Oikos spa, lo strano caso della ex particella 131 Il pezzo di discarica sconosciuto ad alcuni uffici

C’è un pezzo della discarica Oikos di contrada Valanghe d’inverno, a Motta Sant’Anastasia, che appare e scompare. Esiste. Ma in alcune carte, fino a un certo punto, non c’è. È lo strano caso della ex particella catastale 131, citato anche nella relazione della commissione regionale Antimafia e, prima ancora, denunciato dagli attivisti dei comitati No discarica. Una storia ingarbugliata, poche settimane fa rivangata anche dalla stessa società mottese, in una lunga nota diffusa ai giornali. Prima d’ora, però, sulla stampa non è mai stata raccontata partendo dall’inizio. Cioè dal giorno in cui qualcuno si accorge che nella richiesta di rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) quella particella, che equivale a un ettaro di immondizia, sembra non esserci.

Il 9 agosto 2019 la Regione Siciliana ha concesso alla Oikos il rinnovo dell’Aia. Cioè il permesso a continuare a trattare rifiuti nell’impianto nei pressi dei Sieli, a cavallo tra i Comuni di Motta e Misterbianco. Pochi giorni prima, il patron della società Mimmo Proto era stato condannato in primo grado con l’accusa di corruzione al termine del processo Terra mia. Assieme a Proto, i giudici ritengono colpevole anche Antonio Cannova, funzionario regionale che, come emergerà dalle motivazioni della sentenza, ha con Proto un rapporto di amicizia che va al di là del lavoro. Sebbene fosse Cannova a occuparsi delle pratiche per l’autorizzazione della Oikos.

La storia della ex particella 131 sta tutta nelle premesse all’Aia. Dopo anni di ricorsi e di pronunciamenti dei tribunali amministrativi, la richiesta formulata dalla Oikos il 19 settembre 2013 (e aggiornata diverse volte negli anni successivi) comincia a essere discussa negli uffici di Palermo a maggio del 2018, quando il procedimento di rinnovo viene avviato. In quell’occasione, il dipartimento regionale Urbanistica chiede al Comune di Motta Sant’Anastasia i certificati di destinazione urbanistica aggiornati. Per «comprendere se le particelle citate in progetto sono da considerare variante urbanistica o meno». Quattro mesi dopo, a settembre 2018, sembrerebbe che lo stesso dipartimento regionale si risponda da sé: le particelle catastali sono le stesse dell’Aia del 2009 e, quindi, non c’è nessuna variante urbanistica. Tutto in regola, secondo quanto riportato nel provvedimento di autorizzazione regionale. Se non fosse che il 30 agosto 2019, dopo la pubblicazione del rinnovo dell’Aia, il dipartimento regionale Urbanistica invia una nota all’assessorato ai Rifiuti specificando che l’affermazione riportata «non corrisponde a quanto dichiarato dal dirigente in sede di conferenza dei servizi».

La faccenda si complica ad aprile 2019. Quando un funzionario del Comune di Motta Sant’Anastasia – adesso trasferito in un’altra amministrazione pubblica – alza la mano e fa notare una cosa semplice: le particelle elencate in ogni documento arrivato fino a quel momento (e vagliato dall’Urbanistica regionale) sono sempre quattro. Ma in uno degli allegati presentati dalla Oikos – l’allegato 2B – ne spunta una quinta. La particella 131. Che «costituisce un ampliamento delle aree destinate a discarica». È un macigno. A quella seduta, secondo quanto riportato dall’Aia, partecipa anche il dipartimento regionale Urbanistica. Che, sempre il 30 agosto 2019, smentisce anche questa circostanza: «Nessun funzionario ha partecipato a quella conferenza dei servizi», si legge in una missiva finora rimasta privata. Che così continua: «Il verbale di quella seduta non risulta pervenuto a questo dipartimento e, pertanto, questo ufficio non ha avuto la possibilità di verificare quanto in esso contenuto». 

Sintetizzando: nell’Aia si dice che l’Urbanistica della Regione attesta il censimento catastale delle particelle. E l’Urbanistica smentisce di averlo fatto. Come se non bastasse, il Comune di Motta trova una particella in più e lo comunica a una seduta in cui, sempre secondo l’Aia, il dipartimento regionale Urbanistica era presente. Ma quest’ultimo a quella riunione non aveva mai partecipato.

Basterebbe questo a rendere complessa la vicenda. Ma il 21 giugno 2019 Oikos replica alle osservazioni del Comune di Motta Sant’Anastasia: la particella 131 c’è sempre stata, dicono dalla discarica. Bastava guardare la Tavola 03 – Planimetria catastale con individuazione di discarica, sostengono ancora. Ma nell’elenco degli allegati alla richiesta di rinnovo formulata nel 2013, la Tavola 03 non c’è. Ci sono altri 25 documenti, ma non quello. A giugno 2018, quando Oikos aggiunge ulteriori elaborati progettuali alla richiesta, gli allegati sono 60. Ma gli allegati cartografici saltano dalla Tavola 2 alla Tavola 3.1. Della 03 nemmeno l’ombra. 

Dagli uffici della Regione si passa così a quelli del Comune di Motta Sant’Anastasia. La Oikos fa una richiesta di accesso agli atti e si presenta in municipio, il 30 luglio, pronta a scavare tra i faldoni. Non bisogna cercarla a lungo: la Tavola 03 appare nella polverosa cartella contenente il progetto sulle «Opere per la conversione e l’adeguamento della discarica per rifiuti di inerti in discarica per Rsu». Non si trova, però, nel faldone in cui dovrebbe stare. Cioè quello sulla «Domanda di rinnovo Aia». «Era lì, in mezzo a tutte le altre carte allegate all’Aia», tuonano i responsabili della Oikos poche settimane dopo, sventolando di fronte alla stampa una cartografia grande quanto un lenzuolo. «È indicata chiaramente». La Tavola 03 è firmata dal funzionario Antonio Cannova.

Ormai siamo agli sgoccioli di questa storia. Luglio 2019 è un mese caldo. Il dirigente del servizio Rifiuti della Città metropolitana di Catania va a spulciare i documenti. Confronta l’allegato 2B del progetto di ampliamento di Valanghe d’inverno – redatto nel 2007 – con il medesimo allegato della richiesta di rinnovo dell’Aia, per come integrato a maggio 2018, e si accorge che nel primo documento la particella 131 non c’è. E appare, invece, nel secondo. La difformità viene segnalata e si precisa che servono altri esami, che la Città metropolitana non è in grado di eseguire. Di questa obiezione nella concessione dell’Aia non c’è traccia e lo stesso dirigente ne chiede la rettifica. 

Dal documento della Città metropolitana si evince poi un’altra porzione di racconto: la particella 131 è stata frazionata nel 2017 dalla proprietà: la Ilap laterizi. Una società edile che cede alla Oikos la proprietà di quella particella (grande un ettaro), ottenendo in cambio dalla discarica due ettari di terreno e 50mila euro, il 7 agosto 2017. Cioè otto anni dopo l’Aia 2009, quella a cui è allegata la Tavola 03 che include la particella 131. Nel documento notarile che certifica il passaggio di proprietà, si legge anche che il «possesso materiale» è stato però trasferito alla Oikos sin dal 6 giugno 2007. Proprio venti giorni prima che la ditta dei Proto decidesse di chiedere alla Regione Siciliana l’autorizzazione per allargarsi oltre Tiritì e abbancare rifiuti anche a Valanghe d’inverno. 

Ormai, però, i passaggi burocratici si sono esauriti. La Oikos produce una enorme mole di documenti e il dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti chiude la questione: «L’area di sedime dell’impianto non è variata» rispetto all’autorizzazione del 2009, certifica. È la parola fine sul romanzo dello strano caso della ex particella 131. Il 9 agosto 2019 viene concesso il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale, includendo esplicitamente quello che prima era solo in qualche controverso allegato. La concessione da parte della Regione costituisce variante urbanistica al piano regolatore generale del Comune di Motta Sant’Anastasia. Un dettaglio non secondario se si considera che, fino a prima, quell’ettaro nei pressi dei Sieli era considerato «Zona agricola speciale sottoposta a vincolo idrogeologico». Dopo il via libera da Palermo, invece, è diventato parte dell’impero Oikos.

Luisa Santangelo

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