Oh capitan, precari in mezzo al mare…

Sempre più difficile il dialogo intorno al tavolo istituito per discutere del precariato a Catania.  Docenti e ricercatori, infatti, hanno chiesto al presidente della Commissione di Ateneo sul precariato Raffaele Bonomo (docente della facoltà di Chimica) di sospendere la distribuzione del questionario che dovrebbe servire al censimento dei precari. La scheda – ideata dallo stesso Presidente – dovrebbe essere inviata a tutti i dipartimenti, ma viene ritenuta dal coordinamento metodologicamente inadeguata e tecnicamente sbagliata. Nonostante le critiche però il modulo contestato proseguirà il suo percorso, dopo il rifiuto (a quanto pare netto) del professor Bonomo di riaprire la discussione sull’argomento.

Secondo il coordinamento gli obiettivi della commissione – in origine istituita per discutere le proposte contenute nel documento “Salviamo la ricerca” – dovrebbero essere altri. Di certo non quello di «sostituirsi, in modo per altro maldestro, agli uffici dell’Ateneo già in possesso di tutti i dati sui lavoratori non strutturati». Il gruppo preferirebbe concentrare gli sforzi non su questioni quantitative ma su problemi più urgenti: «il nodo principale resta disegnare i profili dei ricercatori precari, di tutti i lavoratori atipici dell’Ateneo e degli enti di ricerca. Solo riconoscendoli sarà poi possibile, eventualmente, contarli».

Ma nella conferenza stampa in cui sono state illustrate le crescenti perplessità dei precari circa i lavori della Commissione, è stata data anche qualche notizia positiva. Come quella sulla nascita di una rete che connetterà i precari siciliani e calabresi. Dopo le proteste autunnali continua insomma la ricerca di soluzioni per cercare di salvare un sistema, quello universitario, che specialmente nel Mezzogiorno rischia di crollare ancora più rapidamente che altrove, e con maggiori conseguenze sociali ed economiche.

E sabato, sul traghetto Messina-Villa San Giovanni, si è svolta l’iniziativa “S.O.S. ricerca in mare”: la prima assemblea sull’onda (letteralmente) dei precari. Non si è trattato solo un’azione dimostrativa, l’ennesima protesta. Nelle intenzioni degli organizzatori – infatti – c’era la volontà di rappresentare uno slancio propositivo, manifestare l’amore per la professione e il desiderio di riscatto per tutto il sud Italia.


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