Una finta lettera di Francesco Gabbani e la richiesta agli allievi dell'istituto comprensivo San Luigi di Acireale di riproporre in un'altra lingua la canzone vincitrice del festival di Sanremo 2017. «Doveva essere un test da fare in aula ed è diventato un lavoro con tutti gli insegnanti», racconta l'ideatrice. Guarda il video
Occidentales’s karma, video in spagnolo fatto a scuola La prof: «Grande successo, avevamo pure la scimmia»
«Ho creato delle finte lettere di Francesco Gabbani e le ho fatte trovare ai ragazzi sui banchi di scuola. C’era scritto che doveva andare all’Eurovision song contest, che aveva bisogno di una traduzione in spagnolo della sua Occidentali’s karma, la canzone con cui ha vinto il Festival di Sanremo 2017, e che voleva una mano». È così che è nata l’idea di Valentina Torrisi, insegnante di Lingua spagnola all’istituto comprensivo San Luigi di Acireale, una scuola privata, dove ha convinto studenti e colleghi insegnanti a cimentarsi in una nuova interpretazione del successo musicale di questo inverno, con tanto di costume da scimmia, registrazione e regia video professionale. «Era la mia classe di seconda media, allievi di dodici anni che hanno capito che tradurre un libro è una cosa, mentre tradurre una canzone tiene conto di tanti fattori diversi – racconta la docente – C’è la metrica, c’è il suono. Insomma: nella mia ora per rendersi conto se andava bene bisognava cantare».
Così i 22 alunni sono stati divisi in gruppi, a ciascuno dei quali spettava la traduzione di una strofa. Al cambio dell’ora, «la collega di Italiano, Anna Grasso Leanza ha sentito l’idea e ha pensato che si potesse fare un video per premiare l’impegno dei ragazzi». Così sono andate dalla dirigente scolastica – «che è anche docente di Lingua inglese» – e pure lei era «contentissima» dell’idea. «La cosa migliore, però, è stata accorgersi come davanti a una proposta così inusuale non ci sia stato nessuno dei colleghi a tirarsi indietro, anzi. Erano tutti entusiasti e non vedevano l’ora di partecipare».
Andrea Fiorista, il professore di Tecnologia, ha aiutato a costruire lo storyboard; Norma Giannì, docente di Educazione fisica, si è occupata di sviluppare la coreografia; Daniela Zuccarello, che insegna musica, ha fatto provare i ragazzi aiutandoli con l’intonazione. «C’è stato anche Alfio Pulvirenti, tecnico audio luci del teatro della scuola, che ci ha fatto incidere il brano, Giancarlo Trimarchi si è occupato di audio e mixaggio, mentre lo studio fotografico L’angolo sopra ha fatto le riprese e il montaggio video», elenca la prof. «Abbiamo pagato solo il noleggio del costume da scimmione – ride Valentina Torrisi – Pensate che quel ruolo lo abbiamo vestito più o meno tutti noi insegnanti coinvolti, compreso il professore Giuseppe Pavone, che è un prete».
«I ragazzi erano protagonisti – continua l’insegnante – hanno imparato tante cose. Che una traduzione in spagnolo è divertente, come si fa un videoclip e quanto lavoro c’è dietro». E l’interesse di molti è arrivato. Compreso quello della sede di Roma dell’istituto Cervantes, la prestigiosa istituzione internazionale di lingua spagnola, che ha rilanciato l’iniziativa acese sui social network, complimentandosi con gli studenti per l’ottimo lavoro. «Ma è arrivato anche l’apprezzamento dell’associazione nazionale contro il bullismo – continua Torrisi – Cosa che ci ha fatto un grandissimo piacere».
La speranza, adesso, è che la notizia del lavoro arrivi anche a Francesco Gabbani, che possa magari apprezzare il lavoro degli studenti. «La più grande soddisfazione, però, ce la siamo già presa: i ragazzi hanno lavorato con gioia, un’intera squadra di docenti ha collaborato in tutte le materie per un progetto non certo standard e la dirigente scolastica è stata fantastica». Per non saltare troppe ore di lezione tradizionale, le riprese sono state realizzate in orario scolastico, dalle 8.30 fino alle 13.35, in una sola giornata. «E i genitori erano contentissimi: ci hanno aiutato a scegliere l’abbigliamento dei bambini e si sono appassionati». Alla fine, il compito di spagnolo è andato bene per tutti. «E devo ammetterlo – conclude la docente – Io avevo la mia traduzione pronta, ma certe cose le ho cambiate perché quella degli alunni era migliore».