatura fuori l’isola. «Si comunica che a far data dal 15 giugno sarà consentito il conferimento, in ordine di arrivo, di circa 8-900 tonnellate al giorno, riservandosi – si legge in una nota di Sicula Trasporti – comunque di ridurre o di aumentare detto quantitativo qualora, rispettivamente, se ne riscontrasse la necessità per motivi di sicurezza o si reperissero in tempi brevi ulteriori spazi presso impianti terzi».
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