lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco litalia meridionale, squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare con il marchio di briganti
Napolitano e i buchi di memoria sul Sud dItalia
Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco lItalia meridionale, squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare con il marchio di briganti
Antonio Gramsci, ‘Ordine nuovo’, 1920
Domenica 24 marzo il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, assieme al presidente tedesco, Joachim Gauck, hanno ricordato e commemorato a SantAnna di Stazzema le 560 (uomini, vecchi donne e bambini) vittime, il 12 agosto di 69 anni fa, della ferocia nazista. Il 17 marzo scorso lo stesso presidente della Repubblica del nostro Paese non aveva mancato di celebrare con enfasi e con limmancabile commozione di sempre il 151 anniversario dellUnità dItalia.
Due significativi avvenimenti nei quali il Capo dello Stato, come sempre, ha fatto un richiamo alla memoria. Tra le pietre – ha detto Napolitano nel suo discorso celebrativo a SantAnna di Stazzema – cè la pietra della memoria. La memoria storica è un bene comune Sono alla fine del mio settennato, probabilmente questo sarà il mio ultimo atto pubblico e sono felice che si svolga proprio qui nel segno della riconciliazione con un atto di giustizia nei confronti di quelle migliaia di vittime innocenti della barbarie nazista
Ma se la memoria storica, come sostiene Napolitano, è un valore comune, cè da chiedersi come mai nelle ricorrenti celebrazioni dellunità dItalia, non sono mai state ricordate e commemorate, in particolar modo dal nostro Capo dello Stato sempre giustamente sensibile alle vittime della barbarie nazista, le migliaia di vittime innocenti (uomini, vecchi, donne (violentate e stuprate ) e bambini del Meridione dItalia, massacrate e passate per le armi dallesercito italo-piemontese agli albori dellUnità dItalia.
Più di mille abitanti di Pontelandolfo e Casalduni, in provincia di Benevento, in un solo giorno, l11 agosto del 1861, furono, per rappresaglia, peggio di quanto fecero i nazisti anni dopo, tutti massacrati, nessuno escluso, e le case dei due paesi rase interamente al suolo dai fanti e dai bersaglieri piemontesi del generale Cialdini (a questo criminale in Italia sono state poi dedicate numerose strade).
Pontelandolfo e Casalduni terribili analogie (anche nelle date) di quanto avverrà esattamente 83 anni dopo a SantAnna di Stazzema e Marzabotto Ma delle stragi dei primi anni dellunità dItalia non cè memoria nelle celebrazioni e nelle commemorazioni della storia del nostro Paese. Come non vè memoria, o peggio ancora una memoria falsata, degli eccidi e dei massacri perpetrati dai liberatori italo- piemontesi, a danno di decine e decine di migliaia di abitanti e di contadini del Sud in una guerra civile contrabbandata dai libri di storia come lotta al Brigantaggio.
A tal proposito Antonio Gramsci, nel 1920, ebbe così a scrivere su Ordine Nuovo: Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco lItalia meridionale, squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare con il marchio di briganti
Di tutti questi massacri ed eccidi da ricordare doverosamente, al pari dei tanti crimini nazisti, il nostro Presidente della Repubblica ed i libri di storia del nostro Paese pare non ne abbiano memoria. Come non hanno memoria della rivolta palermitana del settembre del 1866, altrimenti detta del Sette e mezzo (durò infatti sette giorni e mezzo ) e repressa nel sangue dai 40.000 soldati del generale Raffaele Cadorna (altro personaggio al quale si dedicano piazze e strade) inviati espressamente in Sicilia. Una sanguinosa repressione, dopo la proclamazione dello stato dassedio, in cui trovarono, in una terribile settimana di sangue, la morte diverse migliaia di palermitani.
Di questa rivolta, che segnò drammaticamente la storia di Palermo, per esserne ricordata degnamente, se ne sono perse le tracce nella memoria del Presidente Napolitano e nei libri della storiografia ufficiale e scolastica.
E troppo tardi, essendo alla scadenza del suo mandato che il Capo dello Stato si faccia ritornare la memoria, per rendere giustizia ad una verità storica di cui i meridionali sono abbondantemente creditori per avere più di tutti contribuito con i loro sacrifici e con il loro sangue allUnità del Paese. Ma cè sempre tempo perché il nostro presidente, scaduto a giorni il suo mandato, si possa dedicare con passione a quelle letture pregne di verità storica che abbiano il pregio di colmare i numerosi vuoti di memoria che hanno caratterizzato spesso i suoi discorsi celebrativi dellUnità dItalia. (a sinistra, foto tratta da artemisia-blog)
I Tribunali ordinari non potranno più perseguire i crimini nazisti e quelli commessi agli albori dellUnità dItalia a danno delle popolazioni meridionali. Ma i Tribunali della storia, cancellando loblio e i vuoti di memoria che per tanti anni hanno caratterizzato, in ogni epoca, le vicende del nostro Paese e rimovendo le colpe storiche, morali e politiche renderanno, alla fine, con una memoria condivisa, giustizia al trionfo della verità nei confronti delle decine e decine di migliaia di vittime di ogni forma di ferocia e di barbarie.