Ci sono quattro imprenditori siciliani tra le 63 persone arrestate questa mattina in Calabria nel blitz Waterfront. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è il seguito di quella denominata Cumbertazione che nel 2017 fece luce su una serie di appalti che sarebbe stata gestita, per interposta persona, dalla famiglia ‘ndranghetista dei Piromalli. I domiciliari sono stati disposti per Francesco e Filippo Migliore, imprenditori di Cammarata, con il secondo che ha avuto anche un passato politico e per i cognati Alessio La Corte e Vito La Greca, di Santo Stefano Quisquina.
Al centro dell’indagini ci sono procedure di gara per un valore di oltre cento milioni di euro. I reati contestati a vario titolo dai magistrati sono di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, truffa aggravate, abuso d’ufficio e corruzione. Il tutto con la pesante aggravante di avere agito nell’interesse dell’associazione mafiosa. Il gip ha disposto il sequestro di beni per il valore di 9,5 milioni di euro.
Secondo i magistrati, una cinquantina di imprese si sarebbe organizzata per orientare l’aggiudicazione delle gare d’appalto. Un mega-cartello ideato con l’intento di favorire le ditte di riferimento dei Piromalli. A prendere parte allo schema criminale, basato anche sull’utilizzo dei noli a freddo e dei subappalti, sarebbero state anche le imprese siciliane.
In una situazione del genere nemmeno il ciclista del momento, Tadej Pogačar, riuscirebbe a cambiare…
Un incendio si è verificato in una villetta in via Magellano a Carini in provincia…
Il Tribunale monocratico di Catania ha emesso una sentenza di non luogo a procedere perché il…
«La meravigliosa Villa Zingali Tetto, capolavoro architettonico in stile Liberty realizzato nel 1926 da Paolo…
È illegittima la violazione dei tetti di spesa da parte della Regione siciliana in relazione alle…
Un'assoluzione e 14 condanne. È quanto ha deciso la quarta sezione della corte d'Appello presieduta…