I due avvocati che hanno sollevato il caso non sono più soli. A Niscemi è battaglia politica sull’impianto di biogas a cui l’amministrazione comunale ha dato il via libera e per cui i legali Francesca Cinquerrui e Marco Randazzo hanno depositato istanza di accesso agli atti. Alcuni consiglieri dell’opposizione chiedono chiarimenti e la revoca della delibera con cui è stato autorizzato il progetto. Si tratta di un impianto anaerobico (quindi senza combustione) per la produzione di biogas ed energia elettrica partendo dai rifiuti organici, dagli sfalci del verde e da eventuali scarti agro-industriali. In totale 3.650 tonnellate all’anno. Il valore dell’opera è stimato in circa 1 milione e 800mila euro. E dovrebbe sorgere su un terreno di proprietà del Comune in contrada Pilacane, dove già si trova il Centro per il recupero dei rifiuti.
A presentare la proposta è stata una società lombarda, la Waste power, amministrata da Eleonora Benedetti, che fa parte della famiglia che gestisce il gruppo Idrodepurazione, tra le principali aziende in Italia di ingegneria ambientale. Lo scorso 19 dicembre l’amministrazione guidata dal sindaco Francesco La Rosa ha definito i criteri per la procedura aperta per l’assegnazione dell’appalto. Chi se lo aggiudicherà si impegna a realizzare l’impianto in 250 giorni a partire dalla consegna dei lavori, e in cambio potrà gestirlo per vent’anni, tenendo quindi sia gli introiti derivanti dal conferimento dei rifiuti, sia quelli che si aggiungeranno con la vendita dell’energia prodotta.
Adesso però una parte del consiglio comunale chiede conto e ragione del perché né l’organo cittadino, né l’opinione pubblica era a conoscenza del progetto, reso noto da questa testata. «La realizzazione di questo impianto – si legge nella lettera che i consiglieri Salvatore Lupo, Luigi Gualato, Francesco Alesci, Giuseppe Manduca, Carmelo Giugno, Giacomo Gagliano, Gianluca Cutrona, Rocco Blanco, Vincenzo Commando e Sandro Tizza hanno inviato al presidente del consiglio comunale – necessita del coinvolgimento delle associazioni ambientaliste, del consiglio comunale e di altre associazioni interessate». Si chiede quindi con mozione urgente di convocare l’assemblea per votare la revoca della delibera, «senza considerare – aggiungono – che tale struttura potrebbe rappresentare per la popolazione niscemese pericolo ambientale».
Sulla possibilità che l’impianto di biogas sia davvero un rischio, si è espresso su MeridioNews Aurelio Angelini, docente di Sociologia dell’Ambiente all’Università di Palermo. «Considerate le dimensioni – ha detto – non sembra impattante sull’ambiente. Certo bisogna vedere anche in che area e come viene realizzato per affermare che non ci sono controindicazioni».
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