Muos, quattro imputati assolti e no alla confisca «Fatto non sussiste», per il giudice non è abusivo

«Assolti perché il fatto non sussiste» e «rigetto della richiesta di confisca della struttura». Si conclude così il primo processo, quello con rito abbreviato, sul Muos di Niscemi. Si tratta del procedimento, incardinato a Caltagirone, in cui erano imputati un dirigente della Regione Siciliana e tre imprenditori accusati di abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione del sistema di telecomunicazione militare Usa. 

Imputati erano l’ex dirigente dell’assessorato all’Ambiente Giovanni Arnone, il presidente della Gemmo Spa Mauro Gemmo, e i titolari di due imprese di subappalti: Concetta Valenti e Carmelo PuglisiLa Procura aveva chiesto la loro condanna a un anno di carcere e 20mila euro di ammenda ciascuno, oltre alla confisca della struttura. Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, l’impianto era stato realizzato «senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa». La tesi della Procura è che il sito dove sono state installate le parabole per la comunicazione satellitare militare Usa non sarebbe mai dovuto essere autorizzato, perché ricade in un’area di inedificabilità assoluta. Il dirigente Arnone, anche lui assolto, è invece colui che materialmente ha apposto la sua firma sugli atti che hanno dato il via libera alla realizzazione del Muos. 

«Aspettiamo di leggere le motivazioni», sono le uniche parole di commento di Goffredo D’Antona, legale di parte civile in rappresentanza dell’associazione antimafie Rita Atria. Anche la Procura guidata da Verzera attenderà il deposito del documento in cui saranno illustrate le ragioni dell’assoluzione prima di decidere se presentare ricorso. Chi invece si dice stupito è il movimento delle Mamme No Muos di Caltagirone, in prima fila da tempo nella battaglia contro le parabole. «Non ce l’aspettavamo – spiega Samantha Cinnirella – dire che il fatto non sussiste è offensivo per chi ha lottato nella legalità. Siamo demoralizzati, perché speravamo che questa sentenza potesse essere occasione di rilancio della battaglia. Viviamo in un paese dove viene vietato di allargare di un metro il balcone di casa, ma è consentito costruire un sistema di guerra in una zona protetta». Le Mamme No Muos, insieme a tutto il movimento, ha indetto un presidio oggi pomeriggio alle 17, davanti al Tribunale di Caltagirone, per manifestare il loro dissenso rispetto alla decisione del giudice. 

La Procura di Caltagirone ha portato a processo non solo questi quattro imputati che hanno scelto il rito abbreviato, ma anche altre tre persone per cui il procedimento, con rito ordinario, è iniziato proprio ieri. Gli imputati con rito ordinario sono Adriana Parisi, della Lageco, una delle società dell’Associazione temporanea d’imprese Team Muos Niscemi, vincitrice della gara del 26 aprile 2007, il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi, e l’imprenditrice Maria Rita Condorello, della Cr Impianti. La prossima udienza si terrà il 18 aprile. Nel corso del processo saranno sentiti, su richiesta dell’avvocata D’Antona accolta dal giudice, anche gli ex presidenti della Regione Rosario Crocetta e Raffaele Lombardo. 

In attesa della sentenza con rito ordinario, quale strada prenderà il Movimento No Muos? «Noi – riflette Cinnirella – non siamo cambiati, non sono cambiati i nostri sentimenti e il nostro impegno. Si è invece evoluto il modo di reprimere la nostra lotta: sono entrati nelle nostre case, ci hanno sommerso di denunce. Ma il Movimento troverà altre strade, perché abbiamo riposto solo una parte delle nostre speranze nelle aule dei tribunali. In questo senso il Cga è stato maestro delle nostre delusioni (il Consiglio di giustizia amministrativa si è espresso nel maggio del 2016 in maniera favorevole al ministero della Difesa e quindi dichiarando non abusivo il Muos ndr). Potrà forse cambiare il nome che diamo alla nostra lotta, molti di noi per esempio si sono impegnati politicamente in Potere al Popolo, ma – conclude – resterà vivo l’arruolamento dal basso contro la militarizzazione e la devastazione ambientale».


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