Sono passati quasi due mesi dal naufragio del Bayesian, ma ancora non è chiaro perché la barca a vela di lusso è affondata. L’imbarcazione è naufragata intorno alle 4:30 del 19 agosto scorso a Porticello, frazione di Santa Flavia, in provincia di Palermo: sette le vittime, tra queste il noto imprenditore britannico Mike Lynch e il […]
Foto della trasmissione di Rete 4 "Quarta Repubblica"
Naufragio del Bayesian, un video confermerebbe che il portellone di poppa e la porta stagna erano chiuse
Sono passati quasi due mesi dal naufragio del Bayesian, ma ancora non è chiaro perché la barca a vela di lusso è affondata. L’imbarcazione è naufragata intorno alle 4:30 del 19 agosto scorso a Porticello, frazione di Santa Flavia, in provincia di Palermo: sette le vittime, tra queste il noto imprenditore britannico Mike Lynch e il presidente della banca d’affari Morgan Stanley International, Jonathan Bloomer. L’imbarcazione – lunga 55,9 metri, larga 11,9 e con un albero in alluminio alto 75 metri – è stata costruita dall’azienda italiana Perini Navi ed è stata varata nel 2008. In un primo momento la guardia costiera ha parlato di un naufragio causato da una violenta burrasca che si è abbattuta sulla zona, poi si è ipotizzato potesse essere stato un downburst, «un flusso d’aria discendente che impatta sul suolo o sul mare e che si propaga per linee orizzontali», ha detto a MeridioNews Stefano Albanese, presidente dell’associazione Centro meteorologico siciliano (Cms). Un fenomeno meteorologico che «può raggiungere livelli di potenza simili a quelli delle trombe d’aria, con raffiche di vento tra i 100 e i 130 chilometri orari».
Nei primi giorni si è parlato della rottura dell’albero come possibile causa del naufragio; albero che, però, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno trovato integro. Da quel momento, quindi, hanno iniziato a perdere forza le opzioni legate al fenomeno meteorologico, avvalorando quelle dell’errore umano. A partire dal perché l’equipaggio non sapeva della tempesta in arrivo, passando dal perché – una volta resosi conto delle condizioni meteo – il comandante non ha attuato il piano di emergenza (le persone si trovavano nelle loro cabine), fino ad arrivare alla questione del portellone di poppa, che sarebbe stato aperto, cosa che avrebbe fatto imbarcare al Bayesian molta acqua in pochi minuti. Questa tesi sarebbe smentita da una foto pubblicata a inizio ottobre dall’emittente televisiva del Regno Unito ITV. Dalla fotografia – che sarebbe stata scattata un quarto d’ora prima del naufragio – il portellone principale della barca appare chiuso. Cosa confermata anche da Karsten Börner, capitano della Sir Robert Baden Powell, la nave che quella notte si trovava nei pressi del Bayesian e che dopo il naufragio ha salvato le 15 persone sopravvissute.
«Nel corso della tempesta – ha detto Börner all’agenzia di stampa Ansa – ho visto un fulmine in direzione della barca, seguito da una sorta di grande triangolo nero che non saprei spiegare. Qualche istante dopo – ha continuato Börner – la barca è sparita. La barca non c’era più, come confermato anche dal radar di bordo». Questa possibile smentita rispetto all’errore umano non trova d’accordo il cantiere che ha costruito il Bayesian, Perini Navi, che contesta che la foto in questione sia stata scattata pochi minuti prima dell’incidente. Ieri la trasmissione di Rete 4 Quarta Repubblica ha mandato in onda immagini esclusive girate dai sommozzatori della Marina militare durante le ispezioni del relitto. Le riprese video – che sono agli atti dell’inchiesta condotta dalla procura di Termini Imerese, in provincia di Palermo – consentirebbero di fare chiarezza su una serie di ipotesi. In particolare le immagini confermerebbero che il portellone di poppa era chiuso, così come la porta stagna che conduce alla sala macchine. Circostanze, queste, che porterebbero a escludere l’ipotesi che l’acqua sia entrata attraverso queste vie d’accesso mentre l’imbarcazione era in balia del fenomeno meteorologico che l’ha investita.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa, «l’unica possibilità sarebbe legata alle prese d’aria e agli oblò», cosa che «tuttavia non giustificherebbe un affondamento così repentino né un black out nei sistemi di controllo del veliero. Inoltre i sommozzatori hanno recuperato all’interno dello yacht hard disk, cellulari e altro materiale informatico». Di questo si è parlato a proposito di possibile materiale sensibile e legato ad alcuni servizi segreti occidentali. Lynch, infatti, è stato il co-fondatore dell’azienda di sicurezza informatica Dark Trace e negli anni è stato consulente informatico di alcuni governi britannici. Come hanno riferito alcune fonti all’emittente televisiva statunitense Cnn, il 21 settembre scorso – su indicazione dei sommozzatori che stavano esaminando il relitto – i procuratori italiani che conducono le indagini hanno chiesto alle autorità un rafforzamento della sicurezza, sia attorno alle acque dove si trova il relitto sia sul fondale.
Il timore riguardava la possibilità che i dati contenuti all’interno delle sue casseforti stagne – pare ci fossero hard disk criptati con all’interno codici d’accesso e altri dati sensibili – potessero essere sottratti da agenti di governi stranieri ostili ai Paesi occidentali, per esempio Russia e Cina. Per il naufragio del Bayesian sono indagati il comandante dello yacht, James Cutfield, l’ufficiale di macchina, Tim Parker Eaton, e il marinaio Matthew Griffiths, che la notte del naufragio era di guardia in plancia. Per tutti e tre le accuse sono omicidio plurimo colposo e naufragio colposo.