Slitta ancora di un giorno, l’ennesimo, il voto dell’esercizio provvisorio all’Assemblea regionale siciliana. Una seduta a tratti surreale quella andata in scena a sala d’Ercole. La prima dopo l’annuncio di Nello Musumeci di volere, salvo poi posticipare, l’azzeramento della sua giunta di governo. Una seduta cominciata sotto cattive premesse, con l’opposizione che si mette di traverso per avere la presenza in aula del presidente della Regione.
Alle pressanti richieste da parte di Giuseppe Lupo e Nuccio Di Paola, presidenti dei gruppi parlamentari di Partito democratico e Movimento 5 stelle, che chiedevano ai capigruppo di ottenere che Musumeci confermasse in Aula quanto ufficializzato solo tramite il mezzo non convenzionale di una diretta Facebook, ha risposto il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè, che per accelerare i lavori ha proposto di utilizzare come tramite per avere Musumeci a palazzo dei Normanni l’assessore Toto Cordaro, ormai assunto al ruolo di messaggero tra aula e presidente, visto anche l’importante ruolo di mediazione svolto nel giovedì nero della settimana scorsa.
Alla fine Musumeci non si presenterà. Mentre in aula si sono si sono susseguiti gli interventi di deputati di maggioranza e opposizione, i primi a richiamare i colleghi alla responsabilità, i secondi a esprimere le proprie critiche a quanto previsto dal disegno dell’esercizio provvisorio, che prevede tra l’altro alcune deroghe alla regola dei dodicesimi, con la possibilità di attingere subito all’intero budget previsto per certi capitoli, alcuni dei quali non considerati così essenziali per giustificare uno stanziamento simile, come promozione e pubblicità.
Alla fine il lungo pomeriggio si è però concluso con un nulla di fatto, con l’ultima parola toccata all’assessore al Bilancio e vicepresidente della Regione Gaetano Armao. Quest’ultimo si è rivolto all’opposizione: «Trovo singolare questo modo di fare politica» dice, spiegando inoltre che un totale di circa 500 milioni attesi dalla Sicilia per accordi presi col ministero dell’Economia non si sarebbero potuti inserire in finanziaria entro i termini dello scorso anno per ragioni di tempi tecnici e burocratici dettati dalle procedure romane. Poi attacca sulla questione della crisi politica: «Qui non c’è nessun assessore azzerato, la dietrologia non funziona, badiamo agli atti di fatto».
La giornata si conclude infine con la tanta attesa riunione dei capigruppo, che ha rinviato tutto a domattina, con l’opposizione che nella necessità manifestata oggi dal presidente Musumeci di consultarsi con le forze di maggioranza legge una ufficializzazione della crisi di governo. La chiosa in aula è di Miccichè, che avverte: «Domani approviamo l’esercizio provvisorio, a costo di fare notte».
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