Un «osservatorio» di ispirazione neo fascista per monitorare i magistrati e colpire quelli «non graditi». Non un semplice progetto ma una realtà che potrebbe essere già esistente e operativa. Una storia dentro cui, indagando, se n’è inserita un’altra, che affonda le sue radici a trent’anni fa. Ed è per quest’ultima che la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, su delega della procura guidata da Salvatore De Luca, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di due persone: il 91enne avvocato ed ex parlamentare di Dc e Movimento sociale italiano Stefano Menicacci e Domenico Romeo, fondatori negli anni ’90 di diverse leghe meridionali. I due sono accusati di avere reso false informazioni ai pubblici ministeri aggravate dall’avere mentito in un procedimento per strage. E non uno qualunque, ma le nuove inchieste sulle stragi mafiose del ’92. Un ambito in cui si inserisce la figura di Stefano Delle Chiaie – morto il 9 settembre 2019 a 83 anni – estremista di destra e fondatore di Avanguardia Nazionale.
«Tutto nasce dall’intercettazione di una conversazione tra loro (Menicacci e Romeo, ndr) e la moglie di Stefano Delle Chiaie durante la quale Menicacci invitava i suoi interlocutori a negare che Delle Chiaie si fosse trovato in Sicilia nel periodo degli attentati», spiega il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca. «Addirittura a Romeo era stato dettato una sorta di decalogo a cui attenersi nel corso delle sommarie informazioni rese ai pm», aggiunge. L’avvocato 91enne finito ai domiciliari è stato il legale proprio di Delle Chiaie, mentre Domenico Romeo è fratello di Maria Romeo, compagna del collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero. Lo stesso che in passato rivelò ai magistrati proprio la presenza a Capaci, un mese prima dell’attentato in cui venne ucciso Giovanni Falcone, dell’estremista di destra. A smentirlo avrebbe dunque dovuto essere il cognato Romeo, amico di Delle Chiaie secondo quanto raccontato dall’ex brigadiere Walter Giustini durante una puntata della trasmissione Report.
Nell’ambito del filone principale dell’indagine a proposito dell’osservatorio sui magistrati «non graditi» sono state anche perquisite le abitazioni dell’avvocato Saverio Ingraffia e del docente universitario Francesco Scala. Stessa decisione anche nei confronti di Adriano Tilgher, anche lui esponente di Avanguardia Nazionale, organizzazione politica dichiarata fuori legge nel 1976. I tre sono indagati per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. «Le due vicende non sono collegate, se non parzialmente e solo da un punto di vista probatorio», specificano da Caltanissetta.
Nelle scorse settimane la corte d’Assise di Bologna aveva inviato alla procura del capoluogo i verbali della deposizione di Menicacci al processo sulla strage alla stazione ferroviaria del 2 agosto del 1980 – che causò la morte di 85 persone – perché si valutasse se avesse mentito in aula. Menicacci è originario di Foligno, in provincia di Perugia. Zona in cui il legale avrebbe presentato il terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini – condannato all’ergastolo per la strage di Bologna – al locale circolo aereo. Bellini – che negli anni ’70 circolava sotto il falso nome di Roberto Da Silva – avrebbe avuto come obiettivo quello di conseguire il brevetto di volo dietro raccomandazioni di altri due ex parlamentari missini, Franco Mariani e Antonio Cremisini. Menicacci durante la sua audizione ha negato di conoscere la vera identità di Bellini.
L’avvocato ed ex politico, in passato, è stato indagato nell’inchiesta della procura di Palermo – poi archiviata – sui cosiddetti Sistemi Criminali, a proposito di un presunto golpe che avrebbe visto protagonisti negli anni ’90 Cosa nostra, massoneria deviata, pezzi di Stato ed eversione nera. Uniti nel tentativo di destabilizzazione del Paese.
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