«Da bambina non sapevo nemmeno cosa fosse il piccolo chimico». Eppure adesso Valentina Spampinato, 27 anni, catanese, si occupa di nanoparticelle. E’ una delle ricercatrici del Joint research centre di Ispra, in provincia di Varese, uno dei cinque centri di ricerca scientifica della Commissione europea e l’unico in Italia. La laurea in chimica, la specialistica in chimica-fisica e il dottorato in scienze dei materiali: tutto a Catania e perfettamente in tempo. Poi la ricerca di un lavoro. Prima nel capoluogo etneo, «perché a me la mia città piace», e poi all’estero. Alla fine, il migliore dei compromessi: «Qui siamo in Italia ma il trattamento è europeo». A Catania tornerebbe, ma solo in cambio di un’opportunità. «Al momento l’importante è che sono ancora nel mondo della ricerca dice – Anche se so che finirà e dovrò trovare un lavoro vero».
Al centro di Ispra, diviso in diverse sezioni, Valentina lavora presso l‘istituto per la salute e la protezione del consumatore. «Ci occupiamo dello studio delle nanoparticelle, per capire come si comportano queste sostanze a contatto con l’organismo». Per farlo, però, bisogna prima caratterizzarle: sapere di cosa sono fatte, le loro dimensioni, con cosa interagiscono e come si posso preparare in maniera sintetica o naturale. Un campo di ricerca attuale e dove c’è ancora molto da fare. «Perché le nanoparticelle sono presenti in diversi oggetti di uso quotidiano spiega Ad esempio nei deodoranti, dove ci sono particelle di argento che, secondo alcuni studi, hanno proprietà antifungine».
Valentina trascorre in laboratorio sette ore al giorno, insieme a colleghi di tutte le nazionalità e di diverse età. Una quarantina di persone, tra cui altri tre catanesi e due siciliani. Al lavoro si parla in inglese, ma a casa si è ancora più internazionali. «Io vivo con un’altra catanese, una polacca e una spagnola spiega Ogni giorno prendiamo una parola e la diciamo in tutte le nostre lingue». Un po’ più difficile, invece, la vita in un piccolo centro di cinquemila abitanti. Erano le cinque del pomeriggio di ottobre quando, finito il colloquio, Valentina decide di fare una passeggiata. «Era tutto chiuso e così ho chiesto all’unica signora incontrata per strada: Mi scusi, il centro di Ispra?. Il centro? Forse vuoi dire la chiesa. Ero sconvolta», ride. Ma i ragazzi si organizzano come possono. Gite al lago e feste nei weekend. «Io mi sono subito iscritta in palestra per occupare il tempo. E poi, male che vada, ci sono i vicini con il karaoke», scherza.
Niente a che vedere con le serate catanesi, «ma almeno qui sanno cos’è un chimico-fisico». Una passione nata col tempo e senza romanticismo. Un diploma al liceo classico e poi la scelta dell’università. «Se devo essere onesta ammette ho scelto la facoltà che permetteva maggiori possibilità di lavoro». All’inizio è stata dura: «Era come studiare ostrogoto, mettevo insieme le nozioni ma non ne coglievo l’utilità racconta Poi ho iniziato a innamorarmi della chimica, perché ho capito che ha a che fare con tutto quello che tocchi ogni giorno. Sapere che alcune cose te le puoi spiegare è affascinante». La vera svolta è arrivata con il tirocinio: «Nessuno mi aveva mai detto che, oltre alla chimica organica e analitica, c’era anche un mondo fatto di materiali e scienza. Ero felice».
Dopo la specialistica, inizia l’invio selvaggio dei curricula. Prima in Sicilia e poi, rassegnata, nel resto d’Italia. «In Sicilia non hanno idea di cosa sia un chimico-fisico spiega – E le poche aziende adatte sono blindate». In assenza di raccomandazioni, Valentina accetta di sostenere gli esami per il dottorato. Dopo, si trova nuovamente a scegliere. Per lei, all’università di Catania, non c’è nessuna possibilità e così cominciano i colloqui internazionali. «In uno dovevo parlare in inglese con un madrelingua al telefono, è stata una disfatta racconta oggi ridendo In un altro, in Francia, hanno preferito un ragazzo che conoscesse anche il giapponese. Poi qui, nel giro di un mese, mi hanno presa».
Valentina sarebbe felice di tornare a Catania, ma al momento per lei la città non ha niente da offrire. Così trascorrerà i prossimi tre anni a Ispra. «Dopo credo che cercherei di ottenere un po’ di stabilità conclude – Sai quelle cose che ti permettono di poter avere una famiglia e una vita oltre al lavoro?».
[Foto di pianetatschai]
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