L'operazione Triade l'anno scorso aveva portato al fermo di 21 persone. Parte di loro ha scelto il rito abbreviato e ieri sono arrivate le sentenze del giudice per l'udienza preliminare Salvatore Mastroeni. Secondo gli inquirenti, a garantire i rifornimenti sulla fascia tirrenica sarebbero stati i tortoriciani
Nebrodi, dieci condanne per traffico di stupefacenti Marijuana coltivata sui monti e venduta sulla costa
A meno di un anno dagli arresti sono arrivate le condanne per dieci dei 21 soggetti coinvolti nell’operazione Triade condotta dia carabinieri, che svelò gli affari dei clan dei Nebrodi nello spaccio di hashish e marijuana. Il gup Salvatore Mastroeni si è pronunciato sulle posizioni degli imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.
Sono stati condannati Fabrizio Biscari a 13 anni, Giuseppe Aricò e Carmelo Galati Massaro a 12 anni, Sebastiano Galati Massaro e Antonio Galati Pecorabianca a 8 anni, Giuseppe Lo Presti a 6 anni e 6 mesi, Giuseppe Cammisa a 6 anni. Condannato inoltre a 3 anni e un mese Francesco Salamone, consigliare comunale di Terme Vigliatore, poi sospeso, Antonino Costanzo Zammataro a 2 anni e Veronica Lombardo Pontillo a 2 anni. Il magistrato ha invece escluso l’aggravante dei promotori e dell’associazione armata. Per Lo Presti e Salamone si registra anche un’assoluzione da uno dei capi d’imputazione per non aver commesso il fatto.
Come scoperto dai carabinieri, i Nebrodi erano diventati una piccola Colombia di Sicilia. Grazie alla conformazione orografica del territorio nebroideo gli imputati erano riusciti, secondo la procura, a impiantare coltivazioni lontano da occhi indiscreti. La droga alimentava il traffico degli stupefacenti nelle aree tra Tortorici, Milazzo e Barcellona. Per ciascuno dei tre centri operava un’articolazione dell’organizzazione. Erano i tortoriciani a garantire i rifornimenti – anche dieci chili a settimana- percorrendo, a bordo di fuoristrada, mulattiere e strade di montagna per giungere sulla fascia tirrenica.