News online? Più partecipazione

Coinvolgere il più possibile la community online come fonte di informazioni e notizie ma anche come veicolo per far circolare in rete i propri contenuti. È l’obbiettivo delle maggiori testate online, nazionali ed internazionali, che stanno mano a mano implementando nei loro siti web strumenti e nuove tecnologie per renderli sempre più partecipativi. Si va dal classico forum con topic e commenti, ai mini blog per gli utenti, alla possibilità di fruire dei contenuti e di partecipare alle discussioni ed esprimere preferenza tramite Facebook e Twitter.

Questo l’argomento di una panel discussion al Festival del Giornalismo di Perugia, che quest’anno dedica quattro incontri alle nuove frontiere del giornalismo digitale, realizzati in collaborazione con la Columbia Journalism Review di New York. Tra i relatori anche Peter Gomez, direttore dei ilfattoquotidiano.it.

Dal dibattito è emerso quanto in un sito di news sia importante il coinvolgimento della community, perché, come ha spiegato Justin Peters, direttore della Columbia Journalism Review, «oggi il pubblico ci è utile più che mai per definire l’ambito delle news da affrontare, ma anche per capire quali informazioni dare e come trattarle». Tramite commenti e social network, inoltre, è possibile capire gli interessi specifici della comunità dei lettori e trarre tanti spunti e storie da raccontare, approfittando della voglia che cresce all’interno della community di essere parte attiva dell’informazione.

«Il Fatto quotidiano non esisterebbe se la gente non avesse voglia di raccontare storie» sottolinea il direttore Gomez, che ha parlato dell’evoluzione del giornale da blog online a cartaceo, con un sito di news che è il quinto in Italia per accessi, con circa 450mila amici su Facebook. «Nel nostro paese coinvolgere la community è particolarmente importante perché da noi la notizia è un bene prezioso, non è sempre a disposizione e spesso viene negata dalla televisione e dai giornali a causa degli interessi che ci sono tra i grandi imprenditori e la politica. Su FB, invece, le notizie circolano e si scambiano come negli angoli delle strade».

Nel corso dell’incontro si è parlato anche del nuovo fenomeno del crowdsourcing, strategia aziendale che commissiona lo sviluppo di un progetto, di un servizio o di un prodotto ad un insieme distribuito di persone non già organizzate in una comunità virtuale, attraverso l’uso della rete. Si tratta di uno strumento chiave del coinvolgimento della community online, molto utile per i giornalisti come fonte di idee e, spesso anche di scoop, come nel caso della famosa inchiesta del Guardian sulle spese dei membri del parlamento inglese, in cui sono stati gli stessi lettori ad individuare le ricevute legittime da quelle illegittime. «Ci arrivano tante segnalazioni e moltissime vengono pubblicate» spiega Gomez, «il problema giornalistico è la verifica, perché è molto costosa e spesso richiede un grosso dispendio di energia. Ma la risposta è positiva perché il 70% delle notizie che ci arrivano e verifichiamo si rivelano reali e di prima mano, e il pubblico dimostra parecchio entusiasmo».

Un altro problema della community online è la tendenza sui portali web di informazione di gestire i commenti agli articoli tramite i social network, come Facebook comments, che generano molto traffico, con il rischio, però, di perderne il controllo. Secondo i relatori, questa deve essere una tra le possibilità, l’utente deve poter scegliere, anche per una questione di privacy: chi vuole mantenere privato il suo profilo deve poter comunque partecipare alla discussione. Sarebbe meglio, quindi, investire su propri prodotti tecnologici interni ai siti web, magari collegati a Facebook, ma più semplici da controllare ed impostati secondo esigenze specifiche.

Si è parlato anche delle nuove tecnologie della telefonia mobile per aumentare la parecipazione della community e dell’esigenza dei vecchi giornali di adattarsi al cambiamento e alle innovazioni sul web, per sconfiggere il digital divide che penalizza la nostra informazione rispetto a molti paesi europei e d’oltre oceano.

 


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