Nuovo ‘sbarco’ americano in Sicilia

Dio salvi la Sicilia! E arrivarono i loro Marines. Vi sveliamo i punti chiave del piano strategico finalizzato a ‘ridisegnare’ gli assetti delle forze armate statunitensi nel vecchio continente in vista di una maggiore proiezione in Africa e Medio Oriente. Questi sono contenuti in uno dei cablogrammi dell’ambasciata Usa in Italia pubblicati da Wikileaks. La base siciliana di Sigonella è al centro di tutta l’operazione ed è già stata destinata a rafforzare il proprio ruolo di piattaforma avanzata per le operazioni “anti-terrorismo” degli Stati Uniti d’America nel Continente africano. Inviato a Washington il 5 gennaio 2005, il cablogramma “top secret” riferisce di un meeting del gruppo di lavoro italo-statunitense per la “revisione della postura globale in tema di difesa”, tenutosi a Roma il 7 dicembre 2004.

A comporre la delegazione Usa, i direttori generali del dipartimento di Stato e della difesa, Kara Bue e Barry Pavel, il comandante di SOCEUR Alan Bridges, il rappresentante del Comando delle forze statunitensi in Europa (EUCOM), Brian Bruckbauer, il comandante della stazione aeronavale di Sigonella, Chris Kinsley, e alcuni funzionari dell’ambasciata Usa a Roma. La parte italiana è rappresentata invece dall’ambasciatore Claudio Bisogniero, vicedirettore generale per gli Affari politici multilaterali del ministero degli Affari Esteri (dal 2007 Segretario generale della Nato a Bruxelles), Giovanni Brauzzi (responsabile dell’ufficio Nato del Mae), Felice Soldano del Cesis e dall’ammiraglio Giovanni Gumiero, futuro comandante della forza marittima “Atalanta” dell’Unione Europea impegnata nelle operazioni anti-pirateria in Corno d’Africa.

“Nel corso dell’incontro si è discusso sui cambiamenti della visione strategica globale USA e più dettagliatamente sul lavoro per rivedere la nostra presenza militare in Italia”, scrive l’Ambasciata. “I direttori Bue e Pavel, in particolare, hanno fornito ulteriori elementi su quanto è proposto per Sigonella, inclusa l’estensione dei livelli delle forze, delle attività di addestramento e della tipologia delle missioni. Attualmente le unità che compongono le forze speciali USA in Europa (SOF) sono dislocate in sette basi: quelle aeree a Mildenhall (Gran Bretagna); le componenti terrestri a Stoccarda (Germania) e due unità SEAL della marina militare in Germania e a Rota (Spagna). Il consolidamento di queste forze in Italia consentirà migliori opportunità di addestramento (comune, bilaterale ed in ambito NATO) e significative riduzione dei costi”.

 

Il ruolo di Sigonella.

Centralizzando a Sigonella comandi, uomini e dispositivi d’arma delle forze speciali, il Pentagono punta però innanzitutto al potenziamento delle proprie capacità offensive “post guerra fredda”, per adattarle alle “sicure sfide future nel campo della sicurezza che il governo degli Stati Uniti d’America crede giungeranno dalle frontiere meridionali e del sud-est d’Europa”, come spiega il cablogramma. “Ciò consentirà inoltre di supportare le attività d’addestramento in altre regioni vicine, particolarmente in Africa” e a sviluppare “una serie di punti d’accesso nelle regioni sub-sahariane per rispondere alle crisi umanitarie e ad altre contingenze”.

Traducendo : Sbarco di Forze speciali Usa in Europa a Sigonella. Infatti il Pentagono chiede di trasferire nella base siciliana di Sigonella il Comando per le operazioni speciali Usa in Europa (SOCEUR) e alcuni dei suoi reparti d’élite con più di 6.000 uomini ospitati sino ad oggi in Germania e Gran Bretagna.

Questa la versione ufficiale dell’incremento della presenza Nato/Usa in Sicilia. Usa Fricom, il comando delle forze armate Usa per l’Africa, ha annunciato la creazione di una forza speciale dei marines (avete presente quegli omaccioni in mimetica tutti muscoli, sorriso ed elmetto?) che darà la caccia in Maghreb e in Somalia alle organizzazioni islamiche radicali filo-al Qaeda.

 

I ‘nuovi arrivati’

La neo-costituita “Special Purpose Marine Air Ground Task Force 12”– in abbreviato SPMAGTF/12 – si è insediata da poco nella stazione aeronavale di Sigonella dopo un lungo training in Virginia E South Carolina (lo zio di chi scrive vive e lavora in South Carolina e riferisce che l’operazione è tutto un fermento; quasi un nuovo sbarco in Sicilia da conflitto mondiale). “La task force avrà come compiti prioritari l’intelligence e l’addestramento dei militari dei paesi africani che combattono i gruppi terroristici o svolgono attività di peacekeeping in Somalia”, ha dichiarato ai giornali americani il maggiore Dave Winnacker, responsabile del gruppo di pronto intervento dei marines. “La SPMAGTF/12 include componenti navali, terrestri ed aeree caratterizzate da notevole flessibilità. Saranno inviati in Africa piccolo gruppi alla volta, della dimensione di un plotone, per missioni che potranno durare da cinque giorni a cinque settimane”. Questo il programma di “occupazione” diremmo noi.

Ufficialmente e secondo UsaFricom, la forza di pronto intervento dei marines dovrebbe operare perlomeno per la durata di un anno, sette mesi dei quali direttamente nei teatri di guerra del continente e il resto a Sigonella per addestramenti pre e post-interventi. La Special Purpose Marine Air Ground Task Force 12 è composta attualmente da 125 uomini ma – stando al comando Usa per le operazioni navali in Africa (Napoli) – potrebbe crescere entro due anni fino a 364 unità. La SPMAGTF-12 opererà congiuntamente con un’unità dei marines e degli incursori Seal, la Naval Special Warfare Unit-10, attivata nei mesi scorsi a Stoccarda con il fine di eseguire veri e propri blitz contro obiettivi “nemici” in Africa settentrionale ed orientale utilizzando unità navali, sottomarini ed aerei.

“Il piano d’inviare piccole formazioni militari per addestrare altre forze armate nella lotta contro i gruppi terroristici è in linea con la strategia antiterrorismo degli Stati Uniti d’America che ha il pregio di mantenere un basso profilo”, ha commentato, con in giornalisti d’oltreoceano, Rick Nelson, ricercatore dell’ultraconservatore Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington. “Gli Usa si trovano sicuramente in una posizione particolarmente impegnativa in quanto devono bilanciare costantemente la loro presenza militare per ridurne il più possibile le potenziali conseguenze negative”. Gli americani hanno ormai chiaro da tempo che un intervento in grande scala per combattere al-Qaeda non è sostenibile a lungo dal punto di vista economico o politico. Per tale ragione Rick Nelson spiega come “Truppe numerose per addestrare in funzione antiterrorismo o il clamore per i successi degli assalti dei velivoli senza pilota potrebbero foraggiare la propaganda dei gruppi estremisti che vogliono dipingere gli Stati Uniti come ostili alle nazioni musulmane”.

 

I cacciabombardieri francesi in Sicilia

Al dunque i 125 marines della nuova task force si aggiungeranno alle migliaia di uomini e ai mezzi da guerra distaccati a Sigonella dalla Nato e da Paesi extra-Nato dopo lo scoppio delle ostilità contro la Libia. Nella base siciliana sono stati ri-schierati militari, intercettori, cacciabombardieri, aerei da riconoscimento e velivoli cisterna di Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Italia, Stati Uniti, Svezia e Turchia, più un paio di velivoli-spia “Awacs” dell’Alleanza Atlantica.

Il programma come detto è già operativo. Molti non sanno che sin dalla prima settimana di luglio, inoltre, l’aeronautica militare francese ha trasferito in Sicilia cinque cacciabombardieri “Rafale” di stanza nella base di Solenzara, Corsica. I “Rafale” eseguono da quattro a otto missioni al giorno, utilizzando le bombe a guida laser GBU-12 “Paveway” e quelle SBU-38 “AASM”, ma è stato pure documentato l’uso di un certo numero di missili da crociera a lungo raggio “Scalp EG”.

Sempre Rick Nelson ci fa sapere come, a seguito del superaffollamento degli alloggi di Sigonella, a partire dello scorso mese di giugno il Comando della marina militare Usa in Europa (EUCOM) ha avviato la ristrutturazione delle caserme nell’area NAS II della base, installando pure un vasto accampamento con tende attrezzate ad ospitare sino a 800 militari della coalizione di Unified Protector. Autorizzata dal governo italiano dopo la richiesta del comandante della VI Flotta, Harry Harris, e dell’ambasciatore Usa in Italia David Thorne, la struttura è stata realizzata da uno special team di 60 uomini provenienti dalla 3rd US Air Force di Ramstein (Germania), dal Naval Mobile Construction Battalion NMCB-74 di Rota, (Spagna) e dai Seabees US Navy di Sigonella. L’accampamento è stato intitolato all’ufficiale dei marines Michael Murphy, morto nel 2005 in Afghanistan, ed è gestito da un gruppo di riservisti dello USAF 100th Civil Engineering Squadron e da alcuni ufficiali del 41 Stormo dell’aeronautica militare italiana. Nei piani del Pentagono dovrebbe restare in funzione perlomeno sino al dicembre 2011 – gennaio 2012.

 

La guerra in casa nostra

Molto interessante sapere come a casa nostra gli ospiti delle truppe Nato si siano sistemati al meglio portandoci la guerra in casa. La rilevanza strategica nelle operazioni di bombardamento in Libia del grande scalo aereo siciliano era stata già ribadita in occasione della visita dell‘ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, lo scorso 20 settembre, ai reparti italiani e stranieri ri-schierati nell’ambito di Unified Protector. “I mezzi delle nazioni presenti qui a Sigonella hanno compiuto 3.814 missioni, con un personale schierato di 1.078 unità, a cui va aggiunto il personale stabile americano e italiano per un totale di oltre 3.500 persone”, aveva dichiarato il ministro italiano. “Il ruolo della base è stato essenziale e decisivo. A Sigonella otto nazioni hanno potuto utilizzare i loro mezzi non solo con grande risparmio, ma anche con aumento di efficienza”. La Russa, in particolare, aveva espresso apprezzamento per il “continuo supporto logistico ed operativo” del 41° Stormo che, grazie ai velivoli-pattugliatori Breguet 1150 “Atlantic”, “contrasta la minaccia subacquea e navale” e “assicura la ricerca e il soccorso in mare su tutta l’area del Mediterraneo”. Il ministro aveva infine rivelato che nella base siciliana è stato pure trasferito un velivolo Alenia G.222VS dell’Aeronautica militare per le attività di guerra elettronica nei cieli libici.

 

Da Sigonella sortite contro Gheddafi

La centralità di Sigonella nell’operazione Unified Protector è sancita tuttavia dai micidiali aerei senza pilota UAV “MQ-1 Predator” e “RQ-4 Global Hawk” schierati dal comando di US Air Force e i cui compiti d’identificazione, riconoscimento e bombardamento dei target sono stati determinanti per sconfiggere le forze fedeli a Gheddafi. “Circa 4.000 sortite della coalizione multinazionale sono state lanciate da Sigonella”, ha dichiarato il 7 ottobre Leon Panetta, segretario della difesa Usa, in occasione della sua visita alla base siciliana. “Le unità d’intelligence per le operazioni in Libia hanno elaborato i dati raccolti dai droni come i Predator che mi sono molto familiari da quando svolgevo il mio vecchio lavoro di direttore della CIA”, ha aggiunto. “Mentre Panetta parlava – annota il cronista di Stars and Stripes, il quotidiano delle forze armate statunitensi – i caccia decollavano e un Predator armato dell’aeronautica militare, con volo leggiadro, eseguiva un circolo in aria e poi proseguiva diritto. Dietro il segretario c’era uno dei tre sofisticati aerei spia senza pilota Global Hawk schierati a Sigonella, che hanno fornito l’osservazione su tutta la Libia da un’elevata altitudine”. Sono già tre dunque i falchi globali ospitati in Sicilia e presto ne arriveranno altri due di US Air Force, quattro-cinque di US Navy e quelli di ultima generazione della Nato.

“La missione militare in Libia sta volgendo al termine”, ha annunciato il comandante di UsaFricom, Carter Ham. “Quando la Nato deciderà di ritirarsi sarà necessario trasferire, senza soluzione di continuità, il controllo delle operazioni aeree e marittime al comando di Africom. Perlomeno inizialmente, una parte della copertura della sorveglianza militare dovrà restare attiva”. “Ci saranno alcune missioni che bisognerà sostenere per qualche tempo, non fosse altro per assicurare al governo provvisorio libico la sicurezza delle frontiere sino a quando non sarà in grado di farlo da solo”. Il generale Ham non ha dubbi: il controllo della regione, la “ricerca dei nascondigli di armi” e la “prevenzione del trasferimento di materiale bellico” dalla Libia ai paesi confinanti, dovranno essere garantiti ancora dagli aerei senza pilota schierati a Sigonella.

 

La baia di Augusta

Ma invero a conclusione del programma, le forze speciali Usa disporrebbero di una facility per le operazioni marittime congiunte nella baia di Augusta Bay e di una infrastruttura a Sigonella con tanto di comando per le operazioni aeree, terrestri e navali delle unità SOF. In questo modo, secondo le stime del Pentagono, il personale militare Usa in Sicilia aumenterebbe di 1.000-1.300 unità entro il 2011 (più 700-1.400 dipendenti civili), a cui si aggiungerebbero nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015 i 1.100 militari e i 2.100 civili del 352° Gruppo di US Air Force provenienti dalla Gran Bretagna. Complessivamente il personale USA ospitato nell’isola raddoppierebbe in meno di quattro anni, passando da 5.500 a 11.500 unità.

Due le fasi proposte dai militari Usa per la trasformazione e il potenziamento strategico della base di Sigonella. La prima (in un periodo compreso tra il 2008 e il 2011) per procedere al trasferimento in Sicilia del quartier generale di SOCEUR (il comando che pianifica e coordina le operazioni speciali interforze in Europa, principalmente nell’ambiguo e contraddittorio campo dell’“anti-terrorismo”) e dei reparti SOF di US Army ospitati in Germania; al “ridislocamento degli elicotteri dei reparti speciali, alternandoli possibilmente con i velivoli ad ala fissa Lockeed MC-130 e con i turboelica a cannoniera AC-130”; allo spostamento degli assetti marittimi “potenziando le infrastrutture navali ospitate nella baia di Augusta”. Nella seconda fase (tra il 2012 e il 2015), è invece previsto il trasferimento a Sigonella del 352nd Special Operations Group dell’US Air Force, la componente aerea di SOCEUR composta da tre squadroni di volo, uno squadrone per la manutenzione dei velivoli e uno per le comunicazioni tattiche, oggi ospitata a Mildenhall; lo “stazionamento permanente degli aerei SOF ad ala fissa MC-130 e i multimissione CV-22 Osprey”; il “dislocamento delle unità navali ad alta velocità SOF che si stanno testando attualmente nel Pacifico”.

 

“Gli italiani hanno apprezzato…”

Secondo i diplomatici Usa, la “nuova visione strategica di Sigonella” sarebbe stata accolta con disponibilità dai componenti della delegazione italiana presenti al meeting del dicembre 2004, anche se “la lista dei desideri potrebbe non essere accolta interamente dal governo di Roma”. “L’ambasciatore Bisogniero – si legge nel cablogramma – si è detto interessato ai piani Usa di riallineamento in Asia sud-occidentale che comporterebbero una crescità delle operazioni anti-terrorismo. Egli ha evidenziato che l’Italia e i suoi partner europei pongono sempre più attenzione alle minacce terroristiche derivanti dalla regione, particolarmente in Malesia ed Indonesia (…) Gli italiani hanno apprezzato i dettagli aggiuntivi relativi a Sigonella, sottolineando però che alcune delle proposte per l’addestramento delle forze speciali in Sicilia potrebbero non essere fattibili. Bisogniero ha enfatizzato la forte alleanza USA-Italia, ma ha ricordato che il collegamento alla NATO delle attività USA a Sigonella resta importante per rispettare la costituzione italiana…”. Questo per saperne di più sui fatti nostri.

 

Voli a bassa quota

Dubbi sarebbero pure stati espressi sui possibili impatti sul territorio e la popolazione da parte delle attività di addestramento delle forze speciali Usa in Sicilia. Non possiamo dire che ogni tanto non si preoccupano della povera gente occupata militarmente. “Il Dipartimento della difesa ha spiegato che i poligoni militari esistenti nell’Isola non rispondono pienamente alle richieste SOF e che si dovrebbero modificare pertanto le attuali norme o creare nuove infrastrutture”, scrive l’Ambasciata Usa a Roma. “Brauzzi ha ricordato alla delegazione statunitense che i velivoli militari italiani sono costretti a volare in altitudine per scopi di addestramento e che pertanto sarebbe difficile approvare le nostre richieste per voli addestrativi a bassa quota (50-100 metri). Egli era particolarmente interessato alle nostre proposte di attività di addestramento con sbarchi sulla spiaggia ed esercitazioni a fuoco, e ha suggerito la Sardegna come luogo alternativo per alcune delle attività SOF proposte. Brauzzi ha chiesto se le aree attorno a Sigonella e alla baia di Augusta possono ospitare il personale Usa in crescita e ha spiegato che i ministeri degli esteri e della difesa avrebbero la necessità di consultarsi con le autorità locali in merito ad un aumento della presenza USA”. Ai partner, Giovanni Brauzzi avrebbe pure espresso l’allarme che i piani di potenziamento di Sigonella “potrebbero interferire con il progetto NATO di sviluppo delle piste aeree della base”. “Pavel e Bue si sono impegnati ad evitare ogni conflitto con i programmi della NATO, ma né l’Ambasciata di Roma né le autorità USA presso la NATO possono confermare l’esistenza di un progetto NATO di espansione delle piste a Sigonella”, il secco commento degli estensori del cablogramma.

Per rispondere ai quesiti e ai dubbi della controparte italiana e approfondire le questioni tecniche sul futuro assetto delle forze SOF in Sicilia, il gruppo di lavoro bilaterale decideva di fissare un nuovo meeting a Roma a fine gennaio – primi di febbraio 2005. “Brauzzi ha suggerito che per l’occasione le due delegazioni visitino Sigonella. Secondo il funzionario, il governo italiano ha bisogno che vengano prese in considerazione pienamente le importanti dimensioni locali e che le proposte USA ricevano il forte sostegno bipartisan in Italia, dato l’alto turnover che caratterizza i governi nazionali”. Dell’esito di questo secondo appuntamento non c’è traccia nei cablogrammi inviati nel corso del 2005 dall’Ambasciata Usa.

Un riferimento al “consolidamento” in Sicilia delle forze speciali Usa in Europa compare però nella nota dell’11 maggio 2005, oggetto “Base italiana per i SOF nella stampa italiana”, in cui si riporta il disappunto del governo Berlusconi per le rivelazioni del quotidiano delle forze armate Usa Stars and Stripes su un possibile utilizzo SOF di Sigonella o, in alternativa, della base navale di Rota. Ogni commento guasterebbe. “La questione è stata affrontata ufficialmente l’ultima volta a dicembre nel meeting di un gruppo di lavoro italo-statunitense e a gennaio quando un responsabile di SOCEUR ha consegnato allo staff del ministero della difesa italiano le richieste sull’addestramento SOF (lo staff disse che ci avrebbe risposto entro la fine di febbraio ma sino ad ora non lo ha fatto). Nell’ottobre 2004 il ministro della Difesa, Antonio Martino, affermò che il consolidamento di SOF a Sigonella non era insolubile ma c’era la necessità che venisse affrontato con attenzione. Al tempo, Martino sottolineò che l’Italia non voleva che si desse molta visibilità alla questione. C’era la sensazione nel governo italiano che la discussione pubblica del trasferimento di SOF a Sigonella sarebbe stata sfruttata rapidamente dall’opposizione per fini elettorali (…) I nostri contatti italiani sono rimasti sfavorevolmente sorpresi del fatto che noi abbiamo reso pubblica la candidatura di Sigonella senza averli prima consultati. Fortunatamente la stampa italiana non ha raccolto la notizia pubblicata da Stars and Stripes sino alla prima settimana di maggio”.

 

Arriva il Muos di Niscemi

A turbare il governo italiano, secondo i diplomatici Usa, il fatto che le rivelazioni fossero giunte alla vigilia della campagna per il rinnovo delle Camere e dopo l’esito negativo per la coalizione di Berlusconi alle elezioni regionali dell’aprile 2005. “L’opposizione tenterà di utilizzare ogni visibile nuova cooperazione con i militari Usa come strumento elettorale per dimostrare che Berlusconi consente agli Stati Uniti di dare ordini all’Italia e fare ciò che vogliono qui e altrove”, conclude il cablogramma. Un’ingiusta accusa di “antiamericanismo” quella dell’Ambasciata Usa per l’opposizione di centrosinistra che nella primavera del 2006 avrebbe conquistato la maggioranza alle Camere. Prodi e compagni, infatti, puntualmente e a loro volta non mancheranno di sottoscrivere con Washington gli accordi per raddoppiare la presenza militare Usa a Vicenza, potenziare gli apparati e i dispositivi di guerra statunitensi e NATO a Sigonella, consentire la realizzazione nella base siciliana del centro operativo dei famigerati aerei senza pilota “Global Hawk”, insediare a Niscemi (Caltanissetta) la stazione terrestre del nuovo sistema di telecomunicazione militare-satellitare Muos.

Ovviamente il programma per raddoppiare il personale degli Stati Uniti in Sicilia verrà mantenuto top secret in Parlamento e nel Paese. Popolo beone. Solo il potente imprenditore-editore isolano, Mario Ciancio Sanfilippo, brucerà tutti sul tempo ottenendo l’approvazione di una provvidenziale variante del piano regolatore generale di Lentini (Siracusa) che consente l’insediamento di un mega-residence per i militari Usa di 91 ettari d’estensione e 670.000 metri cubi di costruzioni. Ma questa è un’altra storia.

 


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